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NBA, la tremenda vendetta di Jordan Bell: “Chissà come gioca ‘Cash Considerations’ per i Bulls…”

NBA

Il rookie di Golden State, scelto al Draft da Chicago ma subito ceduto in cambio di 3.5 milioni di dollari di "Cash Considerations", ha giocato una grande partita contro la sua quasi-ex squadra nella sua prima da titolare in carriera. "Forse non mi volevano perché li avrei aiutati a vincere troppe partite..." ha dichiarato davanti ai microfoni

Per la stragrande maggioranza dei Golden State Warriors, la partita contro i Chicago Bulls aveva tutte le caratteristiche per essere considerata una di quelle gare da vincere in fretta e dimenticare il prima possibile. Avversario stanco e scarso, partita davanti al pubblico amico, due All-Star tenuti a riposo.  Per tutti, ma non per Jordan Bell: il rookie aveva infatti una motivazione extra per dare il massimo contro Chicago, visto che questa partita avrebbe potuto giocarla a maglie invertite se i Bulls, che lo avevano selezionato con la 38^ scelta al Draft, non avessero deciso di cederlo in cambio di 3.5 milioni di dollari. Tenete bene a mente la cifra, perché il prodotto di Oregon di sicuro non se l’è dimenticata: quando Steve Kerr una settimana fa gli ha comunicato che sarebbe partito in quintetto proprio contro i Bulls al posto di Draymond Green — per il quale era già stato programmato un turno di riposo —, per sua stessa ammissione Bell ha cominciato “a pensare a tutti i modi possibili per trollarli, visto che avevano fatto capire chiaramente di non volermi”. Detto, fatto: quando è stato annunciato come titolare per la prima volta in carriera, Bell ha mimato il gesto dei soldi, ripetendolo poi ogni volta che ne ha avuto occasione per una giocata da highlight sua o dei compagni. E di occasioni ne ha avute parecchie — un po’ per i 143 punti segnati dagli Warriors, un po’ per la sua prestazione a tutto tondo da 7 punti, 6 rimbalzi, 4 assist, 2 recuperi e soprattutto 6 stoppate una più esplosiva dell’altra in 26 minuti. “Avvicinandomi alla partita ho cercato di concentrarmi solo sulla pallacanestro, ma quando ho visto che avevamo vinto la partita ho cominciato a trollarli per davvero” ha detto poi Bell davanti alla stampa, commentando il “THREE POINT FIVE!” esclamato dopo il gioco da tre punti che ha chiuso la sua prestazione. “I Bulls sono in ricostruzione: immagino che probabilmente li avrei aiutati a vincere più partite di quelle che avrebbero voluto… Ma ero curioso di vedere come stesse giocando ‘cash considerations’ per loro” ha concluso Bell, chiudendo il suo lavoro di trollaggio davanti al microfono esattamente come avrebbe fatto il suo mentore Draymond Green. 

Il supporto degli Warriors e le parole di Kerr

Non che i suoi compagni o il suo allenatore lo abbiano fermato: Klay Thompson ha passato tutta la partita a gridargli in faccia “Non ti hanno voluto, JB!” e Steve Kerr, diabolico nel regalargli la prima partenza in quintetto proprio contro Chicago dopo non averlo nemmeno fatto scendere in campo in quattro delle ultime sei partite, ha parlato a lungo di lui con la stampa. “Lo abbiamo fatto giocare perché Markkanen lo aveva massacrato nelle partite in Pac-12…” ha scherzato Kerr. “In realtà gli vogliamo bene. Ha dei begli istinti nel passare la palla, e ovviamente è molto atletico e forte fisicamente. Ha il profilo perfetto per il difensore moderno con la capacità di marcare più di un ruolo. Allo stesso tempo è pur sempre un rookie e non capisce sempre quello che succede in campo: ha bisogno di anticipare le giocate prima che succedano. Per ora si affida al suo atletismo per recuperare piuttosto che essere al posto giusto per prevenirlo, ma prima o poi capirà. Ci vorrà solo un po’ di tempo”. Quello che i Chicago Bulls non gli hanno voluto dare e che ora Bell si sta lentamente guadagnando con i campioni in carica: alla fine, non gli è andata nemmeno così male.