Le votazioni per i primi tre quintetti NBA disegnano la Top 15 della lega: con James Harden unico voto unanime, ecco chi è dentro e chi fuori, chi ha visto il suo posto confermato e chi magari l'ha perso, con ripercussioni che a volte vanno ben al di là di una questione di status o di orgoglio personale (vero Paul George?) - ECCO COSA CAMBIA PER GORDON HAYWARD E PAUL GEORGE
Primo quintetto: JAMES HARDEN, Houston Rockets (500 punti) | Con Mike D’Antoni in panchina ha fatto segnare il suo massimo in carriera per punti a partita (29.1, media praticamente identica ai 29 della stagione scorsa) ma è diventato il miglior passatore NBA con 11.2 assist di media, assemblando una stagione che lo rende legittimo candidato al titolo di MVP. Due volte oltre i 50 punti, delle 117 triple doppie messe a segno in stagione, 22 le ha fatte registrare lui (solo Westbrook ha fatto meglio), guidando i Rockets al terzo posto a Ovest e anche al secondo turno di playoff, dove Houston si è fatta eliminare da San Antonio in semifinale di conference.
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Primo quintetto: RUSSELL WESTBROOK, Oklahoma City Thunder (498 punti) | Una stagione storica, chiusa in tripla doppia di media, a 31.6 punti, 10.7 rimbalzi e 10.4 assist a uscita. È il favorito n°1 al titolo di MVP 2017, forte delle sue 42 triple doppie realizzate in stagione (battuto il record di Oscar Robertson), di cui tre messe a segno segnando più di 50 punti. Con lui i Thunder hanno chiuso la stagione con 47 vittorie e 35 sconfitte e la sesta testa di serie a Ovest. Nei playoff è arrivata l’eliminazione al primo turno da Houston nonostante una serie chiusa a 37.4 punti, 11.6 rimbalzi e 10.8 assist di media.
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Primo quintetto: LEBRON JAMES, Cleveland Cavaliers (498 punti) | Si tratta della sua 11^ inclusione nel Primo Quintetto NBA e di un giocatore che è già stato votato 4 volte MVP stagionale (naturale candidato anche quest’anno) fa quasi paura poter dire che LeBron James ha fatto registrare i suoi massimi in carriera per rimbalzi (8.6) e assist (8.7), il tutto segnando 26.4 punti a partita con il 54.8% dal campo (il 61.9% di percentuale reale) e facendo registrare ben 13 triple doppie (altro suo massimo in carriera). Con lui in campo +7.7 il net rating dei Cavs, con lui fuori -8.5: il peso specifico di James è tutto qui, e con lui Cleveland ha chiuso al secondo posto a Est prima di iniziare un’entusiasmante cavalcata playoff ancora senza sconfitte (9-0).
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Primo quintetto: KAWHI LEONARD, San Antonio Spurs (490 punti) | Anche lui naturale candidato MVP, si è affermato come assoluto leader della squadra allenata da coach Popovich raccogliendo il testimone da Tim Duncan. Al massimo in carriera per punti (25.5) e assist (3.5), nel sistema degli Spurs, dietro uno stile di gioco tutt’altro che appariscente, i progressi di Leonard sono stati mostruosi, e il suo contributo sui due lati del campo – tanto in attacco quanto in difesa – ha pochissimi rivali nella lega. Come dimostrato in un epico finale di partita contro Houston nella sfida diretta contro James Harden, in una gustosa anteprima di playoff.
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Primo quintetto: ANTHONY DAVIS, New Orleans Pelicans (343 punti) | Spesso dimenticato (o quantomeno trascurato) nell’ennesima stagione difficile dei suoi Pelicans (34 vittorie, 48 sconfitte) i riflettori si sono accesi su AD soltanto in occasione dell’All-Star Game disputato sul parquet di casa, e chiuso con il titolo di MVP e il record all-time per punti segnati (52, superato il primato di Wilt Chamberlain). Sono altri però i numeri che assicurano un posto a Davis negli All-NBA team (dopo l’apparizione sempre nel primo quintetto del 2015), quelli che lo consacrano quarto miglior marcatore di lega (28 a sera), secondo stoppatore (2.23) e settimo rimbalzista (11.8).
