La point guard dei Pelicans non ha perdonato al neo giocatore dei Lakers il fatto che i Celtics volessero dedicargli il video tributo nella serata delle celebrazioni per Paul Pierce: "Da quando a Boston si festeggia una finale di Conference persa?"
San Valentino è la festa dell’amore, ma la coppia Isaiah Thomas-Rajon Rondo ha voluto festeggiare a modo suo il 14 febbraio. Uno scontro che si è protratto per quasi tutto il primo quarto sul parquet, prima che gli arbitri ne avessero abbastanza e li spedissero entrambi negli spogliatoi senza fargli concludere neanche la prima frazione. Espulsi dopo che il doppio tecnico non aveva frenato il loro testa a testa. Rondo infatti si è letteralmente incollato a Thomas sin dalla palla a due, seguendolo a ogni suo passo e provocandolo di continuo: “Qualunque sia il motivo, è stato molto fastidioso. Non so quale sia la ragione. Ha tirato fuori la polemica per il video tributo a Boston, quando io sono stato il primo a stemperare la tensione e a non avanzare pretese. Sono molto distante da quelle discussioni. La mia espulsione per questo non ha molto senso”. Quando qualcuno gli chiede se ci fossero stati precedenti tra loro, Thomas risponde di non avere idea del motivo dal quale deriva tutto questo rancore: “La mia squadra ha battuto la sua gli scorsi playoff [Boston vinse in rimonta da 0-2 a 4-2 proprio grazie alla super prestazioni di Isaiah, ndr], forse è questo il motivo scatenante del suo rancore. Non so, non ci sono altri problemi particolari. Nulla che lasciasse immaginare una escalation del genere. Se l’era segnato in agenda evidentemente, visto che non ho fatto in tempo a entrare in campo che subito mi ha aggredito. È stato evidente: mi ha seguito e provocato in giro per il parquet tutto il tempo. Non capisco questo rancore profondo, ma non voglio perdere tempo a commentare. La sua aggressività non era naturale, mi ha colpito in faccia ben tre volte. Arrivati a un certo punto, visto che sono umano anche io e vedendo che nessuno mi tutelava, sono stato costretto a proteggermi da solo e ho iniziato a rispondere per le rime. Spero che la NBA trovi una soluzione istituzionale a queste situazioni, perché il fatto che sono stato espulso anch’io non può essere giusto”.
"A Boston si festeggiano le finali di Conference perse? Mica siamo ai Suns"
Rondo domenica sera aveva un posto riservato in prima fila alla cerimonia del ritiro della maglia numero 34 di Paul Pierce, protagonista assieme a lui del trionfo del 2008 e per ben otto anni uomo chiave di quei Celtics. Il mese scorso poi, una volta venuto fuori lo scontro sulla questione video tributo relativa a Thomas, non aveva nascosto il suo disappunto: “Che cosa ha fatto di così importante?”, e quando il cronista gli fece notare che era stato decisivo nel trascinare i Celtics in finale di Conference ha commentato: “Ah, quindi quello è un traguardo che di solito si celebra a Boston? Questi sono i Celtics, non i Phoenix Suns [una stoccata contro la squadra che lo aveva scelto al Draft, per poi scaricarlo subito dopo, nrd]. Non per disprezzare le altre franchigie, ma non puoi pensare di festeggiare una finale di Conference persa. Questi sono i traguardi per cui celebrare un giocatore?”. Thomas già al tempo era rimasto perplesso: “Credo in realtà che in molti sono rimasti sorpresi come me. Le polemiche che sono seguite hanno poi ingigantito il tutto. Tanti giocatori che sono rimasti a lungo in una squadra hanno poi ricevuto questo riconoscimento una volta diventati avversari. Patrick Beverley è stato salutato calorosamente dal pubblico di Houston, i Clippers hanno fatto il video per Chris Paul. Anche loro non hanno vinto un titolo NBA, ma non per questo non hanno meritato il rispetto della loro ex squadra. Lui ha detto quello che pensava e io mi sono fatto una risata. Sono stato io ad aver chiesto che non venisse proiettato nulla per lasciare spazio a Pierce, era la sua serata. So bene che Rondo ha giocato con lui, che gli ha sempre coperto le spalle. Ma non perdo certo il sonno per questo”. La tensione poi non è diminuita in campo nel resto del match, con coach Walton espulso prima della fine del primo tempo. “Sono una persona che non tende a isolarsi quando si arrabbia, per questo appena ho visto Isaiah in spogliatoio mi sono seduto vicino a lui. Abbiamo visto tutto il secondo tempo in TV, insieme. Dal mio punto di vista mi sembra evidente che ha provato in tutti i modi a evitare lo scontro e la sua espulsione senza senso è stato uno dei motivi che ha fatto crescere la tensione in campo”. Una scelta che non va proprio giù al diretto interessato: “Mi sono preso tre sberle in faccia, e una volta che reagisco vengo espulso? Spero tanto che questi due tecnici mi vengano revocati”.