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NBA, risultati della notte: Davis, Walker e Mitchell a quota 40, Philadelphia resiste a Miami

NBA

Anthony Davis realizza 43 punti nel successo dei Pelicans contro gli stanchissimi Thunder, nonostante la 16^ tripla doppia stagionale di Russell Westbrook. Il rookie Donovan Mitchell si regala un’altra serata a quota 40 strapazzando i Suns. Philadelphia rischia di sprecare 28 punti di vantaggio ma alla fine batte Miami, Charlotte segna 49 punti nel miglior quarto della sua storia e con 41 punti di Kemba Walker batte Indiana. Successi esterni per Lakers e Warriors a Brooklyn e Sacramento, Toronto batte Portland di 25 lunghezze.

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Oklahoma City Thunder-New Orleans Pelicans 100-114

IL TABELLINO

Bisogna dire che Anthony Davis sa come festeggiare con stile: la stella di New Orleans non solo ha realizzato 43 punti con 10 rimbalzi nell’importante successo sul campo degli Oklahoma City Thunder, ma con questa super prestazione è anche diventato il miglior realizzatore della storia della franchigia superando gli 8.702 punti di David West. Una vittoria più che necessaria per interrompere la striscia di due sconfitte in fila arrivate dopo l’infortunio di DeMarcus Cousins, in attesa che il nuovo acquisto Nikola Mirotic possa scendere in campo per dare man forte a “AD”. Nel frattempo ci hanno pensato E’Twuan Moore — secondo miglior marcatore di squadra con 26 punti frutto di un eccellente 10/14 al tiro con un chirurgico 4/4 da tre — e Rajon Rondo, autore di 13 assist di cui quasi la metà (6) per Davis, che grazie anche a 6 delle 11 assistenze di Jrue Holiday ha chiuso con 17/34 dal campo. Per i Thunder invece, reduci dalla cocente sconfitta a Denver in un finale di gara pazzesco, con l’andare della partita sono venute meno le gambe: dopo un primo tempo chiuso avanti di due lunghezze grazie alla quasi tripla doppia di Russell Westbrook — 9 punti, 7 rimbalzi e 9 assist nei primi 24 minuti, saranno 16+10+14 alla fine per la 16^ tripla doppia stagionale —, nel secondo i padroni di casa sono crollati fisicamente perdendo 60-42, subendo così la terza sconfitta in fila dopo una striscia di 8 vittorie consecutive. A coach Billy Donovan non è bastato mandare sei uomini in doppia cifra guidati dai 23+12 di Steven Adams, pagando una brutta serata al tiro di squadra (38% dal campo e 25% da tre) e in particolare dei Big Three Paul George (4/16), Carmelo Anthony (6/17) e Westbrook (7/21 con ben 9 palle perse).

Phoenix Suns-Utah Jazz 97-129

IL TABELLINO

Non è stata una grande stagione finora per gli Utah Jazz, ma quando puoi contare su un rookie come Donovan Mitchell non puoi che guardare al futuro con un po’ di ottimismo. La guardia dei Jazz ha realizzato la sua seconda gara stagionale da 40 punti dopo quella da 41 contro New Orleans, regalando alla sua squadra la quarta vittoria consecutiva guidandola al facile successo sul campo dei Phoenix Suns, doppiati in un secondo quarto da 34-17 volando poi anche a +41. Mitchell si è tolto lo sfizio di chiudere con un eccellente 14/19 dal campo frutto di uno strepitoso 7/9 da tre punti, record per la storia della franchigia; solamente altri sei giocatori in attività — LeBron James, Carmelo Anthony, Kevin Durant, Eric Gordon, Steph Curry e Blake Griffin — avevano realizzato una o più partite da 40+ punti nel proprio anno da matricola. “Sta facendo grandi progressi e impara molto in fretta” ha detto il suo allenatore Quin Snyder. “Se ci sono serate in cui non è efficace in attacco, il motivo solitamente è che gli avversari decidono di marcarlo in maniera diversa, ma lui si adatta velocemente. Le sue letture sono state ottime stasera”. Non altrettanto si può dire per Devin Booker, che pur realizzando i suo 58° tiro libero consecutivo (record di franchigia) facendo i conti con una costola dolorante ha chiuso con 7/24 dal campo per 18 punti, superato dai 20 del rookie Josh Jackson per sopperire alla peggior gara stagionale di T.J. Warren (4 punti e 2/5 con -48 di plus-minus).

