Intervista al campione del mondo che rivela parla della stagione conclusa trionfalmente e poi si lascia andare a qualche ipotesi per il futuro: "Cambiare squadra nel 2019? La porta è aperta".
La condizione migliore per intervistare qualcuno è farlo a casa sua, nel suo habitat. Nel caso di Marc Marquez è a Rufea vicino a Lleida. Ma come, Marquez non vive a Cervera? Sì ma quando parliamo di un pilota di moto, per casa non intendiamo le quattro mura domestiche ma un campo da cross dove Marquez è nato dal punto di vista motociclistico. L'occasione è un Junior Camp che uno sponsor del pilota spagnolo ha organizzato per insegnare a dei bambini come si sta su una moto, un po' come Rossi fa con il suo Ranch anche se Marquez ci tiene a precisare che con i suoi 24 anni si sente ancora molto junior.
Non sente la pressione di dover pareggiare i record di Valentino e neanche di prevedere per quanto tempo continuerà a correre "smetterò solo quando il mio fisico me lo dirà, conta la testa e Rossi lo dimostra”. L’impressione è che Marquez voglia godersi la vita per come viene anche se inevitabilmente un pensiero sul futuro lo facciamo, soprattutto in merito alle voci che girano nel paddock sulla possibilità di cambiare moto nel 2019 magari in direzione Ktm“la porta è aperta ma ho sempre detto andrò dove mi dice il cuore di andare e dove ritengo possa vincere. Non voglio rischiare di andare in una squadra poco competitiva, fare un azzardo. Voglio una moto per vincere in ogni gara”.
Ogni riferimento al passaggio di Rossi e Lorenzo in Ducati è puramente casuale anche se lo stesso Marquez ammette di avere una gran voglia di provare la moto rossa per la quale prova grande rispetto, così come per Dovizioso ammettendo di averlo sottostimato “quando ha vinto al Mugello e al Montmeò ero contento perché ha tolto punti a Vinales e Rossi ma poi ho capito che Dovi poteva vincere. Ho imparato tanto da lui, mantiene il suo stile sempre e comunque con o senza pressione”. Belle parole spese per un avversario che rispetta e che l'anno prossima continuerà a dare battaglia come Lorenzo, Vinales, Zarco e Rossi. A proposito del pilota italiano, inevitabile tornare su quanto successo nel 2015 anche se c’è una gran voglia di voltare pagina:“Voglio dimenticare la Malesia, tutto è iniziato nella conferenza stampa ed è stata un escalation. Ora c’è un rapporto cordiale, professionale ma non cambierei nulla di quanto fatto allora”. Una ferita che forse non si rimarginerà mai, ma questo è il passato, meglio guardare al futuro per una stagione che speriamo regalerà a lui e a noi un Mondiale ricco di sfide e di sorpassi.