La vittoria nel GP del Giappone ha dimostrato come Dovizioso sia l'ultimo samurai della Ducati. Rimasto per anni all'ombra di piloti più carismatici e vincenti come Stoner, Rossi e Lorenzo, adesso ha sfoderato la sua arma vincente per lanciare la sfida finale a Marquez
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La vittoria di Andrea Dovizioso a Motegi era già scritta in un libro. Non in un libro magico, né tantomeno in un libro di profezie. La vittoria di DesmoDovi in Giappone era già scritta nel dizionario. Per la precisione, nel dizionario di giapponese, alla voce "samurai". Il termine "samurai" deriva dal verbo "saburau", che significa "servire, stare accanto" o meglio "restare a lato" di qualcuno. Nel caso specifico, il riferimento era allo "shogun", il generale che il samurai giurava di difendere restando sempre alle sue spalle. In sostanza, quello che ha fatto Dovizioso per cinque anni alla Ducati. Dal 2013, anno in cui Dovizioso sposò la Rossa di Borgo Panigale, Andrea è spesso rimasto all’ombra di piloti più carismatici e a volte anche più vincenti di lui: Lorenzo, Iannone, Crutchlow e l’indimenticato Hayden. Non solo. Dovizioso sostituì Valentino Rossi alla Ducati, non uno qualunque. Ma adesso tutto è cambiato. Lo dicono i numeri. Prima di questa stagione Dovizioso aveva vinto solo due gare in MotoGP. Quest’anno ne ha già vinte cinque. Era dal 2009, quando Rossi ne vinse sei, che un pilota italiano non otteneva almeno cinque successi in MotoGP. Ma c’è un dato, più di ogni altro, che lascia intendere come Dovizioso si sia lasciato il passato alle spalle. Quella di oggi è la quinta vittoria per la Ducati in MotoGP a Motegi, un successo che mancava dal 2010 con Casey Stoner. Eccolo qui, il nome che il popolo della Ducati non riesce proprio a dimenticare, l’unico ad aver vinto un Mondiale piloti in MotoGP. Ci ha pensato Luigi Dall'Igna a spazzare via anche quest’ultima ombra che aleggiava su Dovizioso: "Paragonare Dovizioso a Stoner non è dissacrante". Punto. Se lo dice lui, sarà pur vero. Fino a quando il cavallo bianco e quello nero di DesmoDovi continueranno a cavalcare a questo ritmo, nessun'ombra riuscirà più a oscurarlo. Adesso lasciamolo correre libero, veloce, verso la sua sfida mondiale con Marquez. A prescindere da come andrà a finire il duello del samurai Ducati contro il campione della Honda, dovremo comunque dire tutti la stessa cosa a Dovizioso per le emozioni che ci ha regalato in questa stagione: grazie. Anzi, arigatò.