"MotoGP, Silverstone: che auto-botte!", l'editoriale di Guido Meda
MotoGpIl Motomondiale si è preso a botte da solo, non mandando in scena il GP reso impossibile non da una pioggia anomala, ma da una riasfaltatura fatta male che più male non si può. E tra una polemica e una responsabilità abbiamo imparato che in Inghilterra…
Prendete Madonna di Campiglio, durante le vacanze di Natale. Ecco, è pieno di neve, ma immaginate che gli skilift non funzionino; neanche uno. Il Gp/nonGp di Silverstone è stato esattamente la stessa cosa. In Inghilterra, dove notoriamente piove un giorno sì e l'altro pure, l'asfalto (nuovo) della pista non drena l'acqua!
Lei scende dal cielo e resta in superficie.
Lo si era già visto il sabato, quando una pozza enorme tra due avvallamenti della curva sette era costata una gamba, rotta male, a Tito Rabat in una fagiolata di gruppo con piloti che cadevano uno via l'altro. Ci avevano raccontato allora di un fatto particolarmente sfortunato, dovuto ad temporale "eccezionale".
Ma la domenica il temporale non era più eccezionale. Pioveva in maniera normale, come si è già visto piovere millemila volte sulle corse.
In conclusione: nel gennaio scorso la pista è stata riasfaltata al risparmio, secondo criteri cialtroni e priva della sua caratteristica fondamentale oltre al grip, che è quella di assorbire l'acqua.
Quindi si fa presto a prendersela con la Dorna - è un luogo comune sempre a portata di mano - ma sarebbe più giusto prendersela con la proprietà della pista, che immaginiamo sapesse tutto, o con il costruttore a cui sono stati appaltati i lavori di ristrutturazione.
Ed è solo per miracolo che non abbia piovuto un mese fa sulla Fomula1, perché sarebbe finita esattamente nella stessa maniera indipendentemente dal numero di ruote in terra.
Il tracciato, nuovo, sembra un campo da cross e in più non drena. Davvero non era parabile? Davvero da gennaio ad oggi non è mai piovuto in Inghilterra?
La lezione dovrebbe bastare per stabilire nuovi criteri di omologazione con stress-test di allagamento artificiale - come si fa sulle autostrade - per non procurare ulteriore male agli sport dei motori che il pericolo già se lo portano nel dna.
Alla fine di una giornata eterna si è deciso di non correre. Ci sta, era pericoloso. Lo hanno deciso i piloti in una riunione che ci dicono essere stata "ufficialmente" organizzata, anche se alcuni inviti non sono arrivati proprio a destinazione e nessuno - un'altra volta - sa spiegare perché. E questo non va bene, per niente, perché poi si fa presto a pensar male sul modo di gestire i guai e a peggiorare un danno che è stato enorme già di suo.