Analizziamo con il supporto dell'Ing. Bernardelle le aree di lavoro dei tecnici MotoGP delle varie case. A partire dai primi test di Sepang dal 30 gennaio al 1 febbraio vedremo in pista le nuove moto. Dopo Ducati ed Aprilia, Honda e Suzuki è la volta di KTM e Yamaha (Race Anatomy – speciale test – tutte le sere h19 canale 208 SkySportMotoGPHD)
KTM: progetto MotoGP seguito con grande impegno
Quelli della KTM non hanno fatto un gran clamore, ma hanno fatto le cose in grande per prepararsi al definitivo ingresso in MotoGP, curando nei minimi dettagli il progetto della nuova moto e dedicando molte risorse anche agli aspetti organizzativi. Insomma, una storia completamente diversa da quella che aveva già visto il debutto di un motore V4 990cc marchiato KTM nell'inverno 2004/2005 installato su una ciclistica KR. Quel motore, progettato nella struttura austriaca diretta dall'ing. Bartol non aveva avuto fortuna ed era scomparso presto dal palcoscenico della MotoGP. La moto che ha ufficialmente debuttato a Valencia dimostra di essere ben progettata. Ha fatto parlare la scelta di costruire il telaio utilizzando una struttura tubolare in acciaio, soluzione tecnica cara agli austriaci, ma che ad alcuni è sembrata una scelta economica e rischiosa. In realtà KTM ha scelto di sviluppare il progetto della RC16 applicando soluzioni tecnologiche ben note e tutte sviluppate internamente al reparto corse austriaco. Per questo motivo il telaio in acciaio e le sospensioni WP, al debutto in MotoGP. Il rendimento del reparto sospensioni, però, potrà costituire la vera incognita durante la stagione in quanto tutti gli altri adottano le collaudatissime Ohlins. Sul piano motoristico, invece, non sembra che agli austriaci manchi molto: il loro V4 ha già fatto vedere in Spagna doti di velocità più che buone.
Yamaha: più potenza e più agilità
Da tantissime stagioni, la Yamaha M1 è la moto da GP che mette meno in crisi i piloti che la conducono in gara. L’equilibrio raggiunto con la configurazione di inizio 2016 sembrava un punto d’arrivo difficile da raggiungere per gli avversari, mentre poi si è visto che in MotoGP basta poco per perdere di competitività e così la rottura dei due motori al Mugello e la capacità del team HRC di trovare un buon setting per Marquez e Pedrosa le hanno fatto perdere lo scettro della moto regina. Il motore della M1 non è mai stato il riferimento prestazionale della categoria; a fine stagione, però, l’accelerazione è parsa veramente insufficiente per permettere ai piloti di condurre la gara senza essere costretti a rischiare troppo in fase di percorrenza di curva. Riguardo a questo aspetto a Valencia si è visto poco e lo stesso Rossi ha ammesso di essere rimasto deluso dalla prima uscita con il nuovo motore. C’è da scommettere che in Yamaha avranno dedicato molte energie a correggere questa situazione, mentre in Spagna la nuova moto portata al test ha mostrato una ciclistica parecchio diversa da quella 2016. Due indizi notati a Valencia possono portarci a capire come stiano lavorando i tecnici giapponesi: la grossa bocca di uscita dello scarico sul lato destro risultava più incassata nella nicchia del forcellone ed era presente una piccola gobba nella parte superiore dell’elemento in carbonio che copre l’airbox. Questo porta ad ipotizzare che in Yamaha abbiamo pensato di modificare la posizione del motore all’interno del telaio: una piccola rotazione relativa del blocco motore verso il posteriore può produrre una modifica della caratteristica inerziale del veicolo positiva in termini di agilità.
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