MotoGP, GP del Mugello. Valentino Rossi, Antonio Conte e José Mourinho: destini incrociati

MotoGp

Alfredo Corallo

Rossi partirà 18° al Mugello, ma ci sono alcune strane coindidenze che fanno sperare (e sorridere) il pilota della Yamaha. Il 1° giugno del 2008 Valentino vince la sua 9^ e ultima gara al Mugello, settima consecutiva in MotoGP. Sono i giorni in cui Mourinho arriva all'amata Inter di Vale e 11 anni dopo sulla panchina nerazzurra ecco Antonio Conte che, da ct dell'Italia, s'ispirò spesso a Rossi: "È un esempio, e sarebbe un bell'esterno offensivo..."

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FOTO. IL NUOVO CASCO DI ROSSI

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Undici anni come oggi, come gli 11 della "Tribù dei Chihuahua", gli amici storici di Tavullia negli anni d'oro dell'Apecar, delle immense compagnie, insomma stessa storia, stesso posto, stesso bar. La tribù dei titolari inamovibili sul casco del Dottore, come quella volta al Mugello, il 1° giugno del 2008, sotto gli occhi spiritati di Vale, dalla fantasia del suo visionario di fiducia Aldo Drudi per la settima e ultima meraviglia in MotoGp sul circuito toscano, la nona sinfonia "corale" di Rossi che qui aveva trionfato anche in 125 e in 250. Poi la vittoria di Stoner nel 2009 e la lunga "dittatura" spagnola, spezzata soltanto dalla Ducati di Andrea Dovizioso nel triplete tutto tricolore del 2017 e quell'ossessione mai sopita per la "Decima" della Marea gialla che inonderà d'amore e di colore anche domenica la folle rincorsa del Dottore al suo sogno Mondiale. 

Il Maestro, il "pirla" e il niño

Perché Valentino è stato un Maestro nel battere gli spagnoli, il loro "Grande incubo" - per citare sempre Max Pezzali - nel ciclo del dominio sportivo iberico: Rafa Nadal nel tennis, la Nazionale di calcio campione d'Europa e del mondo; e in quello stesso pomeriggio di giugno del 2008, a Milano, Alberto Contador incoronato re (del Giro) d'Italia. Che Marc Marquez aveva 15 anni (19^ quella domenica al Mugello in 125) ed esistevano ancora le mezze stagioni e più che i giorni della merla erano i giorni del "pirla": a due passi da piazza Duomo, all'indomani del trionfo di Rossi e del "Pistolero" in maglia rosa, José Mourinho firmava il patto di sangue con l'Inter di Moratti e Materazzi, amico di Valentino, campeones a Madrid nel 2010.

Nella stessa Madrid che farà da cornice alla finale di Champions tra Liverpool e Tottenham e che segnerà il debutto in società (nerazzurra) di Antonio Conte, non esattamente un brother per Matrix, ma con la benedizione del pilota della Yamaha: "È molto bravo, veramente tosto, ha sempre fatto bene. Ha vinto e convinto ovunque è andato". Un commento più a "mescola morbida" rispetto alle dichiarazioni che sciorinò in occasione dell'ingaggio del portoghese: "Mourinho è uno estremo e, se non fossi interista, mi starebbe antipatico. Ha un modo particolare di comunicare, è molto aggressivo, se la prende, si arrabbia, è un personaggio. Però in carriera ha dimostrato di essere un super tecnico e se ha vinto la Champions con il Porto saprà il fatto suo. Ma adesso deve farlo anche con l'Inter...". 

Giugno 2008: Mourinho è il nuovo allenatore dell'Inter, Marc Marquez alla stagione d'esordio nel Motomondiale (foto Lapresse)

Quell'Italia-Spagna da paura

Valentino ricambia alle cortesie che Conte gli dedicò spesso in passato, preso a modello dal mister salentino, ispirato dal pesarese anche nella "crociata" contro gli spagnoli. Così, alla vigilia di Euro 2016: "Mi piacerebbe che la mia Nazionale fosse veloce come Rossi, seguire il suo esempio, ma stiamo parlando di un top assoluto dello sport. Sì, fare come Valentino: partire non da favoriti e poi diventare come lui, anche nel nostro gioco conta molto la velocità, è il propulsore di tutto". E allora gli azzurri non corrono, volano: qualificati agli ottavi dopo appena due partite e con l'avversario più scomodo all'orizzonte, le Furie Rosse di Del Bosque. Che Rossi, incalzato su un pronostico, si sente quasi in colpa: "Seguo sempre la Nazionale, siamo stati molto sfortunati, la Spagna è più forte e li abbiamo beccati troppo presto... Ma è una gara secca e può essere 50 e 50". Sul "circuito" di Saint-Denis non ci sarà storia: una "derapata" di Chiellini, la "sgasata" finale di Pellé e passa la paura: spagnoli a casa, in tutta velocità, come da istruzioni di guida.  

La Repubblica del Mugello

Un "carteggio"quello tra il Valentino e Antonio cominciato nel settembre del 2015, dopo la vittoria del Dottore a Silverstone: "Rossi è un campione immortale, vincente, ha fatto qualcosa di straordinario ed essendo imprevedibile, se lo avessi in Nazionale lo farei giocare in attacco, farebbe tanti gol, sarebbe un bell'esterno offensivo... Mi piacerebbe avere tanti Valentino Rossi in squadra, ma ci stiamo lavorando...". E, qualche mese più tardi, la "carezza" al pilota vittima del "biscottone" di Valencia della premiata ditta Marquez-Lorenzo-Pedrosa. "Da uomini di sport siamo tutti dispiaciuti per Valentino, ha fatto una grandissima stagione e questo non può non essergli riconosciuto. Ma lui è e resta un campione immenso e spero di vederlo lassù per tanto tempo a portare avanti i valori e i colori dell'Italia". Verdi, bianchi e Rossi, con una spruzzata di nero e azzurro in un mare di giallo. Una Festa, per tutti. 

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