MotoGP, mercato. Pedrosa ad un bivio: Yamaha Satellite o tester KTM nel 2019

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Sandro Donato Grosso

Foto: Getty Images

Dopo l’ultimo incontro di ieri sera il pilota spagnolo si è preso altre 48 ore di tempo per decidere cosa fare del proprio futuro

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Dani Pedrosa vaglia due possibilità concrete per “trovare nuovi stimoli” -  come lui stesso ha dichiarato dopo l’uscita da casa Honda. La prima è continuare ad essere un pilota di MotoGP in un Team Yamaha Satellite, la seconda è accettare l’offerta KTM che lo vuole come Tester per sostituire Kallio offrendogli anche la possibilità di tre wild card durante il Mondiale 2019, ma di fatto questo per lui significherebbe ritirarsi dalle competizioni. 

Retroscena Yamaha 

Uno scenario definito in pochi giorni e che ha due distinti retroscena. Per quanto riguarda la Yamaha (che sta definendo col Team clienti di Aspar Martinez) è legata ad un incontro che Pedrosa, accompagnato dal suo avvocato e dal suo manager Sete Gibernau, ha avuto con Lin Jarvis. Il Managing Director di Iwata ha accolto Dani e riconosciuto il gran valore che avrebbe il suo impiego per Yamaha ma di fatto ha sottolineato che una terza moto con gli aggiornamenti ufficiali, quella alla quale Pedrosa puntava, è garantita solo al cliente disposto a pagare il dovuto.

In parole povere Jarvis ha ribadito, come successo parlando a Sky del possibile arrivo di Lorenzo, quella che è la sua filosofia che in maniera spicciola e dozzinale potrebbe essere riassunta nel “dare soldi vedere cammello”.  A Pedrosa questo status non piace perché come tutti i piloti di un certo profilo considerano, a torto o ragione, i Team Satellite la Serie B della MotoGP nella quale non vogliono retrocedere. 

Asilo Politico KTM

La seconda possibilità risiede in un incontro ulteriore avuto con Mike Leitner, attualmente responsabile della KTM, e per ben nove anni capotecnico di Pedrosa a cavallo tra la 250 e la MotpGP.  Leitner non ha posti nel Team Ufficiale (occupati da P. Espargaro e Zarco) da destinare a Dani ma in virtù di un rapporto così profondo gli ha offerto “asilo politico” come tester di lusso ed anche uomo immagine. Un pò quello che succede con Stoner in Ducati con l’unica differenza, curriculum a parte, che Stoner le wild card le ha sempre rispedite al mittente.  

Perchè non gli è stato offerto di rimanere in Honda come uomo immagine? 

Considerazione spontanea: se di fatto Pedrosa dovesse scegliere questa seconda strada di fatto era proprio la sua personale idea di futuro legato ad Honda HRC dopo ben diciotto anni trascorsi insieme in tutte e tre le categorie collezionando ad oggi 31 successi ed arrivando secondo per tre volte di fila nel Mondiale. “Vorrei fare come Stoner” ha confidato Pedrosa ai suoi più stretti collaboratori. Forse con un minimo di lungimiranza in più poteva essere tenuto in casa Honda come tester ed abbassandor (come è di moda oggi definire gli uomini immagine).  Ne aveva il pieno diritto e sarebbe stato molto utile sia allo sviluppo sia nei mille eventi dove Marquez fa fatica a presenziare mentre Lorenzo fresco di nomina potrà essere difficilmente venduto come testimonial del brand.  Oltretutto nella malaugurata ipotesi di infortunio di uno dei due ufficiali avrebbe significato un ottimo rimpiazzo.

Insomma forse prima della gelida stretta di mano che Alberto Puig (suo ex manager ed attuale boss di Honda) gli ha teso dopo il GP del Mugello tutti questi ragionamenti andavano fatti. E ci viene da pensare che forse Livio Suppo li avrebbe fatti ed avrebbe gestito il tutto in modo diverso: più lungimirante e più furbo come ha sempre saputo fare...