
LA FOTOGALLERY – Pelle Cass nasce nel 1954 a Brooklyn, New York. Studia arte nel Minnesota, in New Mexico e poi a Boston, dove frequenta la School of the Museum of Fine Arts e poi l’università di Massachusetts. È autore di diversi progetti fotografici denominati Selected People: l’ultimo (Selected People, New: 2014-), ancora in fase di completamento, lo ha portato nel 2015 a calcare anche un parquet Nba, quello degli Atlanta Hawks. Qui ha applicato a un incontro di basket la sua particolare metodologia di lavoro che, inserendosi nel filone del photoviz, cerca di tradurre in una singola immagina complessità ed evoluzione di determinati fenomeni reali.
di Mauro Bevacqua

La partita è quella del 20 febbraio 2015, sul parquet della Philips Arena. Gli Atlanta Hawks ricevono i Toronto Raptors – e non finirà bene (105-80 per i canadesi). Pelle Cass si mette al lavoro durante l’intero secondo tempo della partita. Scatta per un totale di 75 minuti, la bellezza di 2.361 immagini. Finirà per lavorarne in post-produzione 646, ovviamente su Photoshop: un processo che gli porta via 57 ore, nell’arco di tre giorni. Il file che ottiene alla fine conta 123 livelli, e vede in campo 11 giocatori degli Hawks, più la mascotte della squadra. Ecco la Gif che riassume tutto il suo lavoro (Foto Pelle Cass)

COM'È NATO QUESTO PROGETTO? “Era il 2008, me ne stavo comodamente seduto sul portico di casa mia. Mi domandavo cosa sarebbe successo se si fosse potuto registrare visivamente tutto quello che succedeva in una strada, su un banale marciapiede, nel corso di un’intera giornata. Persone, corpi, cani, gatti, uccelli, foglie, spazzatura: si sarebbe accumulato tutto, fino a coprire l’intera immagine in un caos senza senso. Ho pensato che avrei potuto catturare un po’ di questo caos con la mia fotocamera, perché alla fine sono io che controllo cosa finisce dentro una mia immagine. Nelle foto che ho scattato sul parquet degli Hawks ho cercato di restare fedele a questa confusione” (Foto Pelle Cass)

PERCHÉ GLI ATLANTA HAWKS? “Perché il progetto mi è stato commissionato da Maxim, un magazine che al tempo era in fase di rebranding - e non era certo conosciuto per un approccio innovativo alle immagini delle sue pagine. Gli Hawks erano una squadra in ascesa, giovane e in miglioramento [gli scatti sono del 2015, ndr], e tanto scegliendo loro quanto scegliendo di utilizzare il mio lavoro l’intento della testata era quello di segnare un nuovo inizio” (Foto Pelle Cass)

COME HA LAVORATO? “Ho portato con me mio figlio Bartholomew, che mi ha fatto da assistente. Ero nervoso, perché avrei dovuto lasciare la mia macchina fotografica nella stessa posizione per almeno un’ora, in modo da permetterle di scattare tutte le foto di cui avrei avuto bisogno, ma questo significava poterlo fare non più di due volte nell’arco dell’intera partita. Ho scattato centinaia di foto, ma da tre angolazioni soltanto” (Foto Pelle Cass)

“VISUALIZZARE INFORMAZIONI ATTRAVERSO LA FOTOGRAFIA”: È QUESTA LA DEFINIZIONE DEL TERMINE PHOTOVIZ. TROVA DELLE ANALOGIE CON LE MAPPE DI TIRO SEMPRE PIÙ COMUNI NELL'ANALIZZARE I DATI STATISTICI NBA? “Sì, assolutamente. Anche perché lavorando sulla foto ho scoperto come i giocatori siano fedeli a una loro certa routine, occupando gli stessi spazi sul campo, seguendo le stesse routine nei movimenti. A una prima occhiata in una singola azione sembra tutto casuale, mentre invece la pallacanestro è in un certo senso un gioco di ripetizioni, intervallato da sprazzi di genio. Va ricordato che gli avversari di serata, i Toronto Raptors, scompaiono completamente dal mio lavoro: questo rafforza la convinzione che alla fine uno nota soltanto quello che vuole vedere” (Foto Pelle Cass)

PERCHÉ HA DECISO DI DEDICARSI A UN PROGETTO DEL GENERE? “Nell’ambito della fotografia c’è una lunga storia di scatti che ‘fermano’ tempo e movimento. Quelli che mi hanno ispirato maggiormente sono i lavori di Edweard Muybrdige, la cui serie ‘Animal Locomotion’ sul finire del 1800 raffigura tutta una serie di persone e animali in sequenze che sono impossibili da vedere a occhio nudo – ad esempio il modo in cui gli zoccoli di un cavallo si alzano da terra durante il galoppo” (Foto Pelle Cass)

NELLE SUE FOTO "NIENTE VIENE ALTERATO MA SOLO SELEZIONATO". QUANTO È IMPORTANTE LA REALTÀ NEL SUO LAVORO? “In un certo senso c’è più realtà – o verità, se si vuole – in una delle mie foto che in ciascuno dei singoli scatti che uso per arrivare al prodotto finale. Nell’immagine scattata sul parquet degli Hawks, ad esempio, si vede tutto quello che è successo durante un intero tempo di gioco, non solo durante un attimo durato 1/250 di secondo. In un certo senso nessuno dei due ‘racconti’ è reale, ma l’abitudine che abbiamo sviluppato nel guardare una foto ci fa spesso dimenticare che quell’immagine richiama solo un misero istante, diverso da quella che è la complessità della vita. Le mie foto forse non sembrano reali, però credo funzionino in maniera simile a come funziona la nostra memoria, che gestisce tutte le immagini e le informazioni contemporaneamente” (Foto Pelle Cass)

Ecco l'immagine finale, il prodotto finito, la foto che Pelle Cass ha inserito nel suo progetto "Selected People, New: 2014-", esposta in diversi musei e gallerie statunitensi (da Boston a Houston) ma anche in giro per il mondo (dal Belgio alla Norvegia) (Foto Pelle Cass)

Un'altra immagine scattata - questa volta da bordocampo - da Pelle Cass durante lo shooting per Maxim. Invece dei giocatori, in evidenza qui i palloni ritratti nelle loro traiettorie durante il riscaldamento prepartita degli Hawks (Foto Pelle Cass)