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MotoGP 2021: Binder potenziale fenomeno, ma in pista serve meno aggressività

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Paolo Beltramo

La KTM ha deciso di investire molto sulla MotoGP e sui giovani piloti cresciuti in casa. Da questa mentalità nasce il progetto costruito attorno a Brad Binder, 25enne sudafricano dalle capacità assolutamente eccellenti. Il team austriaco punta su di lui: un ragazzo vincente, che sta maturando dal punto di vista caratteriale, ma che deve imparare a controllare meglio la sua aggressività in pista se vuole diventare un campione

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Un altro classe 1995 che arriva al top, ulteriore dimostrazione del cambio generazionale in corso. Interessante anche il fatto che i Binder (Brad è il maggiore di due fratelli, entrambi da corsa) siano sudafricani, riportando così al Mondiale una nazione che nel passato ha avuto grandi piloti: basti ricordare Kork Ballington e Jon Ekerold per risvegliare vecchie emozioni che si vivevano anche a casa loro, soprattutto a Kyalami e poi a Welkom. Brad è stato, come molti suoi avversari, uno che il Mondiale lo ha assaggiato coi 2 tempi, la 125, nel 2011 correndo soltanto 5 gare. Nei 2 anni successivi corre in Moto3 con una Kalex KTM e poi una italo-indiana Mahindra. In quelle prime due stagioni non ottiene neanche un podio, ma si prepara, si adatta, capisce, migliora. Difatti nel 2014 ancora con Mahindra ottiene un secondo e un terzo posto. Ma la svolta arriva nel 2015 col passaggio in KTM dove ottiene 4 podi, 1 secondo e 3 terzi. Era ovvio che dopo l’anno propedeutico fosse pronto per vincere il titolo e difatti ingoia gli avversari manco fosse un mostro alieno: 6 pole e 14 podi su 18 gare, 7 primi, 5 secondi 2 terzi. Ovvio che KTM continui a puntare su questo ragazzo aggressivo e vincente. In Moto2, alla prima stagione, nel 2017 ottiene due secondi e un terzo. Poi continua con 3 primi, nonostante una moto con un telaio a volte difficile da guidare. Nel 2019 finisce secondo con 5 vittorie 3 secondi e un terzo posto. Ora viene il bello, perché KTM decide di investire molto sulla MotoGP e sui giovani piloti cresciuti in casa nelle varie categorie dove la casa austriaca è presente (tutte, più la rookies cup). Insomma anche Binder arriva al top, corona la prima parte del suo sogno e nel difficile 2020 esordisce in MotoGP.

Guida eccellente, ma troppa aggressività

È evidente che si tratti di un pilota di quelli buoni e riesce alla sua prima stagione nella MotoGP a vincere anche la sua prima gara, facendo un po’ peggio di Oliveira (2 vittorie), ma meglio del compagno di marca più celebrato e considerato, Pol Espargaró, che lascia la casa di Mattighofen per passare a giocarsi la sfida con Marc Marquez in Honda Repsol. Speriamo che riesca ad accadere, significherebbe che MM93 è tornato e sta bene. Tornando a BB33 di lui si deve dire che ha capacità assolutamente eccellenti nella guida. Ultimamente sta anche maturando come carattere, lasciando un po’ di aggressività, anche se non ancora abbastanza. Il suo modo di correre è con il coltello tra i denti, ma in MotoGP non sempre puoi permetterti questo atteggiamento, perché capita per forza la volta che devi gestire. A vari livelli lo hanno dimostrato anche superpiloti come Rossi, Stoner, Marquez. Quanto accaduto a Marquez sembra essere un avviso messo lì, davanti agli occhi di tutti i piloti: questo è comunque uno sport pericoloso, esagerare paga finché il destino non chiede il conto. Un conto che può essere molto salato, addirittura impossibile da pagare. E a quel punto non corri più o ci metti una vita a ritornare come eri. Sempre che non accada una disgrazia di quelle irreparabili. Insomma Binder è un possibile fenomeno, ma deve controllare di più la sua aggressività.

approfondimento

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Pro

  • Capacità di migliorarsi sempre
  • Velocità e coraggio
  • Bello da veder guidare
  • Ancora non si conosce il suo limite
  • Voglia di imparare
  • Non si tira mai indietro

 

Contro

  • Un po’ troppo aggressivo
  • Qualche errore di troppo
  • Deve imparare a raccogliere senza sprecare
  • Conferme già date, ora la costanza