San Antonio vince in volata una sfida decisiva nella lotta ai playoff contro New Orleans. I Clippers, ancora senza Danilo Gallinari, perdono a Houston e scivolano al 9° posto. Vincono invece sia Nuggets (8^ tripla doppia di Jokic) che i Jazz (8° successo in fila). Dieci quelle consecutive dei Raptors che battono anche i Pacers. Si allunga a 19 la striscia di sconfitte dei Grizzlies
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San Antonio Spurs-New Orleans Pelicans 98-93
È in qualche modo calzante che i New Orleans Pelicans abbiano affrontato gli Spurs a San Antonio proprio stanotte, a poche ore dalla notizia della morte del loro proprietario Tom Benson, che proprio nella città dell’Alamo ha dato il via alla sua carriera nel mondo dell’automobile. Purtroppo per loro, però, non sono riusciti a onorare la memoria del 90enne proprietario con una vittoria, lasciando per strada una partita che sarebbe stata fondamentale nella corsa ai playoff. Gli Spurs sono infatti partiti meglio realizzando 37 punti nel primo quarto, il migliore della loro stagione, e poi hanno “vissuto di rendita” per il resto della gara, visto che in tutto il secondo tempo hanno realizzato 38 punti, resistendo però alla rimonta degli ospiti a differenza di quanto successo nella gara precedente. I Pelicans erano riusciti a cancellare uno svantaggio di 15 lunghezze tornando a -1 sul 91-90, ma il sesto fallo di Anthony Davis (21 punti e 14 rimbalzi) li ha definitivamente tolti dalla sfida. Un’uscita che porta la firma di Manu Ginobili, decisivo ben al di là dei suoi 11 punti: la leggenda argentina prima ha subito uno sfondamento da parte di Davis nel terzo quarto (fischio che ha provocato le ire di coach Gentry, redarguito con un fallo tecnico) e qualche minuto ha rallentato il palleggio a metà campo facendosi travolgere da Davis, che oltre al fallo si è preso a sua volta un tecnico. Due giocate sottili ma fondamentali per togliere mentalmente e fisicamente dalla gara la stella degli avversari, che non sono riusciti a sopperire alla sua assenza nonostante i 24 punti, 8 rimbalzi e 7 assist di Jrue Holiday. Per i padroni di casa gli unici in doppia cifra oltre a Ginobili sono LaMarcus Aldridge con 25 punti e Dejounte Murray con 18+12 rimbalzi, mentre Danny Green ha “festeggiato” il ritorno in quintetto con il suo massimo in carriera da 6 stoppate (pur tirando 2/11 dal campo). Nonostante la sconfitta New Orleans rimane quinta a Ovest, pur avendo solo mezza gara di vantaggio su Jazz e Spurs e una e mezza su Clippers e Nuggets. La corsa per i playoff è ancora lunghissima.
Houston Rockets-L.A. Clippers 101-96
Questa volta, a differenza dei primi tre incontri, quella tra Rockets e Clippers è stata una gara sostanzialmente normale. Dopo la vittoria di L.A. a Houston al primo incontro nonostante i 51 punti di Harden, la celebre irruzione nello spogliatoio dei Clippers della seconda e il leggendario crossover del Barba ai danni di Wes Johnson della terza, stanotte i Rockets hanno vinto “normalmente”, pareggiando il conto nella serie stagionale. Non che le due squadre rischino di arrivare a pari-record, visto che Houston ha conquistato con questo successo il titolo della Southwest Division e appare lanciatissima verso il primo posto nella Western Conference, mentre i Clippers dovranno giocarsi fino alla fine l’ottava posizione per i playoff. A decidere la gara è stato ancora una volta James Harden, autore di 24 punti con 7 assist e del canestro in isolamento contro l’odiato Austin Rivers (indicato ripetutamente a mo’ di scherno) per il +4 a 29.4 secondi dalla fine. Il figlio del coach era riuscito a propiziare l’ultimo tentativo di rimonta dei suoi, riportandoli a un possesso di distanza con gli ultimi quattro dei suoi 20 punti, ma alla fine hanno dovuto cedere il passo contro una squadra che ha vinto 27 delle ultime 30 partite. Ad accompagnare Harden ci sono i 23 di Eric Gordon (7/9 da tre punti) e i 19 con 12 rimbalzi e 6 stoppate di Clint Capela, mentre in casa Clippers — sempre senza Danilo Gallinari — il migliore è Tobias Harris con 29, seguito da Lou Williams con 14. I soli tre liberi tentati dal proprio miglior realizzatore hanno fatto infuriare coach Rivers: “Il conto dei liberi è stato di 24 a 8” ha detto l’allenatore dei Clippers (che per la verità ne ha aggiunto uno di troppo ai padroni di casa). “È uno scherzo, uno scherzo assoluto. I nostri sono andati dentro e sono stati colpiti per tutta la partita, Lou Williams nel finale è stato ucciso e nessuno ha fischiato… I nostri hanno dato il loro cuore, ma una disparità del genere nei tiri liberi, considerando che noi eravamo la squadra che attaccava sempre, non ha alcun senso cestistico per me”.
