Da Viñales a Baz, quante conversioni a Silverstone

MotoGp

Guido Meda

Maverick Viñales ha vinto la sua prima gara in MotoGP a Silverstone (foto getty)
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L'EDITORIALE. L'Inghilterra ci ha fornito una corsa piena di colpi di scena: dalla trasformazione in fenomeno del baby talento della Suzuki, fino al matto Marquez diventato ragioniere, passando per il saluto del pilota francese dalla barella dopo lo scontro con Espargaró

Sarà un caso, ma è l’Inghilterra della Brexit e della guida a sinistra a fornirci una corsa che è piena di controsensi, temi inaspettati, novità, accidenti e incidenti. Conversioni.

Maverick Viñales per cominciare: ha 21 anni, è un debuttante coi fiocchi, lo sappiamo. Ma che potesse vincere per distacco era difficile immaginarlo. Ha una moto (Suzuki) nuova e acerba, tocca il suolo d’Inghilterra e guida come nessun altro al mondo è in grado fare. Mentre gli altri si dimenano in un matassone di assetti e di dubbi, lui va e vince. Nuovo fenomeno che diventerà compagno di Rossi cedendo la sua moto a Iannone.

L’inglese Crutchlow, poi. Ecco, lui storicamente era uno da una gara ogni tanto. Dopo aver vinto a Brno, arriva in Inghilterra fa la pole e si piazza secondo di cattiveria stando davanti alle Honda ufficiali. Lesa maestà, forse. Ma bravo!

Rossi, uno che la pezza ce la mette sempre sì, ma al caso non lascia mai nulla per indole, in Inghilterra prende il via con una gomma mai provata, al buio. Compra a scatola chiusa, come la vecchia pubblicità. E fa tutto bene bene per il podio, compreso convertire i suoi 37 anni in 18 al massimo quando sul suo cammino si presenta Marquez, dando vita ad un duello tra ragazzini fenomeni che ha dentro anche un po’ di sana vecchia ruggine.

Marquez è la conversione più evidente. Era il più matto di tutti, la Honda gli ha insegnato a pensare ai punti e a fare il ragioniere, trasformandolo in un educatissimo Marquez 2.0. Arriva in Inghilterra, trova Rossi per strada e si converte nel matto di prima , l’ 1.0 , rischiando i punti e fumandosi il podio. La Honda forse non ha gradito. Ma noi sì.

La Ducati era diventata per tutti una moto facile. In Inghilterra si è convertita in una moto faticosa e spezza braccia, tanto che nessuno dei due Andrea ha più la forza per farle fare i miracoli dell’Austria. Dovizioso arriva sfinito, Iannone la molla per strada al primo scalcio severo.

Jorge Lorenzo è protagonista della conversione più dolorosa ed eclatante: forte sull’asciutto, in difficoltà sul bagnato, in Inghilterra va in crisi anche sull’asciutto e il podio non lo vede neanche da lontano. Serve uno che gli dia una mano ad accendere la luce. Magari la Michelin.

La conversione migliore però resta quella di Loris Baz. In Inghilterra dopo un incidente spaventoso con Espargaro, sembra così malmesso da temere per la sua vita. Invece oltre che vivo ha anche la presenza di spirito di farcelo sapere salutando dalla barella e rimandandoci tutti a Misano tra sette giorni.