Philadelphia 76ers-Miami Heat 103-97

IL TABELLINO

Quella di stanotte non è stata una partita come tutte le altre per i tifosi di Philadelphia, non fosse altro perché l’attesa per il Super Bowl degli Eagles contro i New England Patroits ha raggiunto livelli assurdi. L’intera gara contro i Miami Heat, infatti, si è trasformata in un gigantesco raduno per i tifosi di Philly, arrivati all’arena con le maglie verdi della squadra di football e ritrovatisi nel parcheggio per un enorme tailgate in attesa che i ragazzi di casa scendano in campo nel Minnesota, facendo partire cori per la squadra durante la partita. Sugli spalti dello U.S. Bank Stadium di Minneapolis ci saranno anche diversi giocatori dei Sixers capitanati da Joel Embiid che, da consumato ministro dello sport a Philadelphia, ha colto l’occasione per giocare il primo back-to-back della sua carriera, guidando i suoi al successo con una doppia-doppia da 17 punti e 11 rimbalzi. Purtroppo il tanto atteso scontro con Hassan Whiteside dopo le schermaglie in pre-season non è stato granché, tanto che il centro degli Heat ha dovuto abbandonare la sfida nell’ultimo quarto per via di un malessere non meglio specificato. A quel punto gli Heat erano sprofondati a -28, complice un secondo e un terzo quarto da 62-37 complessivi per i padroni di casa guidati dai 20 punti di Ben Simmons e dalla doppia doppia da 17-10 di Dario Saric, ma nell’ultima frazione gli ospiti hanno quasi completato una clamorosa rimonta arrivando a -4 a 25 secondi dalla fine. Purtroppo per loro non è bastato per rovinare la serata di festa dei tifosi di Philly, che ora attendono spasmodicamente la domenica pomeriggio (00:30 italiane) per spingere gli Eagles al titolo NFL.

Charlotte Hornets-Indiana Pacers 133-126

IL TABELLINO

Kemba Walker non ha nessuna intenzione di mollare la presa. Niente voci di mercato, né possibili trade: restare agli Hornets per lui vuol dire continuare a combattere per conquistare una complessa qualificazione playoff. E dopo il record di triple arriva un’altra super prestazione da parte della point guard di Charlotte: 41 punti con 11/22 al tiro e nove assist. Tanta roba, come il primo quarto offensivo piazzato dai padroni di casa: 49 punti a referto, 19/23 dal campo e 7/11 da tre con 16 punti a referto del solo Nicolas Batum (che se la stava passando benissimo in questo periodo in quanto a segnare canestri). Record di franchigia per punti realizzati in un singolo quarto e massimo stagionale raggiunto in questi primi tre mesi e mezzo di regular season. Grazie a un abbrivio del genere diventa tutto più semplice per gli Hornets, che vedono anche azzerarsi il loro vantaggio, ma senza perdere mai la testa del match. Alla sirena finale sono 31 punti per Batum, 12 con 11 rimbalzi di Dwight Howard e 14 in uscita dalla panchina di Jeremy Lamb. E Indiana? Ai Pacers non è bastato un Victor Oladipo da 35 punti e una partita di squadra da 50% dal campo, 40% dall’arco e 90% ai liberi. L’assistente allenatore Dan Burke (seduto in panchina al posto di coach McMillan, assente per motivi personali) le ha provate tutte, anche schierando un Al Jefferson fischiato dal suo ex pubblico. Indiana interrompe così una striscia di tre successi in fila e scivola al settimo posto a Est.