Indiana Pacers-Toronto Raptors 99-106
Anche questa volta i Raptors sono riusciti a venirne a capo, conquistando una difficile vittoria in trasferta a Indianapolis grazie ai 24 punti di DeMar DeRozan (16 dei quali arrivano nella ripresa) e alla doppia doppia da 16 +17 rimbalzi di Jonas Valanciunas. Il numero 10 dei canadesi non nasconde l’entusiasmo per la decima vittoria in fila, quella che ipoteca il primato a Est, ossia il poter disporre del fattore campo contro chiunque ai playoff. “Quando le cose non girano per il meglio, stiamo imparando a non farci travolgere dagli eventi. Mentre una volta che siamo in vantaggio, sappiamo quando spingere il contropiede, in che modo farlo e quando invece preferire tirare il fiato. Abbiamo capito quali sono le piccole cose che servono per vincere una partita”. In 17 degli ultimi 18 casi è andata proprio così, grazie al predominio a rimbalzo (58-35 in questo caso) e al tipo di approccio. Quello fa tutta la differenza del mondo: “Per avere successo in questa lega devi avere quel tipo di cattiveria agonistica – racconta coach Casey -, è una caratteristica che i giocatori hanno sviluppato nel tempo e sanno che fino a quando l’approccio sarà questo, nessuno potrà batterci”. Dall’altra parte ai Pacers non bastano i 22 punti di Darren Collison e i 20 massimo in stagione per Al Jefferson. Victor Oladipo invece si ferma a 18 con 8/19 al tiro: una serata nella norma, ma senza una sua super prestazione era difficile immaginare di battere i Raptors.
Utah Jazz-Phoenix Suns 116-88
Anche in una partita che non ha molto da dire — Utah ha vinto l’ottava in fila nonché la 20^ nelle ultime 22, Phoenix è arrivata a sette sconfitte consecutive e 19 nelle ultime 22 —, c’è comunque un episodio da segnalare. Nel corso del terzo quarto, dopo una schiacciata sbagliata da Marquese Chriss, i Jazz sono ripartiti in velocità e il veterano Jared Dudley ha mandato per le terre Ricky Rubio, in modo da fermare il contropiede visto che il suo compagno era rimasto sdraiato e un altro era andato ad aiutarlo a rialzarsi. Quel fallo di Dudley ha però acceso un parapiglia tra le due squadre con Chriss che è tornato su Rubio per rifilargli un altro spintone, facendolo cadere di nuovo e scatenando ancora di più le ire dei Jazz, arrivati in massa per difendere il playmaker spagnolo. Le susseguenti espulsioni di Chriss e Dudley non hanno fatto altro che certificare il risultato di una gara mai in discussione, tanto da permettere ai Jazz di far riassaggiare il campo a Dante Exum, al suo debutto stagionale con 10 punti in 14 minuti. Insieme a lui sono stati cinque i giocatori in doppia cifra, guidati dai 23 di Donovan Mitchell e i 21+13 di Rudy Gobert, mentre ancora una volta nessun membro dei Suns ha superato quota 20 (19 per T.J. Warren, 17 per Josh Jackson e 12 per Devin Booker con 3/18 al tiro).
