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NBA, risultati della notte: tripla doppia di Durant e 5^ in fila per Golden State, vincono Celtics e Spurs

NBA

Senza Curry e Green ci pensa il n°35 degli Warriors a liquidare la pratica Hornets. Mostruoso DeMarcus Cousins (40 punti e 22 rimbalzi) nella vittoria di New Orleans su Denver, mentre a Est Milwaukee batte Detroit e New York e torna a vincere con il rientro di Porzingis 

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Charlotte Hornets-Golden State Warriors 87-101

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Senza Steph Curry (fuori almeno due settimane per la distorsione alla caviglia) e senza anche Draymond Green (spalla dolorante) ci pensa fin dalla palla a due Kevin Durant a ricordare al pubblico di Charlotte chi sono i campioni NBA in carica: il n°35 degli Warriors segna 16 punti (contro i 18 di tutti gli Hornets) nel primo quarto, prima di chiudere con la sua prima tripla doppia stagionale a quota 35 punti, 11 rimbalzi e 10 assist (la seconda da quando si è trasferito in California). “Senza Steph è come se avesse lanciato un messaggio alla squadra: questa partita è mia”, commenta il suo allenatore Steve Kerr. E così è stato: il vantaggio di +8 al termine del primo quarto (26-18) diventa già un rotondo +26 nel secondo, grazie anche a due triple di Nick Young (10 punti per lui dalla panchina). Charlotte torna a -11 nel terzo quarto ma non insidia mai la leadership degli Warriors, che chiudono il conto grazie a 7 dei 22 punti di Klay Thompson nell’ultimo periodo. Per Golden State è la quinta vittoria in fila, la settima nelle ultime otto gare disputate, arrivata anche grazie alla capacità di trovare punti facili in contropiede, ben 24 contro una squadra che ne concede solo poco più di 7 a gara normalmente. Per gli Hornets – senza coach Clifford in panchina, rimpiazzato da Stephen Silas – il migliore è Kemba Walker, con 24 punti, 6 rimbalzi e 5 assist, seguito dai 15 di Nic Batum e dai 14 di Dwight Howard. 

Boston Celtics-Dallas Mavericks 97-90

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“Il nostro primo tempo è stato molto buono. Il loro secondo semplicemente meglio”. Le parole di coach Rick Carlisle fotografano al meglio una gara che i Dallas Mavericks guidano 59-47 all’intervallo ancora all’inizio del terzo periodo, prima di incassare un break di 15-2 che riapre completamente la contesa. Sono proprio i parziali dei biancoverdi a decidere la partita negli ultimi dodici minuti: prima un 10-0 ispirato dalla propria panchina per portarsi sull’80-73 (36-23 a favore dei Celtics la sfida delle seconde linee) e poi, raggiunti a quota 85 da Dallas, un ultimo 8-0 decisivo. La quarta vittoria in fila di Boston, la sesta delle ultime sette, arriva nonostante l’assenza (oltre che del solito Hayward) di Jaylen Brown (infiammazione all’occhio per lui) e di Marcus Morris (dolore al ginocchio): ci pensa allora il solito Kyrie Irving, che chiude con 23 punti e 5 assist, ben assistito dal rookie Jayson Tatum, in doppia doppia con 17 punti e 10 rimbalzi e dai 17 punti con 8 rimbalzi e 8 assist del solito, solidissimo Al Horford. Per Dallas il top scorer è Harrison Barnes con 19 punti e 7 rimbalzi, mentre 16 con 6 rimbalzi li aggiunge l’eterno Dirk Nowitzki, critico però sul suo finale di partita: “Non ho giocato come avrei voluto”. Campione anche di autocritica. 

New York Knicks-Memphis Grizzlies 99-88

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La vittoria contro Minnesota che ha interrotto la striscia di 13 sconfitte in fila non ha invertito il trend negativo di Memphis, che perde per la sesta volta in fila in trasferta e per la settima su sette incontri contro avversari della Eastern Conference. Ad approfittarne questa volta i New York Knicks, alla ricerca a loro volta di una vittoria dopo due scivoloni consecutivi: ancora senza Tim Hardaway Jr. (fuori almeno due settimane) ma con Kristaps Porzingis di nuovo in quintetto, i blu-arancio sfruttano l’ottimo secondo tempo del lèttone (quando segna 12 dei suoi 18 punti) e un Courtney Lee a cui coach Hornacek dà via libera in attacco (24 punti con 17 tiri per lui, 7 in più di quelli che tenta normalmente). Da segnalare per i padroni di casa anche la doppia doppia del solito battagliero Enes Kanter, che chiude con 12 punti e altrettanti rimbalzi, e l’ottima prestazione da tre di squadra (9/14, 64.3% dall’arco). Per Memphis il migliore è Marc Gasol, autore di 17 punti e 8 rimbalzi: 15 arrivano anche da Tyreke Evans, impreciso però al tiro (4/13) mentre dalla panchina contribuiscono rispettivamente con 14 e 13 punti Mario Chalmers e Chandler Parsons. 

