Re Jorge di Spagna e gli altri: una poltrona per tre

MotoGp

Guido Meda

Jorge Lorenzo esulta per il suo straordinario risultato in Spagna
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L'ANALISI. Il nostro Guido Meda decifra il senso del Gp di Jerez. Con Lorenzo in fuga solitaria, Marquez dietro a soffrire di dolore fisico, Rossi costretto a una resa intelligente in attesa che il Mondiale abbia una faccia più definita

Jorge Lorenzo è Il giorno e la notte. É la forza e la fragilitá che si scambiano di posto. A Jerez è stato la forza, brutale, di quello che ha un talento naturale solido in testa e addosso. La pasta gli si è rigirata tra le mani in due giorni. É bastata una coccola di Yamaha che gli ha rinnovato fiducia e affetto per fare pace con i fastidi di un Rossi lì accanto che va proprio forte; é bastata una concreta ed economicissima proposta di rinnovo per chiudere le speculazioni (facilmente prodotte da Lorenzo medesimo) su un suo improbabile 2016 in Ducati. Ed é andato via, a vincere facile, come un Lorenzo vero, come se tra le mani non avesse una semplice Yamaha, ma la sintesi di tutte le migliori moto da corsa del mondo. Come un vero fenomeno. Il vero Lorenzo.

E in casa Lorenzo una domenica così significa rilancio. Attento ai social network, sensibile ai cali della propria reputazione, Jorge si trova a volte a pagare i conti alla sua anima fragile e ad una carriera ricca di avversari tosti ai limiti del paradossale. Ad esempio proprio i due che ha messo dietro a Jerez, Marquez e Rossi. Uno gli ha aggredito in Spagna quella popolarità che aveva conquistata con i risultati, il sudore e gli infortuni, l'altro è una star da vent'anni. Di buono c'é che dalle proprie eclissi Jorge si è sempre riportato in luce, facendo molto da solo, perché un po' solo e chiuso lo é di natura.

Ecco, il bello di Jerez è tutto qui, ed è molto, anche se é stata una gara solitaria come da carattere, come da previsioni. Con Marquez dietro a soffrire di dolore fisico e vero, con Rossi costretto ad una resa intelligente in attesa che il Mondiale abbia una faccia più definita. Sará allora che dei tre vincerà sì il più veloce, si quello tecnicamente messo meglio, ma anche e soprattutto il più blindato alle bombe dei fattori esterni.