Ritorno a Phillip Island, circuito delle polemiche
MotoGpIl Motomondiale ritorna sulla pista australiana dove la passata stagione iniziò la battaglia mediatica Marquez-Rossi. Si riusciranno quest'anno a evitare paragoni e nuovi attriti?
Dici Phillip Island e viene in mente il 1990, quando Loris Capirossi vinse gara e titolo mondiale, con Bruno Casanova e Doriano Romboni fantastici scudieri a completare il podio, davanti ad Hans Spaan, in lotta per l’iride, ma annientato dai piloti italiani, in una sorta di Trofeo delle Nazioni crossistico trasportato nel motomondiale, con Capirossi più giovane campione di sempre. Ma il ricordo più vivo è naturalmente quello del 2015, non solo perché è il più recente: il GP d’Australia della MotoGP della passata stagione fu – visto in diretta - uno dei più belli di sempre, trasformatosi però in quello più discusso della storia del motociclismo moderno dopo le pesanti accuse di Valentino Rossi, che rivedendo la gara valutò antisportiva la condotta di Marc Marquez, al di là poi del successo conquistato dallo spagnolo della Honda. «Ha corso con il chiaro intento di rallentarmi per favorire Lorenzo» era stata l'accusa di Rossi, confortata da riscontri cronometrici piuttosto evidenti.
Scordiamoci il passato - Ognuno ha la sua idea su quanto accaduto nel 2015: c’è chi dice (pochi per la verità) che il successo “scagiona” completamente Marquez, c’è chi sostiene (la maggior parte degli appassionati italiani, io compreso), che Marc la fece sporca, che fece di tutto per frenare il rivale. La verità la sa solo Marquez, che ha sempre rimandato al mittente qualsiasi tipo di accusa. Ma questo, appunto, è il passato: io credo che sia inutile tornare su quell’episodio, soprattutto domenica dopo la gara. Qualsiasi cosa accada, non si facciano paragoni con il 2015: sarebbe sbagliato e fuori luogo. Quello che è stato è stato, scordiamoci il passato, non serve per analizzare il GP di domenica. Ma difficilmente non si faranno paragoni
Facciamo un paio di ipotesi:
1) Marquez vince da solo per distacco. Possibile, considerando le ultime prestazioni del cinque volte iridato e quanto è sempre andato forte su questo tracciato. Se accadrà, è facile prevedere che si sentirà sentenziare: “Avete visto? Ecco cosa poteva fare Marquez nel 2015, è la conferma che l’anno scorso ha giocato”;
2) Marquez rimane nel gruppo. Possibile anche questo, considerando quanto va forte qui Rossi (ma anche Lorenzo), quanto sono competitive le Ducati e le Suzuki. Anche in questo caso, so già che ci sarà qualcuno che dirà. “L’ha fatto apposta per giustificare quanto fatto nella passata stagione”.
Non roviniamo il presente - Entrambe le valutazioni sarebbero sbagliate: non roviniamo un altro campionato, già pesa quello del 2015, finito nel peggior modo possibile. Quest’anno, per fortuna, ci sono stati tanti scontri verbali, ma in pista (al di là di quello che dice a volte Lorenzo) c’è stata grande correttezza, con sorpassi anche duri, ma sempre nel limite di uno sport che vive proprio di certi azzardi, di manovre al limite, di contatti e carenate. Rivangare il passato, questa volta non servirebbe a nulla. Poi, naturalmente, se c’è qualcosa di poco chiaro è sacrosanto “denunciarlo”. Ma questa è un’altra storia.
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