Brooklyn Nets-Los Angeles Lakers 99-102

IL TABELLINO

La stagione di Brook Lopez non sta andando come probabilmente sperava, visti i tanti ultimi quarti osservati dalla panchina, ma almeno per una sera si è potuto prendere le luci della ribalta. Il miglior marcatore nella storia dei Nets — celebrato da un video tributo alla fine del primo quarto — ha festeggiato il suo primo “ritorno a casa” segnando 19 punti tra cui l’ultimo canestro dei Lakers a 1:28 dalla fine, aiutando i gialloviola a tenere duro per evitare la terza sconfitta consecutiva aggiungendoci anche una stoppata decisiva. “Brook è stato grandioso stasera: non avremmo mai vinto senza di lui” ha commentato coach Luke Walton sul suo centro, che non giocava più dei 28 minuti disputati stanotte dal lontano 17 novembre. A farne le spese sono stati i suoi ex compagni di Brooklyn, a cui non sono bastate l’ennesima grande prova di Spencer Dinwiddie (23 punti, 7 rimbalzi e 9 assist), i 15 dalla panchina dell’altro ex D’Angelo Russell e la miglior prestazione in carriera del giovane Jarrett Allen (20 punti), che dopo la gara ha dichiarato “Brook Lopez è stato il volto della franchigia e ora io sto cercando di fare lo stesso: sfidarlo è stato divertente”.

Toronto Raptors-Portland Trail Blazers 130-105

IL TABELLINO

Una cosa è certa: battere i Toronto Raptors all’Air Canada Centre è davvero, davvero difficile. I canadesi hanno raccolto la loro 20^ vittoria su 24 partite disputate in casa (miglior record della lega) strapazzando i Portland Trail Blazers, che vedono interrompersi la loro striscia di quattro successi in fila e non riescono a festeggiare a dovere il loro leader Damian Lillard. Con 32 punti l’All-Star dei Blazers è diventato il più veloce nella storia della franchigia a raggiungere quota 10.000 punti in carriera, un risultato che lui stesso ha definito come “una cosa di cui sono molto contento”, ma neanche i suoi 10 assist per ispirare i 21 punti di C.J. McCollum e i 20 di Jusuf Nurkic sono serviti per arginare la marea dei Raptors, che hanno sommerso Portland con la bellezza di 19 triple — un record stagionale. Ben 9 giocatori di Toronto hanno realizzato almeno un tiro da tre guidati da DeMar DeRozan, autore di 35 punti con 6/10 dall’arco (record in carriera pareggiato) seguito da altri cinque giocatori in doppia cifra. Un festival delle triple a cui si è iscritto anche un Jonas Valanciunas da 18+8 con 2/4 da tre, utile per costruire un vantaggio in doppia cifra a fine primo quarto da cui i Raptors non si sono più voltati indietro, arrivando anche a guidare con 29 lunghezze di vantaggio sugli avversari. 

Sacramento Kings-Golden State Warriors 104-119

IL TABELLINO

Mollare un minimo la presa è normale, soprattutto in una stagione da 82 partite in cui è difficile trovare sempre degli stimoli. Golden State però, dopo la ripassata magistrale incassa a Salt Lake City (-30 contro i Jazz), non aveva nessuna voglia di uscire nuovamente sconfitta dal parquet. Non lo voleva Steph Curry (23 punti e 6 assist, nonostante il 3/10 dall’arco e le sei palle perse) e soprattutto Kevin Durant, autore di 33 punti con 12/17 dal campo e 6/7 dalla lunga distanza (record stagionale eguagliato). Golden State si affida al numero 35 sia nel secondo che nel quarto periodo, quando c’è da tirare le somme e da indirizzare la sfida insomma. “Quando perdi ti innervosisci e questo stimola il tuo talento – racconta Kerr -. Non ho mica usato la bacchetta magica”. Gli Warriors beneficiano soprattutto del 17/33 dall’arco raccolto di squadra; una percentuale contro la quale diventa impossibile giocare e unico modo per porre rimedio alle 25 palle perse che, per una volta, sono pari al numero di assist a referto. “Se non costruiamo le giuste abitudini e non capiamo qual è il modo corretto di giocare, ci porteremo questi problemi anche dopo la pausa per l’All-Star Game e nessuno ha voglia di avere a che fare con questa negatività così a lungo”. Curry usa un giro di parole per dire una cosa semplice: anche in una squadra con il record di 41-11 può esserci qualcosa che non va. Dall’altra parte non bastano a Sacramento i 18 punti di Zach Randolph, i 17 di Justin Jackson e i 16 con sei assist di De’Aaron Fox: “È stata una buona gara, per fortuna anch’io non ho avuto problemi – racconta coach Joerger, fuori una gara dopo il malore di San Antonio -. Ho passato tutto il tempo a bere per evitare di disidratarmi”.