Milwaukee Bucks-Detroit Pistons 104-100

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Giannis Antetokounmpo festeggia in campo il suo 23° compleanno con 25 punti, 10 rimbalzi, 4 assist, 2 stoppate e una bella vittoria contro Detroit, alla quarta sconfitta in fila: i Bucks sono ora a una sola vittoria di distanza dai Pistons per il quarto posto a Est. C’è voluto un parziale di 14-1 nell’ultimo quarto ai padroni di casa per aver la meglio sulla squadra di coach Van Gundy, che dà la colpa del ko senza tanti giri di parole alla propria panchina, colpevole di non aver trovato la via del canestro per quasi 8 minuti a cavallo tra il terzo e il quarto periodo. Milwaukee manda oltre i venti punti altri due giocatori assieme ad Antetokounmpo, con Eric Bledsoe a quota 22 e Khris Middleton a 21, compresi quattro liberi decisivi nel finale. Non basta ai Pistons – sotto di 9 all’intervallo ma poi capaci di impattare la gara al termine della terza frazione – la super prestazione di Andre Drummond, che chiude con 27 punti e 20 rimbalzi, e neppure i 21 di Tobias Harris e i 20 di Avery Bradley. 

San Antonio Spurs-Miami Heat 117-105

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San Antonio incassa la sesta vittoria nelle ultime sette gare grazie a un secondo tempo dominante, vinto offensivamente 60-47 ma dominato innanzitutto difensivamente, forzando 11 palle perse agli avversari. Per la ventesima volta in 25 partite il miglior marcatore è LaMarcus Aldridge, autore di 18 punti ma ci sono ben 8 giocatori in doppia cifra per gli Spurs – tutto il quintetto e tre uomini dalla panchina, guidati dal sorprendente Bryn Forbes a quota 17. Il dato che però mette di buon umore coach Gregg Popovich è un altro, e riguarda i 30 assist distribuiti di squadra: “È sempre fantastico quando l’attacco gioca in questo modo, facendo girare la palla, con altruismo. Poi ti siedi un attimo e realizzi che i Golden State Warriors lo fanno ogni singola sera…”, le parole divertite dell’allenatore di San Antonio. Miami lascia il Texas con la quarta sconfitta nelle ultime cinque: sul parquet degli Spurs parte bene, segnando 35 punti nel primo quarto, tirando il 58% dal campo nel primo tempo (con 9/18 da tre) ma poi si perde nella ripresa: non bastano i 25 di Tyler Johnson e i 22 di Dion Waiters. 

New Orleans Pelicans-Denver Nuggets 123-114

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“Stasera è stata la mia sera”, dice DeMarcus Cousins negli spogliatoi. Difficile dare torto al centro dei Pelicans, che chiude con 40 punti, 22 rimbalzi e 4 assist la sfida contro Denver (secondo volta in stagione con almeno 40 punti e 20 rimbalzi) facendo così dimenticare ai suoi l’assenza di Anthony Davis (fermo per la terza gara, due delle quali vinte da New Orleans). All’inizio del quarto quarto Denver è ancora a contatto, sotto solo di tre punti, ma un parziale di 20-3 segnato proprio dalle imprese di “Boogie” Cousins (con 6 punti e 2 stoppate) mandano definitivamente i titoli di coda sulla gara. I Nuggets possono a loro volta rimpiangere gli assenti, soprattutto quelle delle due stelle di squadra, Nikola Jokic (caviglia) e Paul Millsap (polso), ma coach Michael Malone non vuole sentire scuse: “Sta diventando ogni sera la stessa storia: non difendiamo contro nessuno e finché i miei giocatori non capiranno l’importanza di fermare i nostri avversari i playoff possiamo scordarceli”. Per Denver il migliore è Gary Harris a quota 24, con 17 di Emmanuel Mudiay e 15 a testa di Will Barton e Jamal Murray, mentre a dar man forte a Cousins in casa Pelicans ci pensa principalmente un Jrue Holiday da 12/20 al tiro per 27 punti e 7 assist. New Orleans chiude la gara tirando il 53.5% dal campo, percentuali che permettono alla squadra della Louisiana di non soffrire troppo dell’ottima serata dall’arco dei Nuggets, capaci di realizzare quasi il 46% delle proprie triple (16/35). 

Indiana Pacers-Chicago Bulls 98-96

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Quando si cerca il protagonista dei successi raccolti dagli Indiana Pacers basta guardare al numero 4. È Victor Oladipo a tenere in mano non solo le redini della squadra, ma anche a scandire i battiti e la frequenza con cui gioca, corre e lotta una squadra a tratti sorprendente in questi primi 50 giorni. In senso negativo, perché travolta in casa dai derelitti Chicago Bulls, in grado di portarsi anche sul +16 all’intervallo, dominanti contro una squadra priva di reattività (e da soli 39 punti segnati in 24 minuti, minimo stagionale). In senso positivo, quando c’era da azzannare la partita e portarla a casa. L’azione simbolo è quella dell’ultimo minuto, quella che regala il vantaggio ai padroni di casa dopo aver trascorso 47 minuti e 30 secondi di partita a inseguire. 96-94 in favore dei Bulls: Denzel Valentine dalla punta sfida in uno contro uno Bojan Bogdanovic (sì, non proprio il Sandro Nesta della NBA). Il giocatore croato ha la prontezza di mandarlo a destra, verso l’aiuto di Oladipo che puntualmente arriva. La sua è più una palla persa che una recuperata dalla difesa, ma fatto sta che tre secondi dopo Chicago sta frettolosamente ripiegando in difesa e l’All-Star dei Pacers sta cavalcando la fascia centrale del campo con la sicurezza di chi sa già che farà canestro. Oladipo di arresta sull’arco, nessuno decide in tempo di accoppiarsi e tripla che ribalta definitivamente il match. I Bulls si spengono sul ferro assieme al disperato tentativo di Lauri Markkanen nel finale; uno dei sei giocatori in doppia cifra tra le file degli ospiti. Il miglior realizzatore del match però è l’ex Magic e Thunder: 27 punti, 8 rimbalzi, 3 recuperi e il 50% dal campo. Sì, un vero e proprio All-Star.