SBK. Virginio Ferrari, team manager della Ducati Anni '90: "La Ducati V4 è come la 916"

MotoGp

Max Temporali

Dai regolamenti, meno rigidi di oggi, agli investimenti del team. Virginio Ferrari, team manager della Ducati negli Anni '90, racconta il debutto straordinario nella Superbike della Ducati 916 che vinse il Mondiale al suo esordio nel '94 e battè ogni record

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La Ducati 916 è una moto meravigliosa del 1993 che dominò la Superbike e che tanti piloti riuscirono a guidare forte. Vinse all’esordio nel ’94 e infilò 3 mondiali uno dietro l’altro. Erano gli anni in cui il campionato aveva molte meno regole di oggi e i gommisti erano liberi di investire. Il team manager della squadra ufficiale era Virginio Ferrari, che spiega tutto nei dettagli: "Nei primi anni della Superbike, l’ingegner Bordi riuscì ad ottenere un regolamento sicuramente a noi favorevole che, avendo una bicilindrica, potevamo correre con meno peso e più cilindrata degli altri. Si parlava di 145 kg, cioè 20 meno dei 4 cilindri, e 1.000 cc invece di 750".

Quelle Ducati 916 erano davvero le stesse moto che potevi comprare in concessionaria?
"I telai venivano scelti. Erano di serie, non erano fatti apposta per noi, però Massimo Tamburini li selezionava per tirare fuori i migliori; dico solo che erano 'curati'. All’epoca avevamo 2 moto per pilota a disposizione, usavamo i freni in carbonio e fui il primo ad adottare l’elettronica sulle SBK: le nostre 916 montavano già la sonda lamda, oltre ai sensori di controllo dell’affondamento di forcella e ammortizzatore. Eppure restavamo sempre sotto peso, ci mancavano un paio di chili per raggiungere il nuovo limite, cresciuto a 155 kg. Usavamo come zavorra dei triangoli di piombo che posizionavamo nel baricentro della moto".

Avevate dei motori "tirati", l’affidabilità era al limite e per vincere dovevano essere sempre freschi. 
"Le nostre 916 sono cresciute nel tempo da 138 cv a 144, ma ovviamente andavano tenute sotto controllo. Ruotavamo 2 motori a gara su ciascuna moto e quello nuovo lo mettevamo per l’ultima sessione di qualifica per usarlo poi anche in gara. Se il pilota sentiva un'anomalia, o anche la più piccola vibrazione, lo sostituivamo in blocco per non correre rischi. Alla fine della stagione ci ritrovavamo ad aver usato anche 25/30 motori per ogni pilota su un campionato di 11-12 gare".

Budget? 
"Siamo partiti con un miliardo e 100 milioni di lire la prima stagione, è cresciuto fino a 1 miliardo e 600, ma in realtà spendevamo di più. Per vincere dovevi investire in continuazione, il livello era esasperato. Siamo arrivati a un punto che le nostre 916 con Fogarty registrarono due record straordinari: a Donington, battendo il primato di Kevin Schwantz con la Suzuki 500, e a Sugo, precedentemente detenuto da Mick Doohan con la Honda 500".

Oggi la Ducati V4R è una moto dedicata alla Superbike come lo erano le versioni speciali di allora. Come la 916, è tecnicamente più avanti della concorrenza. Risultato? 6 gare vinte, su 6 disputate. E questo week end si torna a correre in Europa.