Tanti dubbi e poche certezze: Jorge Lorenzo e la Yamaha non possono essere certo soddisfatti per i test. Analizziamo le tre giornate di Buriram
TEST THAILANDIA: COSI' L'ULTIMA GIORNATA - LA 2^ - LA 1^
MOTOGP E F1 2018, I GP IN ESCLUSIVA SKY: SCARICA IL CALENDARIO IN PDF
Rossi e Vinales hanno sofferto l'ormai atavico problema di un'elettronica che non previene i problemi, anzi li asseconda. Il software, invece di ottimizzare la potenza da scaricare a terra, la limita quando ormai è troppo tardi impedendo anche alle gomme di mantenere performance con il passare dei giri. Come dice Rossi, si tratta di trovare i numeri giusti da scrivere nella centralina ma non è per niente facile. Se poi Zarco, con una moto più vecchia di due anni, è costantemente tra i più veloci, la frustrazione aumenta. E allora perché gli ufficiali non tornano alla M1 del 2016? Perché non è una scelta che una grande casa come la Yamaha può permettersi nella convinzione che la nuova elettronica avrà una curva sviluppo più lunga nel medio-lungo periodo. Bisogna solo continuare a sperimentare senza perdere la pazienza, un po' come sta facendo Rossi.
La stessa cosa che la Ducati chiede a Lorenzo. Pazienza. Il pilota spagnolo è passato dall'euforia dei test in Malesia alla depressione della Thailandia. Tutto in pochi giorni senza che cambiasse nulla dal punto di vista tecnico, perché la GP18 è sempre quella. Ma dal primissimo giro del test thailandese Lorenzo ha percepito qualcosa che non andava e non ha avuto pace finché, nell'ultimo giorno, gli è stato concesso di scendere in pista con la moto dell'anno scorso. Risultato? Lorenzo è finito 22esimo a quasi due secondi di ritardo. Praticamente una giornata, forse un'intera sessione di test, buttata via. Ora sia Yamaha e sia Lorenzo hanno gli ultimi tre giorni di test prima dell'inizio della stagione, un'occasione importante per fare dei passi in avanti che a volte significa non farne indietro.