Valentino Rossi, la carriera del Dottore: il racconto dei 9 Mondiali vinti

MotoGp

Paolo Beltramo

Rossi è entrato nella storia del motociclismo grazie ai suoi 9 Mondiali vinti. Ogni successo racchiude tanti piccoli aneddoti, ogni vittoria rappresenta un passo nella sua crescita. Ripercorriamo l'evoluzione di Valentino dal primo titolo nel 1997 al più recente nel 2009

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IL QUIZ SU VALENTINO

Sono 9. Per ora. Il sogno del 10° è sempre lì, non nascosto, ma un po’ sottotraccia, in serbo se mai diventasse realizzabile. Tutto questo significa anche 115 vittorie, (89 in 500/MotoGP, 14 in 250, 12 in 125) e 232 podi (196; 21; 15). I numeri spiegano molto, ma non tutto di Valentino Rossi. La sua incomparabile grandezza deriva infatti, certamente dai successi, ma anche dal modo, dal come, dalla personalità e dall’innovativa vena di ironia e leggerezza da lui spalmata su questo sport.

1997, Aprilia 125

Il mondiale arriva a Brno, in Repubblica Ceca, dove erano arrivaye la prima pole e la prima vittoria l’anno precedente. Dalla bambola gonfiabile del Mugello (Claudia Schiffer, per prendere in giro Max Biaggi che era uscito con Naomi Campbell), al gigantesco numero 1 giallo da portare in spalla come un grosso zaino e la scritta "vord ciempion" di Brno. È l’inizio di una leggenda che nessuno ancora prevede, né quella sera in un ristorante locale qualcuno osava immaginare che di feste ne sarebbero seguite molte altre e sempre più belle.

1999, Aprilia 250

Come in 125 ci mette due stagioni a battere tutti: la prima per prendere confidenza (finirà comunque vicecampione dietro Capirossi), la seconda per vincere. Anche la due e mezzo è una tappa di passaggio, di crescita, riempita di gag e fantasia che attingono il loro  massimo (momentaneo) con la vittoria della gara e del mondiale a Rio de Janeiro dove c’è la scena dell’angelo in moto, ma soprattutto la serata allo Yachting Club di Rio con i ragazzi del fan club travestiti da ragazze Oba Oba e poi tutti in piscina vestiti, patron Ivano Beggio compreso.

2001, Honda 500

È l’ultima stagione della categoria che ha fatto sognare gli appassionati. La 500 era il massimo, il traguardo, il prototipo assoluto, quanto di più lontano esistesse dalla produzione di serie, era la cilindrata che aveva creato i miti: Agostini, Hailwood, Readman, Surtees, Read, Spencer, Rainey, Lawson, Roberts, Sheene, Gardner, Mamola, Doohan, Lucchinelli, Uncini… L’anno successivo sarebbe iniziata la MotoGP, lasciare il proprio nome a perenne suggello di un’era eroica e mitica era l’obiettivo. Raggiunto con un dominio assoluto, fatto di 11 vittorie su 16 gare. Pure questo titolo arriva a Rio, ma i tempi dei festeggiamenti aperti sono finiti. Noi lo aspettiamo in un ristorante, lui festeggia da un’altra parte. Il clima Honda, così serio e professionale, un po’ lo frena.

2002, Honda MotoGP

11 vittorie e 4 secondi, un ritiro. Certo la Honda con la sua Rc 211v a 5 cilindri 4 tempi e 990 cmc aveva fatto meglio di tutti, aveva preso la nuova categoria molto sul serio (Yamaha aveva una 800 a carburatori) e non ce n’erano molte in pista, tanto che molti correvano ancora con la 500, competitiva, ma non abbastanza da battere Rossi e la Honda. Anche questo titolo arrivò a Rio de Janeiro con la festa in tenuta da nazionale gialloverde.

2003, Honda MotoGP

Sedici gare, sedici podi a suggellare una superiorità manifesta. Ma oltre all’anno del quinto titolo, il 2003 è soprattutto quello dell’idea del cambiamento, della voglia di azzardare, di nuove sfide. E del disamoramento con Honda, grandissima casa, ma troppo fredda, troppo preponderante sul pilota. Vale accetta il corteggiamento a lungo segreto della Yamaha, poi decide di firmare prendendosi non pochi rischi vista la scarsissima competitività della moto: un solo podio in tutta la stagione, con Barros a Le Mans. Lascia quella situazione da "condannato a vincere" con la scenetta dei secondini a Sepang. Vuole dimostrare che il pilota conta almeno quanto la moto, se non un po’ di più.

2004, Yamaha MotoGP

Forse il titolo più bello. Il lavoro di scelta, collaudo e messa a punto di una moto nuova, il trovarsi in un ambiente più gradevole, il sentirsi più che importante, essenziale, l’essere amato, apprezzato e stimato. Se i giapponesi della Honda assomigliavano a fighetti di città, quelli della Yamaha sembravano più di campagna, se la tiravano meno. Questo il succo di un capolavoro: vittoria alla prima uscita a Welkom, in Sud Africa in  una corsa fantastica contro Biaggi e la Honda, il bacio alla moto a fine gara… e il mondiale che arriva a Phillip Island in Australia con la maglietta (e il casco gettato alla folla) "Che spettacolo".

2005, Yamaha MotoGP

Continua la serie di titoli consecutivi: ai 3 Honda, se ne aggiungono 2 con la Yamaha, con il record di Doohan eguagliato. È un’altra stagione incredibile con 11 vittorie e 16 podi su 17 gare. Sembra invincibile, e in realtà lo è. Vince il titolo in Malesia a Sepang dove, prima del podio, naturalmente con maglietta dedicata disegnata da Aldo Drudi e ideata insieme agli amici, lo aspetta la scenetta di Biancaneve e dei 7 nani, a rappresentare il settimo sigillo.

2008, Yamaha MotoGP

Dopo due anni di sconfitte, prima da Niki Hayden con la Honda, poi da Casey Stoner con la Ducati, Rossi ritorna vincente. La scelta determinante è quella di passare alle gomme Bridgestone (allora non c’era ancora il regime di monogomma) che avevano contribuito al successo dell’australiano e per fare ciò divide il box con un muro che lo separa da Jorge Lorenzo che usa le Michelin. Anche stavolta passo incredibile con 16 (9 vittorie) podi su 18 gare, il sorpasso al "Cavatappi" di Laguna Seca proprio su Stoner a marchiare una stagione e la festa in Giappone con tanto di notaio che certifica il successo e la maglietta strepitosa con la scritta "Scusate il Ritardo" e un orologio sulle 8. Poi festa nel container con uno sgrollo di Whisky che gira come in montagna tra amici, membri del fan club e, per quella volta, Guido Meda e il sottoscritto.

2009, Yamaha MotoGP

È la stagione della vittoria all’ultima curva su Lorenzo a Barcellona, uno dei sorpassi più belli della storia. È anche l’anno della sua vittoria numero 100 ottenuta ad Assen in Olanda. I successi sono 6, i podi 13 su 17 gare. Vince il titolo che lo porta ad eguagliare miti del calibro di Carlo Ubbiali e Mike Hailwood. Il Mondiale lo vince in Malesia chiudendo terzo, si tratta di un mondiale sofferto, voluto con tutte le forze. E alla fine ecco la maglietta celebrativa: "Gallina vecchia fa buon brodo". E nessuno avrebbe ami immaginato quanto quella gallina in realtà fosse ancora giovane e ruspante quasi dieci anni dopo.