MotoGP, GP Portimao (Portogallo), le pagelle di Paolo Beltramo
Quartararo sfrutta al meglio la sua partenza in 5^ posizione, si libera prestissimo degli avversari con moto più veloci sul dritto e riesce a fare la gara che sognava: da solo, senza nessuno che lo costringesse a staccate tremende o traiettorie meno fluide. Insomma, gara perfetta. Ducati, serve (in fretta) un vero leader. Bene Suzuki, molto bene Aprilia: le pagelle del GP del Portogallo
di Paolo Beltramo
Un weekend difficile quello portoghese, prima europea del mondiale 2022. Vento forte e pioggia hanno complicato le cose un po’ a tutti. Poi, come sempre, c’è chi in situazioni così ci sguazza (letteralmente) e chi invece ne viene sommerso e c’è chi si trova casualmente nel posto giusto al momento giusto.
In questo caso, parlando soltanto del giorno della gara, in Moto2 si sono stesi in 11 praticamente insieme su una curva che il giro precedente era umida e quello dopo bagnata. Detto che è andata bene che nessuno si sia fatto davvero male, la situazione ha aiutato chi stava dietro ai primi e che ha visto da abbastanza lontano cosa stava succedendo.
Come Joe Roberts che poi, nel secondo via dopo la bandiera rossa e con soli 7 giri e 18 piloti al via ha stravinto tenendo un passo che sembrava esagerato perfino a un mago del bagnato come Mattia Pasini e Celestino Vietti, che è arrivato ottimo secondo rimpolpando di molto il suo vantaggio in classifica (ora sono 34 punti su Ogura).
Il tutto, però, iniziato e continuato per la solita confusione che c’è quando accade qualcosa di imprevisto. Innanzitutto, probabilmente, la bandiera rossa andava data prima visto che da un po' i commissari stavano sventolando quella (bianca con X rossa) che segnalava pioggia.
E poi, ok, il regolamento dice che si deve rientrare ai box con la moto entro 5 minuti dallo stop anticipato della gara e passando per la corsia box senza tagliare, ma quando ne cadono 11 e non per colpa loro e qualcuno rientra dalla corsia di soccorso e magari dal retrobox la razionalità dice che si può fare un’eccezione e riammettere chi in qualche modo è rientrato ai box. Anche considerando che questo 3 cilindri Triumph, non si mette in moto neanche se lo spingono in 3 commissari.
Ma direte: “il regolamento parla chiaro”. Giusto. Quante sono state, però, le volte che si è chiuso un occhio, magari addirittura due, oppure si è cambiato il regolamento in corso, si è inventata una regola o non se ne è applicata un’altra (come in Argentina 2 anni fa con la pole di Miller da solo là davanti e Marquez lasciato partire dopo aver spinto la moto per riaccenderla sulla griglia ed essere tornato contromano a schierarsi) senza nessuna riunione con la Federazione e testo scritto?
Il fatto che il Motomondiale stia sempre più diventando uno show e sempre meno uno sport puro avrà anche i suoi vantaggi: stavolta era l’occasione giusta per approfittare di questa “elasticità” a comando. Soprattutto in una categoria dove si ha a disposizione una sola moto e non 2 con “flag to flag” come in MotoGP. Una corsa con 18 piloti al via e 7 giri soltanto è una specie di mediocre palliativo che penalizza chi non c’era in quella gara ristretta.
Peccato per questi inconvenienti gestionali e per quelli meteorologici che hanno se non impedito, almeno complicato la messa a punto di molte moto, ma alla fine quello che conta davvero è che comunque si è trattato di un bel GP, pieno di vita e con un paddock di nuovo animato, vero. E domenica c’è già Jerez, l’altro GP Europeo continentale poco oltre le Colonne d’Ercole. Speriamo con un tempo migliore e, soprattutto, meno disastri.
Un uomo solo al comando – Fabio Quartararo ha sfruttato al meglio la sua partenza in quinta posizione e si è liberato prestissimo degli avversari con moto più veloci sul dritto riuscendo a fare la gara che sognava, il modo migliore per poter vincere: da solo, davanti a guidare senza nessuno che lo costringesse a staccate tremende, traiettorie meno fluide, percorrenze meno veloci.
Insomma gara perfetta, e vittoria strameritata per il fenomeno di origine italiana che ha risollevato anche la Yamaha, altrimenti davvero mediocre (11° Dovizioso a oltre 29” dal “Diablo” e 13° Morbidelli a 33”).
Ora infatti il campione in carica che si è anche gettato nell'invitante piscina del circuito, è anche primo in classifica a pari merito con Rins. 10 a lui, 9 all’efficacia della Yamaha quando può essere guidata da sola, 4 agli altri. Bisogna capire cosa stia accadendo soprattutto a Morbidelli che dopo l’operazione al ginocchio non ha mai più guidato come sa.
Le origini di Quartararo
Mini super squadra – Suzuki, con Aprilia 2 sole moto, ma buonissime. Stavolta Rins ha compiuto un’impresa epica passando da ultimo a oltre metà gruppo in meno di un giro. Poi è riuscito a finire quarto il che gli vale il primo posto in campionato alla pari di Quartararo. A parte la considerazione che dopo 5 gare davanti ci sono 2 moto con motori in linea e non a V, va detto che la bella figura della Suzuki avrebbe potuto essere molto più consistente se Jack Miller non avesse steso Mir a oltre due terzi di gara mentre lottavano per il podio.