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Secondo quintetto: ISAIAH THOMAS, Boston Celtics (236 punti) | Dietro le 53 vittorie e il primo titolo della Eastern Conference in nove anni dei Celtics c’è il grande lavoro di coach Brad Stevens ma soprattutto l’esplosione di una seconda scelta (n°60) al Draft come Isaiah Thomas, capace di chiudere la sua stagione al terzo posto tra i realizzatori NBA con 28.9 punti a sera (e un high di 52, contro Miami), massimo in carriera al pari dal 46.3% fatto registrare al tiro. Il n°4 biancoverde ha confermato tutto il suo lavoro confermando la chiamata all’All-Star Game ricevuta per la prima volta nel 2016, ma alzando ancora ulteriormente il suo livello di gioco, anche in mezzo a difficoltà personali di tutti i tipi.
Le immagini più significative della carriera di Isaiah Thomas
Secondo quintetto: STEPH CURRY, Golden State Warriors (290 punti) | Da due anni MVP della lega (consenso unanime l’anno scorso), la point guard degli Warrior paga l’arrivo in squadra dell’ennesima superstar (Kevin Durant) che ovviamente ne condiziona minuti, possessi e tiri. Ma attenzione a dare per scontato quello che il n°30 di Golden State continua a fare per coach Kerr e compagni: rimane il miglior marcatore dei suoi (25.3 a sera, contro i 25.1 di KD), con il 41% da tre punti (su 789 tentativi, 324 dei quali a segno), sfiorando il solito mostruoso 90% dalla lunetta e guidando gli Warriors per il terzo anno in fila oltre le 65 vittorie, al miglior record di lega (67-15, come nel 2015 del titolo).
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Secondo quintetto: KEVIN DURANT, Golden State Warriors (239 punti) | Già 4 volte miglior marcatore della lega e per 5 volte inserito nel suo primo quintetto, l’ex MVP NBA si conferma tra i migliori anche in un contesto nuovissimo, nel Superteam targato Warriors dopo 9 stagioni in maglia OKC/Seattle. A 25.1 di media ha fatto registrare il dato più basso dalla sua stagione da rookie (!), non a caso però con la miglior percentuale di carriera (il 53.7%) cui ha aggiunto anche medie rimbalzi (8.3) e stoppate (1.6) mai così alte. Il suo arrivo nella Baia dà una nuova dimensione alla squadra vice-campione NBA, e Durant sa essere decisivo anche difensivamente.
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Secondo quintetto: GIANNIS ANTETOKOUNMPO, Milwaukee Bucks (258 punti) | Difficile parlare di stagione della “consacrazione” a soli 22 anni ma il greco n°34 in stagione si è guadagnato la convocazione al suo primo All-Star Game (e relativo status, meritassimo) facendo registrare massimi in carriera in sostanzialmente ogni categoria statistica – punti (22.9), percentuale dal campo (52.1%), rimbalzi (8.8), assist, recuperi e stoppate (quasi 2 a sera). Il tutto ridando ai Bucks il primo record vincente (42-40) dal 2010 e riportando Milwaukee ai playoff dopo l’assenza dello scorso anno.
Antetokounmpo ha conquistato il secondo quintetto NBA con giocate del genere
Secondo quintetto: RUDY GOBERT, Utah Jazz (339 punti) | Di gran lunga la miglior stagione della sua carriera, come testimoniato dal massimo per punti (14.0), percentuale dal campo (66.1%), rimbalzi (12.8, settimo assoluto) e stoppate (2.6, nove). Con lui in campo Utah sfoggia un +8.1 di net rating che crolla a -2.9 quando è a riposo. Il francese si è dimostrato uno dei migliori difensori al ferro di tutta la lega (-12.6% al tiro per gli avversari quando lo fronteggiano sotto canestro), che ne fa uno dei principali candidati al premio di difensore dell’anno.
La Top 10 delle giocate di Rudy Gobert in maglia Jazz
Terzo quintetto: JOHN WALL, Washington Wizards (125 punti) | Alla settima stagione nella lega (tutte con la maglia di Washington) la point guard da Kentucky ha finalmente mantenuto tutte le promesse legate a quella prima scelta assoluta spesa per lui nel 2010. Stagione da massimi in carriera per lui in punti (23.1), percentuale al tiro (45.1), assist (10.7, secondo solo a James Harden) e recuperi (2.01, vicinissimo al leader NBA Draymond Green, 2.03). Gli Wizards si sono guadagnati la 4^ testa di serie a Est e solo una settima gara contro i Celtics li ha visti uscire di scena ai playoff, a un passo dalla finale di conference.
