MotoGP, GP Italia. Mugello, quindici curve nella storia

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Vista aerea del Circuito del Mugello (Foto: MugelloCircuit.it)

Le pieghe del Mugello hanno tutte un nome, non solo un freddo numero identificativo. Ecco la loro storia e quella del circuito più bello del mondo

IL SIPARIETTO TRA ROSSI E LORENZO

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Il circuito del Mugello è, di certo, una delle piste più complete del motomondiale. Parti velocissime, continui cambi di direzione, una grandissima staccata e variazioni altimetriche che ricalcano le forme delle colline toscane. 

Coraggio e sassi, le origini di un mito chiamato Mugello

Già dal 1914 questa parte di Toscana, a circa 30 km da Firenze, era teatro di grandi corse automobilistiche. Ma è con il Circuito Stradale del Mugello che l’Appennino toscano entra nel mito delle gare dagli anni Venti. In origine si correva su 66 km di sterrato tra le salite e le discese delle colline definendo un anello tra Scarperia e Fiorenzuola passando per il passo del Giogo e tornando per quello della Futa. Le sfide sono memorabili con grandi campioni che si batterono su quelle incredibili strade: da Campari a Brilli Peri, da Borzacchini a Materassi, da Antonio Ascari (padre di Alberto, campione del mondo F1 nel 1952 e 1953) a Enzo Ferrari.

Curva 4. Emilio Materassi: la storia di un campione

Nell’attuale layout del Circuito del Mugello ci sono 15 curve, solo due di queste, però, sono intitolate a piloti.
La curva 4, prima parte di un cambio di direzione che si completa con la Borgo San Lorenzo, è dedicata ad Emilio Materassi, pilota fiorentino nato nel 1894. Iniziò come autista per le strade toscane (ottimo banco di prova per futuri piloti) poi, grazie ad un gruppo di amici facoltosi, aprì a Firenze “L’Autogarage Nazionale” nel quale assemblò la sua prima auto da corsa, a bordo della quale iniziò la sua carriera da pilota. Emilio Materassi, che negli anni a seguire vincerà più di 20 gare, era un versatile, trionfò infatti su auto parecchio differenti tra loro: dall’Itala alla Maserati, dalla Bugatti alla Talbot.  I suoi successi più significativi sono sicuramente quelli sul Circuito livornese del Montenero, ai quali aggiunse anche tre vittorie nella gara di casa del Mugello nel 1925, 1926 e 1928. Morì il 9 settembre del 1928 a Monza in un tragico incidente.

Curva 13-14. Il “Re” Biondetti

Tra gli anni 30’ e 40’ il Mugello e molte altre gare furono offuscate dalla Signora delle Corse, la Mille Miglia, che iniziò ad essere l’evento più spettacolare, conosciuto e frequentato d’Italia. Sull’asse Brescia-Roma (e ritorno) un nome accomuna la Mille Miglia con l’Autodromo del Mugello ed è quello di Clemente Biondetti a cui sono intitolate le curve 13 e 14 dell’attuale circuito. Pilota dall’immenso talento nasce nel 1898 a Buddusò, in Sardegna, e inizia a correre all’età di 25 anni su due ruote prima di passare, pochi anni dopo alle automobili. Dal 1927 corse prima per la Talbot e poi per la Bugatti, fu poi ingaggiato dal team ufficiale della Maserati e, successivamente, da Alfa Romeo. È proprio con la casa del Quadrifoglio che il sardo-fiorentino (nasce a Sassari ma viene considerato toscano d’adozione) vinse nel 1938 la sua prima Mille Miglia a bordo di una 8C da 3000cc a doppio compressore. In quell’occasione Biondetti riuscì anche a stabilire il nuovo record assoluto della gara a oltre 135 km/h di media. Vinse la Mille Miglia altre tre volte dal 1947 al 1949, a 50 anni. Morì nel 1955 pochi anni dopo i suoi ultimi successi e con lui, pochi anni dopo se ne andò anche la Mille Miglia dopo la tragedia di Guidizzolo. Era il 1957.

Non solo piloti, ma anche paesi e contrade

Curva 2, Luco. La seconda piega del Mugello prende il nome da un paesino nei pressi del circuito, ad appena 3 km, 5 minuti in macchina. Luco, 1500 abitanti, è una frazione di Borgo San Lorenzo a cui è dedicata la Curva 5, naturale chiusura della “S” iniziata con la Materassi. La Curva 10 è invece la Scarperia, frazione del comune sparso di Scarperia e San Piero.

Gli anni ’70, e il circuito permanente

Negli anni ’70 i prototipi da corsa diventano troppo potenti per le “piste stradali”, per questa ragione nel 1974 viene inaugurato il circuito permanente del Mugello in zona Scarperia. Le morbide colline di questa parte di Toscana sono lo scenario ideale per tracciare una pista che si rivela unica nel suo genere. 5200 metri in continua variazione altimetrica e un rettilineo da oltre 1km dove le MotoGP attuali raggiungono (e superano) i 350km/h.

Le “altre” curve e la singolare storia delle “Arrabbiate”

Se abbiamo detto delle due pieghe intitolate a piloti e delle tre ai paesi limitrofi mancano ancora dieci storie da raccontare. Otto di queste possono essere riassunte in poche righe visto che: San Donato, Poggio Secco, Casanova, Savelli, Palagio, Correntaio e Bucine ricordano tutte i casolari storici e fattorie che si trovavano lungo il circuito originale.

A questo punto mancano solo due curve all’appello: la 8 e la 9, l’Arrabbiata 1 e l’Arrabbiata 2. Le due pieghe, tra le più famose del mondo, prendono il nome dalla strada che porta alla pista e che, da tempo immemore, per la sua elevata pendenza e la conseguente difficoltà a farla nei tempi andati a piedi, in cavallo o in bicicletta, era appunto definita “dell’Arrabbiata”.