MotoGP, Dovizioso: "E' stato un anno magico. Marquez ha il fuoco dentro..."

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Il pilota della Ducati traccia un bilancio sull'ultima stagione: "Non ero in stato di grazia, le vittorie sono frutto del lavoro. Marc ha una determinazione incredibile. La differenza di stipendio con Lorenzo? Qualcuno non aveva chiara la situazione..."

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Andrea Dovizioso è andato a un passo dal festeggiare il Natale più bello della sua vita. Se a Valencia fosse finita diversamente, il pilota di Forlì sarebbe entrato nella storia, riportando in Ducati un titolo che manca dal 2007. Le sei gare vinte e il secondo posto in classifica mondiale sono comunque un bottino da incorniciare, un punto di partenza in vista di un 2018 che si preannuncia altrettanto ricco di soddisfazioni: "E' stato un anno magico per molti motivi - ha detto Dovizioso, intervistato da Giorgio Terruzzi per il sito della Red Bull -. Quello che abbiamo fatto è la base da cui dobbiamo ripartire per migliorarci ulteriormente. Sappiamo perché in questa stagione siamo stati così competitivi. Abbiamo conosciuto bene la moto, anche se sappiamo che ogni anno è una storia differente". Non a caso, in questa stagione è mancata una delle moto per eccellenza, la Yamaha: "E' stato un anno negativo per Valentino e Vinales - ha spiegato il pilota di Forlì -. Questo non succederà ancora, però può capitare, perché si cerca sempre di passare i propri limiti. Sono sereno per quanto fatto quest'anno, ma guardo già al futuro: ho dimostrato che posso giocarmela con tutti e vincere la partita". Il rivale principale per il prossimo anno sarà lo stesso di sempre, quel Marc Marquez che dietro a un sorriso 'bambinesco' nasconde talento e grinta da vendere: "Vedo tanta determinazione dietro Marquez, ha tanto fuoco dentro - ha spiegato -. Combattere contro di lui è pesante, perché è davvero forte, ha una testa pazzesca. Quando gli altri piloti non sono veloci lui è veloce, c’è tanta sostanza in quel pilota". 

"Lo stipendio di Jorge? Qualcuno non aveva chiara la situazione..."

Un anno fa, la Ducati dava l'addio ad Andrea Iannone per ingaggiare Jorge Lorenzo. Lo spagnolo ha lasciato la Yamaha dietro un lauto stipendio, di molto superiore a quello del Dovi. "Se lo hanno valorizzato così tanto economicamente è perché se lo merita - ha detto -. Questo non è un problema. Se Jorge è stato valutato in questo modo e io un altro, vuol dire che qualcuno in Ducati non aveva chiara la situazione. Per me questo è uno stimolo: il mio merito e quello del team è stato quello di non dare importanza a questo aspetto, concedendoci le stesse opzioni e consentendoci di lavorare sempre al limite". Uno dei protagonisti di questo magico 2017 è Amadeo Maffei, mental-coach di Dovizioso: "E' uno degli aspetti che ha aiutato a migliorarmi in questa stagione - ha ammesso il pilota della Rossa -. La cosa buona è che nonostante abbia 31 anni, ho sempre voglia di migliorarmi. Ho creduto di avere delle possibilità e circondarti di gente matura ti arricchisce. Ogni persona ti può dare un aiuto, un suggerimento. Era il momento giusto per fare questo tipo di lavoro, se lo avessi fatto dieci anni fa, non avrebbe funzionato". 

"Non ero in stato di grazia, ho semplicemente lavorato"

Le sei vittorie e il Mondiale giocato al fotofinish con Marquez rappresentano la miglior stagione di Dovizioso in MotoGP: "Non definirei uno stato di grazia quello che è successo - ha detto -. I risultati di quest’anno sono arrivati grazie al lavoro su certi aspetti, capirli, gestirli. E’ vero che dopo la gara del Mugello mi è scattato qualcosa in testa, ancora più consapevolezza e dopo tutto è venuto più facile. E’ bellissimo essere in uno stato di grazia, ma dura poco. Quindi non mi sento in uno stato di grazia, come invece mi era capitato nel 2004 quando avevo vinto il Mondiale in 125". La carriera di Dovizioso non è sempre stata ricca di soddisfazioni come nella stagione appena conclusa: "Tante volte mi sono sentito incompreso, ma è normale - ha spiegato -. Se sei una persona introversa e se non vinci,  non puoi essere capito, perchè non vieni proprio visto. Puoi fare qualcosa, ma la massa pensa ad altro. Quello che ho fatto quest’anno l’ho fatto con le caratteristiche degli anni scorsi. E’ stato visto dalla gente con interesse diverso, allora mi hanno scoperto in un certo modo. Sono migliorato, ma non così tanto. Semplicemente prima ero visto diversamente. Tantissimi anni fa Luca Cadalora disse ‘Dovizioso è color asfalto, non viene visto in pista...'". La storia del cavallo bianco e del cavallo nero ormai è di dominio pubblico, razionalità e istinto sono due componenti fondamentali per un pilota di MotoGP: "Quando entri in pista serve il giusto mix di razionalità e irrazionalità - ha spiegato il Dovi -. La razionalità è la base del pilota, che deve capire, studiare e sapere cosa sta facendo. Per fare delle cose speciali nei momenti importanti però ci vuole l’irrazionalità: lì serve il cavallo nero, l’istinto".