Resta comunque l’impressione di moto, piloti e squadra da tenere sempre presente soprattutto ora che pure Rins non sbaglia più. 9.
Senza un leader – Sembrava che la selezione “naturale” delle corse avesse indicato anche per Ducati un leader inatteso, ma consistente come Bastianini e uno da ritrovare come Bagnaia. Il primo stavolta ha commesso un errore ed è scivolato, ci sta, in fondo: uno sbaglio lo commettono tutti in una stagione. L’importante è non farlo più soprattutto in un campionato così, che sembra un triplo concentrato di risultati. Resta quarto a soli 8 punti dalla doppia vetta Enea.
Quasi ritrovato, nonostante una brutta caduta il sabato con un braccio dolorante e non perfettamente mobile, Pecco. Anzi probabilmente ritrovato come pilota, quel pilota là che ci aveva fatto approcciare questo mondiale con l’ottimismo dei forti. Poi problemi di moto con l’acerba GP22, un po’ di delusione e nervosismo lo hanno relegato lontano dai primi. Anche stavolta, ottavo, non è che abbia fatto sensazione, ma si è detto soddisfatto, finalmente in grado di guidare con naturalezza.
Bene, perché Miller, 4, sta sprecando troppe occasioni e Zarco, pole e secondo posto, 9, non è però finora sembrato capace di essere il leader dello squadrone Ducati anche se è a soli 18 punti dal primo. Insomma Pecco e forse Martin (caduto, 4) possono rientrare in gioco, ma devono fare in fretta. E per Ducati così si vince il titolo costruttori, ma quello piloti no. Serve, appunto, un leader, massimo due punte.
Non dargliela mai su – Aleix Espargaró corre nel mondiale da metà dello scorso decennio e la sua prima gara l’ha vinta quest’anno riportando Aprilia in alto nelle gare e per la prima volta a vincere in top class. E si trova pure a lottare per il titolo dopo essere stato anche primo nella graduatoria mondiale. Il terzo posto portoghese è stato frutto di caparbietà e un po’ di fortuna, ma lui c’è, va forte, non sbaglia e adesso arrivano piste che ama maggiormente.
Riuscire ad ottenere risultati così importanti non a fine carriera, ma in piena maturità sportiva è segno di abnegazione, volontà, autostima. E che Aprilia abbia costruito una supermoto. 9. Meno veloce, come sempre finora, Vinales che ad inizio gara non riesce a guidare bene col serbatoio pieno, poi però conquista un buon ritmo. Forse anziché dire che non cambierà il suo stile, farebbe meglio a cercare sia nella messa a punto, sia nella guida un approccio iniziale alla gara più efficace. 5.
Meglio Marquez, ma… - Stavolta MM93 è riuscito soltanto all’ultimo giro a conquistare il “titolo” di miglior pilota Honda, finendo sesto davanti a suo fratello Alex. Il tutto però a oltre 16” dal primo. Marquez sembrava potesse giocarsi il successo a Portimao, invece c’è ancora qualcosa che nella moto e forse anche, ogni tanto, in lui non funziona alla perfezione.
Pol Espargaró in quel gruppetto in bagarre è finito dietro anche a Bagnaia, nono, mentre Nakagami è come se quest’anno non avesse ancora iniziato a correre davvero. L’unica considerazione positiva è la rinascita di Alex, tosto e combattivo. Ma se Honda vuole vincere serve altro. 5.
Casa dolce casa – Miguel Oliveira col quinto posto casalingo ha quasi raggiunto in classifica il compagno Binder (caduto), salvando almeno un po’ la faccia di KTM, casa che da un paio di gare sembra in recessione, manco fosse legata al Pil di un paese in difficoltà. Dopo un inizio di stagione formidabile, sono arrivate le prime delusioni e soprattutto l’assenza di gioie. La sensazione è che la moto sia piuttosto buona, l'organizzazione pure, ma che manchi il fuoriclasse capace di portare la KTM ai vertici assoluti con costanza. 6.
Crazy american boy – Joe Roberts, dopo la ripartenza, ha praticamente -come si dice- fatto un altro sport, girando su un ritmo assurdo fin da subito. Nessuna prudenza, ma fiducia cieca e totale nelle sue sensazioni che gli dicevano che poteva tenere un ritmo che agli altri sembrava la via più breve per cadere. Li ha massacrati, ha stravinto.
Bene, lui è simpatico e la squadra è italiana, ma chi più ha tratto beneficio da questa doppia gara della Moto2 è stato Celestino Vietti che ha ascoltato i consigli di Uccio e ha aspettato ad attaccare fino ad essere sicuro di quello che faceva e poi ha portato a casa il secondo posto che vale più di un primo vista l’assenza dei suoi più vicini avversari e soprattutto viste le difficoltà che stava vivendo in gara 1. Un (bel) po’ di fortuna presa al volo però grazie alla classe e alla freddezza. Bene. 9.
Gara in difesa – Per gli italiani Migno settimo e Foggia ottavo, una gara poco esplosiva, anzi piuttosto in difesa, cercando di perdere il meno possibile dagli scatenati Garcia e Masia che finendo primo e secondo hanno conquistato la leadership iridata (Gracia per un punto su Foggia), mentre Masia è terzo con 4 punti su Migno.
La Moto3 è una categoria che soltanto un fuoriclasse riesce a dominare e finora il migliore è stato Denis Foggia, ma questo Garcia sembra pronto a ripercorrere la strada di altri come Mir o Acosta. Vedremo, ma il timore è questo. A presto, domenica da Jerez.