Velocità, ball handling e schiacciate: John Wall!
Terzo quintetto: DEMAR DEROZAN, Toronto Raptors (62 punti) | Il quinto miglior realizzatore NBA (27.3 di media) ha ottenuto quest’anno anche la prima convocazione da titolare all’All-Star Game, dopo due apparizioni tra le riserve. In coppia con Lowry ha guidato Toronto all’ennesima stagione vincente (51 vittorie, le stesse dei Cavs, e la testa di serie n°3 a Est), la quarta in fila conclusa con almeno 48 successi di squadra. Segna 4.7 punti in isolamento a partita, un dato che racconta del suo stile di gioco meglio di mille parole e che non a caso lo vede nell’élite della lega (dietro solo a Harden, Westbrook, Irving, Anthony e James).
DeMar DeRozan è il re del mid-range, ma sa anche andare al ferro
Terzo quintetto: JIMMY BUTLER, Chicago Bulls (102 punti) | Non è stata una stagione facile per i Bulls ma nonostante l’arrivo in squadra di due presenze “ingombranti” come quelle Dwyane Wade e Rajon Rondo il leader a Chicago si è confermato Butler, al massimo in carriera in quasi ogni categoria statistica – punti (23.9), rimbalzi (6.2), assist (5.5) e recuperi (1.9). Dietro allo sprint finale dei suoi Bulls per acciuffare l’ultimo posto ai playoff c’è sempre lui, autore di 27.4 punti a sera col 50% dal campo e oltre il 61% da tre nel mese di aprile.
La Top 10 delle azioni più belle di Jimmy Butler
Terzo quintetto: DRAYMOND GREEN, Golden State Warriors (134 punti) | Nonostante le principali statistiche siano in calo rispetto alla scorsa stagione (tutte in flessione punti, percentuale dal campo e da tre punti e rimbalizi) l’ala di coach Kerr rimane il miglior assistman degli Warriors e il n°1 in tutta la NBA per recuperi, occupando stabilmente le primissime posizioni anche per deflection (deviazioni difensive), sfondamenti difensivi e altri parametri statistici che ne fanno il candidato n°1 al premio di difensore dell’anno. A tutto questo va aggiunta la sua naturale leadership in un gruppo che lo ascolta e lo sopporta in maniera uguale.
La Top 10 delle azioni più belle di Draymond Green
Terzo quintetto: DEANDRE JORDAN, L.A. Clippers (54 punti) | L’anno scorso era il centro titolare del primo quintetto, quest’anno si accontenta di un posto nel terzo guadagnato dominando la NBA per percentuale dal campo (71.4%, “compensato” dal 48.2% dalla lunetta), finendo al terzo posto tra i rimbalzisti a quota 13.8 (ma secondo per percentuale di rimbalzi dietro solo ad Andre Drummond) e al settimo tra gli stoppatori (1.65 a sera). La solita dose di intimidazione difensiva e attacco attorno o sopra il ferro (il 99.3% delle conclusioni entro i tre metri dal canestro).
La Top 10 delle azioni più belle di DeAndre Jordan
Gli esclusi: KARL-ANTHONY TOWNS, Minnesota Timberwolves (50 punti) | Il giovane talento allenato da coach Thibodeau è il primo della lista degli esclusi: solo al suo secondo anno nella lega, bussa già alla porta dei grandi, e lo fa in virtù di una stagione chiusa con 25.1 punti e 12.3 rimbalzi di media (sesto nella NBA) con un ottimo 54.2% al tiro (confermato dallo stesso anno, pur su 4 tiri in più di media). Solo James Harden ha chiuso davanti al n°32 dei T’Wolves per numero di doppie doppie: sono state 62 quelle di Towns, leader incontrastato di una squadra pronta a fare il grande salto.
