MotoGP tra flag to flag e Formula 1: il futuro è oggi

MotoGp

Antonio Boselli

Prove di cambio moto per Valentino Rossi (foto: Getty Images)
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La gara a Brno ha messo in evidenza la necessità per alcuni team di migliorare la procedura nel flag to flag

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Il flag to flag, quella procedura che permette ai piloti di entrare ai box e cambiare moto al variare delle condizioni in pista, è simile a un pit stop stile Formula Uno. Non si può certo chiedere al Motomondiale di avere l'esperienza e gli automatismi per una procedura che in Formula Uno esiste da oltre quarant'anni. È indubbio però che in un campionato di alto livello, tutte le fasi di una competizione devono essere studiate nei minimi dettagli per aumentare l'efficienza anche nei frangenti non necessariamente legati alla prestazione in pista. Oltretutto la tecnologia a disposizione dei team permette di ridurre notevolmente il margine d'errore nelle scelte strategiche.

La strategia

È fondamentale per i team dedicare più tempo alla pianificazione delle strategie. Per fare un esempio, nella gara a Brno, è risultato decisivo avere la seconda moto in pit lane già con un set up per l'asciutto come nel caso della Honda e della Yamaha. È vero che avere la seconda moto uguale a quella in griglia ti permette di avere un back up se qualcosa non funziona nel giro di ricognizione ma i minuti che servono per preparare la moto d'asciutto possono risultare decisivi come nel caso della coppia Ducati. Facendo un altro esempio, appurato che Marc Marquez e la Honda, vuoi per propensione al rischio vuoi per preparazione, sono sempre i più veloci a capire il momento giusto per cambiare moto, coprire le mosse del pilota spagnolo può essere un'altra tattica valida. A Brno, nel primo giro con le slick, Marquez guadagna tre secondi nel secondo settore, tre secondi e mezzo nel terzo e sei nel quarto rispetto al giro precedente. Marquez sarà pure un pilota che si prende spesso dei rischi eccessivi ma il guadagno era tale che tutti i team avrebbero dovuto copiare la scelta.

L'evoluzione tecnologica

Oltre alla strategia, oggi la MotoGP è dotata di strumenti tecnologici che possono aiutare i team a migliorare le procedure, sicuramente la comunicazione sul dashboard è tra questi. La Dorna ha liberalizzato la sperimentazione di questo strumento che sarà obbligatorio nel 2018, il problema è che molti team sono in ritardo. La Honda sarebbe pronta ma non ha ancora deciso di usare il dashboard, anche perché Marquez è talmente bravo che anticipa lui le chiamate ai box. La Ducati è pronta e già usa questo strumento anche se domenica per esempio Dovizioso non se n'è servito. In ritardo la Yamaha che ha ancora dei problemi tecnici che il fornitore deve risolvere, un ritardo da colmare quanto prima perché non è assolutamente escluso che ci possa essere un altro flag to flag in Austria o in Gran Bretagna.

Il fattore umano

C'è un passaggio, quasi culturale, che i piloti e i team devono fare. Il pilota deve essere sempre convinto delle scelte fatte dal team, è lui che va in pista ed è lui che rischia di farsi male, figuriamoci in condizioni da bagnato. Quindi è giusto che abbia sempre voce in capitolo nella scelta delle gomme e dell'assetto ma nel caso del flag to flag deve devolvere una parte di responsabilità al team che ai box dispone di dati oggettivi e incontrovertibili. Non c'è la possibilità di scambiare opinioni e feed back come capita in Formula Uno con i team radio - fino a quando? - quindi il pilota deve fidarsi della squadra.

Anche i team devono lavorare sugli automatismi in pit lane, non basta assicurarsi che il pilota sia veloce nel cambio moto. Tutti i meccanici in pit devono essere pronti, schierati nel punto giusto e con un ruolo ben definito.

In generale poi è fondamentale che la catena di comando e le comunicazioni tra i membri del team siano chiari e inequivocabili. Nel team di Rossi c'è stata un'incertezza nella fase più critica del flag to flag, questo ha causato un ritardo di 20 secondi nella decisione di comunicare il rientro ai box di Rossi che ha così dovuto fare un giro in più per vedere il pit board con la scritta box.

Il regolamento

Tutti sono concordi nel dire che il flag to flag sia una procedura che aumenta lo spettacolo nelle gare ma anche il regolamento deve evolversi per stare al passo con i tempi e per ridurre i fattori di rischio. Marquez per esempio proporrà in safety commission che un meccanico per team sia dotato di una paletta per segnalare meglio al pilota dove sia la piazzola di sosta. Pedrosa vorrebbe che i box delle squadre di MotoGP siano intervallati dai box dei team di Moto2 per avere più spazio tra una piazzola e l'altra. Sono esempi che possono aumentare la spettacolarità e la sicurezza.

La MotoGP è la MotoGP

In conclusione, la MotoGP non deve diventare la Formula Uno che ha una cultura ingegneristica al limite del parossismo ma può migliorare notevolmente le procedure che ormai fanno parte integrante della competizione. Senno c'è il rischio che si arrivi a definire il flag to flag come quella gara dove si cambia la moto e vince sempre Marc Marquez.