Si corre al Red Bull Ring, poche curve (solo 10) e quattro allunghi caratterizzati da variazioni altimetriche significative. Ci sono tutti gli elementi per avere una corsa spettacolare con medie record sul giro in gara (più del Mugello e di Phillip Island)
Che lo si voglia chiamare Red Bull Ring (come è corretto che sia oggi), oppure A1 Ring come l’ultima volta che il motomondiale ha messo le ruote in terra austriaca nel 1997, una cosa è certa: qui si va forte, fortissimo. Sulle colline dello Spielberg (dalla cittadina che ospita il tracciato) o di Zeltweg (dallo storico aeroporto militare delle origini) la velocità la fa da padrona e i dati lo dimostrano chiaramente.
La pista più veloce del mondiale? – Nel 1997, secondo e ultimo anno in cui le quattro cilindri da 180 cavalli (con 130 kg di peso!) sono scese in pista all’A1 Ring (stessa pista di oggi rinata all’epoca grazie ai soldi della compagnia telefonica di bandiera), i fenomeni delle 500 due tempi giravano a oltre 170 di media (174 km/h Doohan in gara). Si trattava della velocità media sul giro più alta dell’intero motomondiale, più del Mugello (164 km/h), più di Phillip Island (168). Se quest’anno in terra Toscana si è girato a 174 di media, si capisce bene che a Zeltweg (nel complesso di un giro) si andrà ancora più forte. Ed è per questo che il tema della sicurezza, dopo i test del mese scorso, resta aperto. I piloti, a partire da Stoner, non hanno infatti nascosto una certa apprensione per i muretti, in alcuni casi troppo vicino alla pista.
Corta e cattiva – Come ogni circuito che nasce seguendo un andamento naturale del terreno (il Mugello su tutti), il Red Bull Ring è una gran bella pista. È vero, è la versione mutilata del vecchio Österreichring o Zeltweg che si snodava per quasi 6 km, ma la Formula 1 stessa aveva mollato l’Austria a metà degli anni ’80 perché tracciato e strutture non erano più all’altezza. Oggi il tracciato misura poco più di 4mila metri con quattro brevi allunghi (semplificando) raccordati da 10 curve, il tutto con un andamento che non dà tregua agli pneumatici che soffrono da matti sottoposti come sono a sollecitazioni tremende (Michelin lo sa e ci sta lavorando). Se le gomme terranno, il V4 Ducati potrebbe fare la differenza perché la pista e’ una di quelle “da motore”. Domenica la controprova.