Test Yamaha, Vale e Vinales: sensazioni diverse

MotoGp

Paolo Beltramo

Maverick Vinales e Valentino Rossi (foto getty)
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Nei test di Barcellona la Yamaha ha portato due nuovi telai cercando di assecondare le richieste di Rossi, che ora sembra trovarsi più a suo agio con l'anteriore. Vinales vede nelle gomme il problema principale. Il punto di Paolo Beltramo

Che tra Valentino Rossi e Maverick Viñales ci fosse una diversa sensazione alla guida della Yamaha 2017 è stato chiaro fin da subito. Da una parte un nove volte campione del mondo con più di 350 GP sulla groppa e 38 anni, dei quali 12 passati in sella alla M1. Dall’altra un super talentuoso ragazzino di 22 anni in piena crescita, affamato, determinato e proveniente dalla Suzuki. Infatti, appena salito sulla Yamaha, MV25 è subito andato fortissimo, più di tutti dalla prima volta di Valencia fino alle due gare d’apertura del campionato vinte dopo aver conquistato la pole. Un en-plein da lasciare a bocca aperta.

Così le difficoltà che lamentava VR46 sono state sminuite dall’efficacia del ragazzino. Ovvio che per Viñales passare dalla Suzuki alla Yamaha fosse fare un salto di qualità immediato: una era una buona moto, l’altra una moto vincente, evoluta, raffinata, quasi perfetta. Molto difficile da migliorare se, come Vale, avevi anni e anni di esperienza e dovevi provare, confrontare e analizzare un sacco di particolari per sviluppare la moto. Il problema principale era la tendenza della M1 ’16 a consumare troppo la gomma posteriore, il rimedio era trovare un telaio che riuscisse a dare trazione senza stressare troppo il posteriore.

Obiettivo raggiunto, ma a prezzo - soprattutto per Rossi - di una difficoltà enorme nella messa a punto e di un peggioramento dell’ingresso e della percorrenza di curva. Problemi diventati enormi a Jerez e Barcellona dove ci sono temperature alte e asfalti con poco grip. Problemi che in Catalogna sono diventati enormi anche per il giovanotto che è in testa al campionato.

Il nocciolo è riuscire ad avere trazione e durata al posteriore, sicurezza in frenata e ingresso curva. Qui nascono le differenze: un pilota giovane e inesperto di Yamaha come Viñales è riuscito a guidare quasi sempre benissimo questa moto. Uno con l’approccio metodico, razionale, scientifico, raffinato e l’enorme bagaglio di dati ed esperienza come Rossi ha invece trovato più difficoltà. Sembra assurdo, ma stavolta la maggior conoscenza ha creato più problemi di un approccio “ignorante”, privo di riferimenti e totalmente nuovo.

I test di Barcellona sono serviti a Yamaha per provare molte cose suggerite proprio da Vale, tra le quali due nuovi telai coi quali sembra che si sia trovato meglio. Una sensazione non direttamente legata ai tempi ottenuti, ma frutto di sensazioni, di quei “sensori” che nessuna elettronica può sostituire o avvicinare che sono la sensibilità del pilota che sa anche sviluppare una moto. Per Viñales, invece, non c’è stato un miglioramento con il nuovo telaio: secondo lui è soltanto un problema di gomme, mentre gli è piaciuta la nuova carena che rende la moto più maneggevole nei cambi di direzione rapidi.

Che le gomme della Michelin rappresentino una sfida totalmente nuova per i piloti e i tecnici è comunque ovvio: impossibili i riferimenti, le cose cambiano da un giorno all’altro, da una pista all’altra, da una moto all’altra. Di sicuro resta la sensazione che ciò che può risolvere davvero la situazione per Rossi è una moto che gli consenta di essere più rapido nella messa a punto, che senta maggiormente le modifiche e che lo porti velocemente ad un buon set-up di base per poi lavorare di fino presto, non soltanto all’ultimo, magari addirittura nel warm-up. Queste richieste, con indicazioni delle aree sulle quali intervenire Rossi le indica da novembre. Speriamo che stavolta i tecnici Yamaha non soltanto lo abbiano ascoltato, ma ci siano riusciti. Alla fine ne beneficerà magari anche Viñales, di sicuro il campionato.