Lo sconfinato repertorio offensivo di Karl-Anthony Towns
Gli esclusi: CHRIS PAUL, L.A. Clippers (49 punti) | La classifica degli assist lo vede al quarto posto (dopo averla dominata per quattro volte in passato) e quella dei recuperi al terzo (già sei volte primo), segno di un’eccellenza nel ruolo che continua nonostante la point guard dei Clippers abbia appena compiuto 32 anni. Paul ha tirato come non mai da tre punti (5 tentativi a sera) e ha fatto registrare la miglior percentuale dall’arco della sua carriera (il 41.1%), segno che anche dopo 12 anni nella lega il n°3 vuole ancora trovare il modo di migliorare.
Chris Paul giocatore del mese ad aprile
Gli esclusi: MARC GASOL, Memphis Grizzlies (48 punti) | È stato nel secondo quintetto nel 2013 e addirittura nel primo nel 2015: quest’anno resta fuori dalla Top 15 nonostante un’annata comunque molto positiva, chiusa ai massimi personali per punti (19.5) e assist (4.6) e nella quale è riuscito ad arricchire il suo già notevole potenziale offensivo (prevalentemente interno) con l’arma del tiro da tre punti (convertito con il 38.8% su 268 tentativi stagionali, 202 in più di tutti quelli tentati nei precedenti otto anni di carriera).
Un bel ritratto di Marc Gasol
Gli esclusi: DEMARCUS COUSINS, New Orleans Pelicans (42 punti) | Una stagione divisa a metà, la prima parte con Sacramento, la seconda (dopo la trade deadline) a New Orleans: coi Pelicans (pur di fianco a Anthony Davis) ha addirittura incrementato le sue medie realizzative, già le più alte di carriera (3.4 punti in più a partita, 27 a sera il dato cumulativo finale), stabilendo in questo 2016-17 anche il massimo personale per assist (4.6, solo Al Horford davanti a lui tra i lunghi NBA).
La Top 10 delle azioni più belle di DeMarcus Cousins
Gli esclusi: PAUL GEORGE, Indiana Pacers (40 punti) | Era nell’aria e alla fine è stata confermata dalle votazioni, l’esclusione dell’esterno dei Pacers dalla Top 15 NBA. Pur ricevendo 40 punti totali (DeAndre Jordan quello con il totale più basso nei tre quintetti, 54) a “PG13” non è bastata una stagione ai massimi in carriera per punti (23.7 a sera) e precisione al tiro (il 46.1% dal campo, l’89.8% ai liberi) per convincere i votanti della sua appartenenza almeno al terzo quintetto NBA, inclusione/esclusione che ha importanti ripercussioni sulla sua situazione contrattuale, negandogli l’eccezione salariale riservata ai giocatori designati che avrebbe permesso ai Pacers di offrirgli un contratto oltre i 200 milioni.
Il futuro di Paul George: a Indiana o altrove?
Gli esclusi: GORDON HAYWARD, Utah Jazz | Anche per il n°20 dei Jazz la convocazione all’All-Star Game (la prima di sempre per lui) segnala il suo definitivo ingresso nell’eccellenza NBA, supportato anche da cifre che lo hanno visto al massimo di sempre per punti (21.9) e rimbalzi (5.4) ma anche per precisione al tiro tanto dal campo (47.1%) che da tre punti (39.8%) se si eccettua il suo anno da rookie, quando però il suo coinvolgimento non era neppure paragonabile a quello attuale. Eppure tutto questo non è bastato a strappare un posto nella Top 15 NBA per quest'anno.
La Top 10 delle azioni più belle di Gordon Hayward
Gli esclusi: HASSAN WHITESIDE, Miami Heat | Il miglior rimbalzista NBA (14.1 a sera, career high) e il quarto miglior stoppatore (2.1) ha disputato la sua miglior stagione statistica anche per quanto riguarda la produzione offensiva, portando in dote a coach Spoelstra 17 punti a sera con il 55.7% dal campo. Leader insieme a Dragic di un collettivo capace di iniziare il campionato 11-31 per finirlo invece 31-11, Whiteside costringe i lunghi avversari a tirare al ferro con una percentuale del 10.3% inferiore rispetto alla media, segno della sua capacità intimidatoria sotto canestro.
Anche una gara da 30 punti e 20 rimbalzi per Hassan Whiteside