MotoGP, la costante evoluzione di Marc Marquez

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Paolo Lorenzi

MM93 (foto: Getty Images)

Come s’era intravisto in Olanda, anche in Germania MM93 ha lavorato sulla gara fin da venerdì. E’ un pilota in costante evoluzione, che non possiamo più descrivere solo come un funambolo che si affida all’estro del momento. Prepara le gare con grande cura. Forse era già così e ce ne accorgiamo solo adesso

Se due indizi non fanno ancora una prova, il Sachsenring conferma quantomeno i sospetti visti in Olanda. Marc Marquez si sta evolvendo e prepara le gare con una strategia diversa e meticolosa: fin dal venerdì fatica per l’appuntamento domenicale e trascura la prestazione pura (tanto sa di averla o comunque al momento richiesto salta fuori).

Lo spagnolo mette alla frusta le gomme già nel primo turno di libere e lavora sulla distanza, perché vuole sapere come si comporterà la sua moto negli ultimi giri della gara, quando puoi giocarti un podio o una vittoria anche all’ultima curva. Esperienza già vissuta con la Ducati (l’ultima volta in Qatar, ricordiamoci il duello con Dovizioso). Marquez, insomma, non vuole rischiare, nonostante la superiorità ribadita in gara, di trovarsi a sgomitare nel finale. È un Marquez forse un po’ nuovo, o almeno sconosciuto, che sa ragionare di fino e si dimostra lungimirante e attento ai dettagli. Immagine che apparentemente stride con il funambolo tutto cuore e talento che pare affidarsi solo all’estro e nulla più.

L’ha persino ammesso nel dopo gara tedesco: al Sachsenring non voleva rischiare, soprattutto di cadere (come successo in prova) e ha corso con prudenza, gestendo senza forzare il vantaggio che sapeva di avere. Perché nei giorni prima aveva testato ogni combinazione di gomme e forse avrebbe potuto vincere con ognuna di esse. Ha conservato con parsimonia, ma quando Rossi si è avvicinato troppo, a dieci giri dalla fine ha salutato la compagnia. Ha alzato il ritmo, ha staccato il Dottore, che più di tanto non poteva fare, e si è involato al traguardo. In tranquillità e totale controllo. Questo è l’altro Marquez, che stiamo imparando a conoscere, in perenne evoluzione, capace di adattarsi al momento e d’improvvisare, come di elaborare e giocare d’anticipo. Un Marquez, a ben vedere, ancora più difficile da battere.