Denver Nuggets-Detroit Pistons 120-113
Non può che essere sorridente Nikola Jokic al termine della sfida vinta contro i Pistons, nonostante le botte e i tanti colpi proibiti presi sotto canestro contro Andre Drummond (“Ha giocato una partita pazzesca”, il commento del numero 0 dei Pistons negli spogliatoi). Per il lungo serbo sono 23 punti, 12 rimbalzi e dieci assist –l’ottava tripla doppia in stagione -, a cui si aggiungono i 26 punti di Jamal Murray in una partita che rilancia le ambizioni playoff di Denver. La squadra del Colorado infatti ha incassato un paio di sanguinose sconfitte nelle ultime settimane (Mavericks e Lakers su tutte), scivolando al decimo posto in una classifica che resta cortissima. Un successo che sembrava comodo quando a metà terzo quarto i Pistons erano sprofondati sul -26, ma d’improvviso tornato a essere in discussione nel finale; una tendenza preoccupante che non si è verificata per la prima volta in stagione. Dall’altra parte Drummond chiude comunque con 21 punti e 17 rimbalzi (la difesa non è mai stata il punto forte del gioco di Jokic) a cui si aggiungono i 26 con nove assist di Blake Griffin. L’ex Clippers doveva portare la scossa che non c’è stata, dare la spinta playoff a una squadra che ha già iniziato il conto alla rovescia: tra 28 giorni, liberi tutti e si va in vacanza.
Atlanta Hawks-Charlotte Hornets 117-129
In una gara che non aveva molto da dire, i membri degli Hornets si sono tolti delle soddisfazioni — in particolare Dwight Howard, che dopo essere stato scambiato in estate aveva qualche conto in sospeso con gli Hawks. Nelle quattro gare stagionali tra le due squadre (tutte vinte da Charlotte) il centro ha tenuto una media di 22.8 punti e 13.5 rimbalzi, tra cui il suo massimo stagionale di stanotte con 33 e 12 rimbalzi con 13/20 al tiro. “In realtà non sono arrabbiato con loro, capisco che è un business: lo scambio mi ha motivato per tornare in questa stagione con una mentalità diversa, giocando con più fiducia in me stesso. Perciò, grazie Bud[enholzer]”. Non che le sue prestazioni abbiano cambiato di molto la stagione degli Hornets, che pur avendo vinto sei delle ultime sette gare sono ancora ben distanti dalla zona playoff. Per questo un po’ tutti si sono divertiti: Kemba Walker ha chiuso con 24 punti e 6 triple, Marvin Williams ne ha aggiunti 17 e Nicolas Batum ha fatto felici tutti distribuendo il suo massimo in carriera con 16 assist, aggiungendoci 10 punti e 10 rimbalzi per la nona tripla doppia della sua carriera (la seconda stagionale, curiosamente sempre contro Atlanta). Per gli Hawks ci si può consolare solamente con i progressi di Taurean Prince (22 punti, 10 rimbalzi e 6 assist con 6/12 da tre) e il massimo in carriera pareggiato da John Collins (21 punti con 9 rimbalzi): in attesa che arrivino le quattro scelte nelle prime 33 dal Draft, il futuro comincia da loro.
Memphis Grizzlies-Chicago Bulls 110-111
I Grizzlies non riescono a scollarsi di dosso l’interminabile serie di sconfitte incassate, facendo salire il conto a quota 19 in fila. E dire che la sfida casalinga contro i Bulls sembrava l’occasione perfetta; talmente tanto da richiamare sul parquet un redivivo Tyreke Evans che in 33 minuti chiude con 25 punti e nove assist. Il protagonista del match in casa Memphis è lui; anche in negativo però, visto che a meno di due secondi dalla sirena commette in maniera ingenua un fallo su Antonio Blakeney – uno dei tanti rookie che i Bulls stanno lanciando sul parquet in queste ultime settimane di regular season. La mano del ragazzo non trema, fa 2/2 e rimette un punto di distanza tra le squadre. A Memphis resta un ultimo possesso da giocare in fretta e Marc Gasol si ritrova così a crossare verso il canestro avversario. JaMychal Green salta più in alto di tutti e devia il pallone all’interno del ferro, lasciando con il fiato sospeso per qualche istante il FedEx Forum. Il canestro infatti arriva dopo la sirena, quando la luce rossa era accesa già da un bel po’ sul tabellone. Sì, se esiste qualcosa di peggiore rispetto all’aver incassato il 19esimo ko consecutivo, è illudersi invano nel finale di averla vinta e poi scoprire di essere arrivati ancora una volta troppo tardi. Un po’ il racconto dell’intera regular season dei Grizzlies in pochi secondi.