Addio Piro, campione in Superbike e idolo di Monza

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Fabrizio Pirovano, uno dei piloti italiani piu’ vincenti di sempre in Superbike, si è spento a Monza all’età di 56 anni. Idolo del pubblico dell’autodromo brianzolo, due volte secondo nel mondiale Superbike, è diventato campione del mondo Supersport 600 nel ‘98 con la Suzuki

Il minicross e gli amici del bar - Per Fabrizio Pirovano tutto comincia con una minimoto da cross, regalo di mamma e papà per il Natale dei sei anni. Quella notte della Vigilia il piccolo non ci pensa due volte ad accendere il giocattolo nel soggiorno di casa, inseguito vanamente dalla mamma in una cortina di denso fumo. Da quel giorno la moto diventa la passione della vita.
All’inizio non tutto va per il verso giusto per il ragazzino di Biassono (a due passi da Monza)  che dimostra ben presto di saper vincere nel fuoristrada, ma vede spezzarsi l’incantesimo per la rottura dei legamenti del ginocchio. Poi la fortuna gira e il caso aiuta. Quando gli amici del bar del paese lo invitano a provare a Monza con una moto stradale (in prestito), pochi passaggi sul traguardo e se li mette tutti dietro, alla grande! Nasce così il campione Pirovano, sì perché trattasi di gran pilota. Nessun dubbio.

 

L’idolo di Monza - Per quasi quindici anni il pubblico indigeno di Monza (e non solo) è arrivato all’autodromo brianzolo con la consapevolezza che Fabrizio Pirovano, il “Piro”, avrebbe dato spettacolo. Comunque si fosse messa la gara, il gas Pirovano di certo non lo avrebbe chiuso perché sulla pista di casa lui è il re, l’idolo locale.  Il calore della gente amica, venuta per sostenerlo, gli amplifica il talento e la voglia di star davanti e le sei vittorie sul tracciato del parco ne sono una dimostrazione. Sono le gemme piu’ preziose di una gran carriera, trionfi indimenticabili festeggiati impennando in piedi sulle pedane (o sulla sella!) o con le ginocchia sul serbatoio. Lo spettacolo di fine gara “alla Pirovano”!

 

Manubrio alto e telaio in ferro – L’immagine più viva del brianzolo è quella degli inizi in Suberbike con la Yamaha FZ-R bianco-rossa che piu’ derivata dalla serie non si può, con la sella larga, il manubrio alto ed il telaio in ferro. Con pochi mezzi e tanta passione Pirovano emerge dal mucchio selvaggio della SBK degli albori. Il team è casalingo, impegna mamma e sorella e ha come base operativa il garage delle villetta di famiglia. L’hospitality sui campi di gara non è proprio al top, essendo un vecchio autobus modificato, metà officina e metà camper, ma i motori dell’FR-Z sono preparati dal mago “Peppo” Russo e Fabrizio li sa far volare. Alla sesta gara dell’88 il brianzolo si mette dietro tutti a Le Mans, dopo una gran rimonta con pista che si asciuga e lui che risale posizione su posizione dopo esser partito dal fondo dello schieramento con le slic, da vero mago dell’acqua. Che soddisfazione! “La più gioia più grande della vita” (parole sue).

 

I numeri non mentono  - Senza alcun dubbio Fabrizio Pirovano è stato uno dei migliori piloti della sua epoca. Le cifre parlano chiaro, è sempre stato tra i top riders delle derivate di serie. Il ragazzo di Biassono ha corso otto stagioni nel mondiale Superbike, dall’88 al ’95. Ha vinto dieci gare e portato a casa 47 podi. Vicecampione del mondo all’esordio e nel ‘90, ha chiuso sei volte nei primi cinque in classifica finale sempre in sella alla Yamaha “settemezzo”.  Lasciata la SBK per passare alla Supersport 600, raccoglie altre sei vittorie e undici podi, conquistando prima la coppa SS con la Ducati e poi il mondiale nel ‘98 a 38 anni (!!!) con la Suzuki del team Alstare dell’amico Francis Batta.

 

Oggi non ci resta che augurati buon viaggio caro “Piro”, schietto e sincero, piccolo come un fantino, veloce come un lampo. Maestro del bagnato, re di Monza. Ci mancherai Fabrizio.