Bautista e la Ducati stanno riscrivendo la storia della Superbike. Il merito non è solo delle prestazioni del motore V4, ma ad Assen è emerso il talento dello spagnolo, che ha segnato un tempo degno di un confronto con i colleghi della MotoGP
Bautista e la Ducati stanno riscrivendo la storia della SBK. Nel dubbio che ci si limitasse a enfatizzare le sole prestazioni del motore V4, ad Assen è emerso di gran lunga il pilota. Un circuito guidato e con alcuni settori "da pelo", dove Rea ci ha vinto 12 volte in carriera ed era l'occasione per ristabilire gli equilibri in campionato. Il fatto è che Alvaro ha avuto le ali più grandi della sua moto, riuscendo a farla volare con le sue "imperfezioni". Ondeggiava, derapava, scalciava, ma a lui stava bene così e mentre Johnny cercava insaziabile la perfezione della sua Ninja, Alvaro si limitava a metterci del suo, con la massima consapevolezza delle scelte fatte. Il riferimento va soprattutto alle gomme, con quella mescola morbida che avrebbe dovuto soffrire da metà gara in poi, spiazzando persino le previsioni di Pirelli per la capacità di Alvaro di gestire il consumo e la velocità. Quell'1'3''564 sparato al 13° giro di 21, fa brillare la Superbike nel senso esplosivo del termine, perchè è stato semplicemente più veloce di sè stesso rispetto alla Ducati MotoGP usata ad Assen nel 2018, nonostante le condizioni favorevoli: c'erano 23°C e 40 sull'asfalto, contro i 9°C di ieri e appena 17 in pista. Da quando esistono le gare delle derivate di serie, assistiamo a fasi alterne in cui i due campionati si avvicinano nelle prestazioni: nel '94 Fogarty fece il record della pista a Sugo e a Donington con la Ducati 916, battendo le 500 GP. Anche Rea con la Kawasaki, sulla pista di Jerez, "scazzottò" col record del Motomondiale.
Il confronto con la MotoGP
Oggi, Bautista, con una Superbike tecnicamente molto più limitata di un tempo e con un propulsore che gira più basso della versione stradale (!), ha segnato un tempo a soli 186 millesimi dal best di Dovizioso dello scorso anno, che in quel Gran Premio fu il più veloce dei piloti "desmodotati". Il confronto, su piste così, è impietoso per la MotoGP: moto da milioni e milioni di euro, leggere, tutte in carbonio, freni compresi; gomme speciali, 50 cv in più nel motore e un'aerodinamica da Formula Uno. Se pesiamo i costi e la tecnologia delle due moto, dovrebbero esserci 4 o 5 secondi di differenza, ma ad Assen le prestazioni delle due formule hanno trovato la massima convergenza, persino nel giro cronometrato con partenza da fermo: tempo di Bautista, 1'40'', cioé lo stesso di Marquez & company. Se per i puristi dei numeri e per i motociclisti è tutto molto stimolante e avvincente, per chi organizza i due campionati può essere un campanello d'allarme che suona forte da bucare i timpani…