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NBA, Mirotic saluta i Bulls e passa ai Pelicans: "Erano tutti dalla parte di Portis"

NBA

Il lungo spagnolo incasserà 12.5 milioni il prossimo anno e passa a New Orleans in una squadra a caccia di playoff. Il modo migliore per lasciarsi alle spalle quattro mesi pesanti a Chicago: "Finalmente posso ripartire da un'altra parte"

Alla fine Chicago e New Orleans hanno raggiunto un accordo: Nikola Mirotic ha lasciato i Bulls diretto in Louisiana in cambio di Omer Asik (25 milioni garantiti fino al 2019-20), Jameer Nelson, Tony Allen e soprattutto della prima scelta protetta top-5 al prossimo Draft (oltre alla possiblità di scambiare quelle del secondo giro). Uno scambio saltato meno di 48 ore fa a causa della volontà del lungo spagnolo, in grado di porre il veto sull’accordo in mancanza di certezze riguardo il suo futuro. Il contratto di Mirotic infatti prevede una team option per il 2018-19 da 12.5 milioni e Chicago è stata costretta a garantire quei soldi prima di scambiarlo. Così facendo il destino del numero 44 è tornato nelle mani dei Bulls che, come sottolineato dal vice presidente John Paxson, difficilmente avrebbero potuto ottenere di più dallo scambio: “Lo staff di Mirotic aveva più volte fatto presente nei mesi scorsi che la sua intenzione fosse quella di cambiare aria [dopo lo scontro di inizio stagione con Portis, ndr]. E da quel momento la sua posizione non è mai realmente cambiata. Siamo certi del fatto che in queste settimane abbia dato tutto quello che poteva, ma nel frattempo ha continuato a lavorare per andare da un’altra parte. Questo scambio è ciò che cercava. Oltre a questo, anche noi siamo riusciti a ottenere il massimo da questa situazione: ripeto, queste scelte vanno nella direzione che stiamo provando a dare alla franchigia”. Sembra chiaro che il peso morto Asik resterà fino alla fine del suo accordo (difficilmente qualcuno punterà su di lui), occupando spazio salariale che al momento non sembra essere un problema prioritario in casa Bulls. Tony Allen molto probabilmente verrà liberato sul mercato, mentre Jameer Nelson potrebbe trovare spazio sul parquet e tornare utile fino a metà aprile. L’obiettivo malcelato dei Bulls è quello di perdere il più possibile e aver perso Mirotic è una scelta che funziona in questo senso. Se lo spagnolo farà bene ai Pelicans però potrebbe diventare paradossalmente un problema proprio per la squadra dell’Illinois.

Fare bene ai Pelicans vorrebbe dire rovinare i piani ai Bulls

Già, perché in questa trade c’è anche da considerare anche il punto di vista di New Orleans. Oltre al tendine d’Achille di DeMarcus Cousins infatti è saltato anche il piano di avvicinamento ai playoff, complicando non di poco le trattative estive che la dirigenza della Louisiana dovrà intavolare. Risultati positivi il prossimo maggio (magari una semifinale di Conference) sarebbero stati il miglior biglietto da visita da mettere sul tavolo durante le trattative per il rinnovo di Cousins. Mirotic quindi ha un senso tecnico importante nell’immediato: ridare un minimo di spacing all’attacco dei Pelicans, riportando Davis a giocare sempre da cinque e mettendogli attorno un tiratore in più per allargare il campo (il 43% da tre punti e la sua reputazione aiutano), provvedendo in parte alla mancanza al tiro di Rondo. Se Mirotic dovesse funzionare potrebbe diventare la chiave per raggiungere i playoff (dalla quale tra le nove candidate i Clippers sembrano essersi tirati fuori), rendendo così molto meno appetibile la scelta finita a Chicago. E facendo uno sgarbo alla sua ex squadra. “Ricordo che durante la prima partita in cui sono tornato il pubblico di Chicago mi fischiava - racconta Mirotic -. E io pensavo ‘Davvero? Dopo che ho preso un pugno in faccia e ho dovuto fare la riabilitazione?’. Ma sono bastate un paio di vittorie per far cambiare umore al pubblico. Hanno iniziato ad applaudirmi, a incitarmi, ma quelle critiche mi hanno reso sicuramente più forte”. Una situazione che ha mandato all’aria la sua stagione a poche ore dalla prima palla a due della regular season: “È stata molto dura da digerire, soprattutto perché mi sembrava di mandare in fumo tutto il lavoro fatto in estate. Avevo dato fondo alle mie energie, fatto enormi progressi e a due giorni dall’inizio della regular season becco un pugno in faccia da un compagno. Tutto è andato a rotoli. Per fortuna la mia famiglia mi ha dato la forza per non mollare”.

“Lui faceva parte del gruppo, io ero in disparte”

Portis infatti, nonostante le otto giornate di squalifica, è sempre rimasto con il gruppo, mentre Mirotic a causa della riabilitazione è rimasto lontano dalle dinamiche di spogliatoio. “Di solito non leggo quello che scrivono i giornali, ma sono stato a casa un sacco di tempo. Ho visto tante cose, tante persone hanno parlato, dicendo che i miei compagni non mi coprivano le spalle e che tutti erano con Bobby. Non ho mai capito il motivo”. Una volta in campo però, le cose hanno iniziato a funzionare. Almeno sotto l’aspetto cestistico: “Adesso era realmente tutto ok. Ma la prima settimana, dieci giorni è stato complesso. L’organizzazione è stata intelligente a farci condividere spesso il quintetto uscendo dalla panchina. Stessa cosa successa in allenamento, evitando di ritrovarci uno contro l’altro, ma lavorando insieme per ricercare lo stesso obiettivo”. A sentire i racconti di chi li aveva visti in allenamento nei mesi precedenti allo scontro, l’escalation di violenza era stata soltanto una logica conseguenza. In realtà non si erano mai piaciuti. “Lui è stato più fortunato di me perché poteva continuare ad allenarsi con la squadra, mentre io ero lontano da tutto e da tutti. Rientrare era una priorità, ma ambientarsi non è stato per nulla semplice”. Adesso per è tutta acqua passata: l’obiettivo della conferma del suo contratto il prossimo anno è già stata raggiunta: “È incredibile, credimi. So che ci vorrà del tempo, ma spero di riuscire a fare bene nel nuovo contesto sin da subito. Sono davvero felice e spero di godermela prima d tutto a livello personale”. New Orleans e Chicago hanno già giocato le due partite stagionali, lasciando ben lontani Portis e Mirotic nei prossimi mesi. Da oggi quello è un capitolo chiuso: “Non sono sicuro che tra 30 anni ci frequenteremo”. Entrambi se ne faranno una ragione.