Aprilia-Melandri, è divorzio. Al suo posto Laverty
MotoGpRaggiunto un accordo per la risoluzione consensuale del contratto: Aprilia Racing cesserà di schierare il romagnolo a partire dal GP di Germania del 12 luglio. Al suo ci sarà l'inglese Michael Laverty, pilota collaudatore di Aprilia
Il divorzio era più che annunciato, ma adesso è ufficiale. Marco Melandri non è più un pilota Aprilia Racing, la sua avventura in MotoGP finisce qui. La risoluzione del rapporto contrattuale è consensuale. A scendere in pista al Sachsenring al suo posto sarà il tester Michael Laverty, ex pilota PBM in MotoGP e fratello di Eugene, che già corre nella top class con la Honda del Team Aspar.
Un'avventura, quella di Melandri, che ha lasciato ben poca sostanza. In 8 gare, da Losail fino ad Assen, Macho non è mai andato oltre la 18esima posizione. E' vero, la RS-GP ha dei limiti, e pure evidenti. Non tanto per il nuovo motore V4, con distribuzione a valvole pneumatiche come la concorrenza, che il suo dovere lo fa, se paragonato alle altre Open. Piuttosto, sono la parte ciclistica ed il telaio a lasciare qualche dubbio di troppo. E lo hanno fatto fin dalla prima gara, in Qatar, quando Melandri ha tagliato il traguardo con ben 34 secondi di ritardo da Alex De Angelis. Uno che non corre sulla M1 di Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, ma in sella ad una ART di cui proprio l'Aprilia del Team Gresini dovrebbe esserne l'evoluzione. Anche Alvaro Bautista, sull'altra RS-GP, tolto il GP di Barcellona ha raccolto solo 5 punti in 6 gare. Ma è quell'atteggiamento troppo arrendevole di Melandri che a Noale proprio non è andato giù. Lui voleva rimanere in Superbike, non lo ha mai nascosto. Non solo perché considerava la MotoGP un capitolo ormai chiuso da 5 anni; soprattutto, per essere convinto di potersi giocare il titolo, in Superbike. Dove l'anno scorso, nella seconda parte di stagione, ha dimostrato di esserci; e dove potrebbe tornare, adesso, su una Yamaha o una Ducati. Per ritornare a fare quello che in fondo avrebbe voluto fare anche quest'anno, fin dall'inizio.
Un'avventura, quella di Melandri, che ha lasciato ben poca sostanza. In 8 gare, da Losail fino ad Assen, Macho non è mai andato oltre la 18esima posizione. E' vero, la RS-GP ha dei limiti, e pure evidenti. Non tanto per il nuovo motore V4, con distribuzione a valvole pneumatiche come la concorrenza, che il suo dovere lo fa, se paragonato alle altre Open. Piuttosto, sono la parte ciclistica ed il telaio a lasciare qualche dubbio di troppo. E lo hanno fatto fin dalla prima gara, in Qatar, quando Melandri ha tagliato il traguardo con ben 34 secondi di ritardo da Alex De Angelis. Uno che non corre sulla M1 di Valentino Rossi e Jorge Lorenzo, ma in sella ad una ART di cui proprio l'Aprilia del Team Gresini dovrebbe esserne l'evoluzione. Anche Alvaro Bautista, sull'altra RS-GP, tolto il GP di Barcellona ha raccolto solo 5 punti in 6 gare. Ma è quell'atteggiamento troppo arrendevole di Melandri che a Noale proprio non è andato giù. Lui voleva rimanere in Superbike, non lo ha mai nascosto. Non solo perché considerava la MotoGP un capitolo ormai chiuso da 5 anni; soprattutto, per essere convinto di potersi giocare il titolo, in Superbike. Dove l'anno scorso, nella seconda parte di stagione, ha dimostrato di esserci; e dove potrebbe tornare, adesso, su una Yamaha o una Ducati. Per ritornare a fare quello che in fondo avrebbe voluto fare anche quest'anno, fin dall'inizio.