Dalle prestazioni di Ben Simmons al dominio di Joel Embiid fino alla situazione complicata di Markelle Fultz: tutto ciò di buono e di meno buono che hanno fatto i Philadelphia 76ers nella prima metà di stagione
La partita di Londra rappresenta un momento di svolta anche per i Philadelphia 76ers, che con un record di 19 vittorie e 19 sconfitte si trovano a mezza partita di distanza dall’ottavo posto che vorrebbe dire playoff. Un obiettivo alla portata dei giovani Sixers, che possono tutto sommato dirsi soddisfatti di questo inizio di stagione, come fatto capire anche da coach Brett Brown qualche giorno fa: “Se mi avessero messo in una scatola di vetro e drogato dicendomi che a gennaio avremmo avuto un record di 19-19, mi sarebbe stato bene. Non da farci le capovolte a mezz’aria, ma comunque mi sarebbe andata bene”. Su base stagionale la sua squadra ha il 15° attacco della NBA e la settima miglior difesa, un risultato più che accettabile per un gruppo che comunque ha cominciato a giocare assieme solo da quest’anno e i cui due giocatori più importanti, Joel Embiid e Ben Simmons, hanno pochissima esperienza NBA alle proprie spalle. Proprio loro due rappresentano sicuramente le note migliori di questa prima metà di stagione: Embiid ha confermato che le 31 partite della scorsa stagione non erano state un’allucinazione collettiva e può legittimamente giocarsi il titolo di miglior centro della NBA, al netto dei problemi fisici che lo hanno rallentato finora e che ancora gli impediscono di disputare i back-to-back (anche se la proiezione di 63 partite è tutto sommato positiva). La prestazione da 46 punti – 15 rimbalzi – 7 assist – 7 stoppate a Los Angeles contro i Lakers, però, rimane il punto più alto della sua stagione e di quella dei Sixers, che in diretta nazionale hanno mostrato tutto il loro potenziale. Simmons, dal canto suo, ha cominciato fortissimo prima che il resto delle difese iniziassero a prendergli un po’ le misure, ma le cose che sa fare bene le sa fare a un livello altissimo, ad esempio gestendo il pallone in transizione come i migliori della lega. Tenere medie da 17 punti, 8.4 rimbalzi e 7.5 assist dovendo fungere da point guard di quasi 2.10 è un risultato tutt’altro che da dare per scontato: per quanto la concorrenza si sia fatta agguerrita e il record senza Embiid sia preoccupante, il primo candidato al titolo di Rookie dell’Anno rimane lui.
Tutte le note positive dei Sixers: oltre a Embiid e Simmons c'è di più
Al di là di quanto di buono fatto vedere dai due migliori giocatori, anche il resto del roster ha dato buoni segnali in questo inizio di stagione. Robert Covington e J.J. Redick, ad esempio, stanno tirando con percentuali attorno al 40% dall’arco su volumi notevoli (7.4 tiri a partita il primo, 6.7) il secondo, fornendo quella dimensione perimetrale così importante nel basket moderno. Anche altri protagonisti come Dario Saric (37.2% su quasi 5 triple a sera) e Jerryd Bayless (37% su 4.2 a gara) stanno dando un buonissimo contributo dall’arco, anche se tutti gli altri membri del roster si mantengono sotto la media della NBA portando le percentuali di squadra solo al 35.8% (19esimi in NBA). Considerando però che i Sixers hanno dovuto affrontare il quinto calendario più difficile di tutta la lega (stando ai calcoli di Basketball-Reference.com) con 10 delle prime 14 gare disputate in trasferta e hanno avuto un calo a dicembre da 5-10 (complice anche la gara di Londra che ha “accelerato” le gare della prima metà di stagione), è ragionevole pensare che la seconda possa sorridere maggiormente ai ragazzi di coach Brown. Sempre sperando che Markelle Fultz sia in condizione per poter tornare in campo ed essere se stesso, o quantomeno un giocatore lontano dalla brutta copia sbiadita vista a inizio anno.
Le note negative in casa Philly: Fultz e il record senza Embiid
Ovvio che Markelle Fultz sia il grosso punto di domanda di questa stagione: dopo aver giocato poche e brutte partite a inizio stagione, la dirigenza lo ha giustamente fermato per farlo recuperare al cento per cento, ma da qualche settimana a questa parte sui tempi del suo rientro vige il massimo riserbo – anche se il giocatore si sta già allenando a pieno regime con i compagni. Sarebbe tutto normale se non fosse la prima scelta assoluta di un Draft che sta producendo rookie interessanti a ripetizione e se i Sixers, soprattutto, non avessero così bisogno delle sue doti dal palleggio. Nei finali di gara, soprattutto, a questa squadra manca un creatore secondario dal palleggio che possa togliere pressione dalle mani di Simmons, che con le sue limitazioni al tiro non riesce a “imporsi” nei finali di gara come servirebbe. Avere una guardia in grado di crearsi il proprio tiro o quantomeno di minacciare le difese – che in mancanza di un giocatore simile si concentrano nei raddoppi su Embiid, rendendo difficili le sue ricezioni e i suoi isolamenti – cambierebbe le prospettive e il potenziale dei Sixers: la speranza è che il suo ritorno possa rappresentare il cambio di marcia di questo gruppo. Un’altra nota dolente è il record di squadra quando Embiid non scende in campo: con il centro camerunense Philly ha vinto 17 partite e ne ha perse 12, mentre senza il record è solamente di 2-7. Più in profondità: nei minuti giocati dal candidato All-Star il rating su 100 possessi è un rotondo +10 (nettamente il migliore di squadra), senza un preoccupante -6.8 (solo Covington manca di più). L’obiettivo di questa seconda metà di stagione, oltre a quella di centrare i playoff, deve essere quello di ridurre la dipendenza da Joel Embiid.
Come migliorare questo roster sul mercato?
I Sixers non hanno delle vere necessità sul mercato, se non quella di migliorare le loro prospettive future. Avendo già risolto il blocco legato a Jahlil Okafor, uno degli obiettivi della dirigenza guidata da Bryan Colangelo potrebbe essere quello di liberarsi del contratto di Jerryd Bayless per avere spazio sotto il cap per un massimo salariale quest’estate. Obiettivo ambizioso, specialmente se l’idea è di raggiungerlo senza cedere ulteriori asset (una seconda scelta futura, ad esempio), ma che sarebbe utilissimo nell’ottica di una corsa a un nome di grosso calibro – se state pensando a LeBron James avete fatto centro, anche se capire cosa vuole fare il Re della sua ultima parte di carriera in questo momento è impossibile. A breve termine, tutto passa dalla situazione di Fultz: se sarà in condizioni di giocare sarà lui il giocatore con la palla in mano dalla second unit (il quintetto ormai ha trovato il suo equilibrio), altrimenti potrebbe essere interessante esplorare le situazioni di due candidati al premio di Sesto Uomo dell’Anno come Lou Williams e Tyreke Evans, entrambi in scadenza a fine anno e per questo in linea con l’obiettivo di mantenere il cap il più libero possibile. Bisognerà essere pazienti, ma la carta d’identità di questo roster viene incontro a Colangelo: i Sixers non hanno l’obbligo assoluto di centrare i playoff in questa stagione, anche se di sicuro sarebbe la conferma che il “Process” sta andando nella giusta direzione.