MotoGP, Austin: il punto di Paolo Beltramo
MotoGpMarc Marquez è il vero padrone di Austin che vince per la quinta volta in America. Rossi, veloce e costante ha anche migliorato la sua performance nei test in qualifica e si avvicina all’appuntamento spagnolo da leader della classifica. In moto 2 Morbidelli cala il tris, mentre in moto 3 riecco Romano Fenati che torna a vincere sempre qui dopo un anno
Se Maverick Viñales si ispira, ovviamente, a “Top Gun”, Marc Marquez deve avere un idolo western. Qualcuno tipo John Wayne o Clint Eastwood. Come potrebbe essere diversamente per uno che vince ad Austin, Texas, per la quinta volta, fa la quinta pole e il quarto giro veloce su cinque partecipazioni e che sul casco ha disegnato per l’occasione una stella da sceriffo? Tex Marc Willer, insomma come previsto, anzi, più facilmente del previsto vista la precoce uscita di scena dell’unico vero possibile rivale accreditato, Viñales, appunto. Una volta uscito il MV25, MM93 ha avuto la pazienza di seguire il compagno Pedrosa per circa metà gara, forte della scelta di una coppia di gomme dure, poi ha affondato il colpo e se ne è andato senza apparente difficoltà, confermando di essere imbattibile su quella pista antioraria, stancante, anomala.
La cosa più straordinaria di Austin, però, secondo me l’ha fatta Valentino Rossi. Innanzitutto è tornato in testa al mondiale MotoGP, ha chiuso secondo col terzo podio su tre gare, unico dei primi, magnifici sette in classifica ad esserci riuscito. Per tutti gli altri almeno uno zero. Ma a premiare VR46 non è soltanto la costanza, ma soprattutto la velocità. Apparentemente nei guai fino al collo in prova, ma sempre competitivo in gara. Ad Austin, poi, ha anche migliorato le sue performance nei test e in qualifica, dimostrando di essere vicino alla soluzione dei suoi problemi di comprensione della Yamaha M1 2017. Ora, inoltre, arrivano le piste europee. Il che significa orari normali, viaggi brevi, la comodità della sua motor-home, gli amici, l’atmosfera, la storia. Insomma si torna a casa, nell’ambiente originario delle corse che una volta, prima della globalizzazione, si chiamava “continental Circus” con evidente riferimento all’Europa.
Arrivare a Jerez da primo in classifica è un sogno che si è avverato. Ora tocca far diventare realtà quello più grande di sogno. O comunque - al riguardo metto la mano sul fuoco - provarci con sempre maggior convinzione.
A Jerez devono anche ritornare dove avrebbero dovuto essere le due Ducati ufficiali che hanno raccolto molto meno del previsto (Dovizioso secondo in Qatar) sia col Dovi, sia con Lorenzo. L’unico aspetto positivo è che peggio di quanto sia andata in Texas è difficile che vada, poi che Jorge sembra aver iniziato a capire e farsi capire dalla moto. Jerez, storicamente, non è la pista migliore per Ducati, ma proprio lì la Casa ha fatto un sacco di chilometri di test. E poi forse è meglio partire senza troppe aspettative, visto che serve Lavorare sodo e con convinzione.
Pure Iannone con la Suzuki ha ottenuto molto meno di quanto ci aspettassimo (noi e lui) da questo inizio di stagione. Altro reset necessario: bisogna ricominciare con mente sgombra, atteggiamento umile e grande sinergia tra squadra, tecnici e pilota. Disastroso il GP texano dell’Aprilia dopo due gare molto positive. E qualche problema ancora per molti piloti nel capire l’anteriore della Michelin. Troppe cadute perché sia soltanto colpa dei piloti.
C’è poi stato, dopo la danza del ventre-samba di Losail, il tango-samba di Termas de Rio Hondo, anche il samba-rock di Austin. Franco “Morbidinho” Morbidelli ha fatto tris, unico ad essere riuscito a tornare in Europa a punteggio pieno. Ha vinto sempre con l’inesorabile forza del ritmo, della precisione, della concentrazione. In tre gare ha sempre distrutto o portato all’errore i suoi avversari. Per ora, anche se il più apparentemente veloce è proprio il suo compagno di squadra Alex Marquez, fratello di MM, si sta delineando una sfida con il vecchio marpione Luthi. Ma è presto per dire con chi il Morbido si giocherà il titolo, l’importante è che la sensazione che lui sarà uno di quelli lì fino alla fine è solida come roccia.
Infine rivincita italica nella Moto3, con Romano Fenati che rivince esattamente dove aveva vinto l’ultima volta, un anno e una vita fa. Il superfavorito Canet si è steso e l’ascolano ha dedicato la vittoria ai terremotati del centro Italia. Bel gesto, anche perché lui ha vissuto quella tragedia quasi sulla propria pelle. Ma soprattutto perché abbiamo ritrovato un possibile campione. Bene globalmente gli italiani con Di Giannantonio terzo, Bastianini quarto e Bulega quinto, ma primo delle KTM dopo quattro Honda.