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NBA, Los Angeles Lakers, LeBron James: "È come il primo giorno di scuola, non ho paura di niente"

NBA

Le prime parole ufficiali da giocatore dei Lakers del n°23, il primo a salire sul podio delle interviste in casa Lakers: "Il mio gioco non cambia in base ai giocatori che ho al mio fianco: credo di potermi adattare al meglio in qualsiasi contesto"

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“Arrivato a questo punto della tua carriera LeBron, che cosa può metterti sotto pressione?”. “Niente”. Basta una sola parola al n°23 dei Lakers per lanciare un segnale nei 13 minuti di conferenza stampa tenuti durante il Media Day d’apertura della stagione. James è il primo a salire sul palco in casa giallo-viola, in quella che per i prossimi quattro anni sarà casa sua: “La mia scelta è stata fatta basandomi esclusivamente sulle esigenze della mia famiglia e pensando ai Lakers. Sono un giocatore di basket: quando riesco a farlo al meglio, tutto il resto va al suo posto”, replica a chi gli chiede se la città di Los Angeles abbia influito sulla sua Decision 3.0. Un’avventura certamente particolare e un progetto che può esaltarlo sul parquet: “Sono molto felice di avere attorno a me un bel po’ di trattatori di palla di primissimo livello, giocatori che possono fare tante cose diverse: domani per me sarà come il primo giorno di scuola”. A lui però toccherà vestire i panni del maestro quasi con tutti; non con Rajon Rondo, rivale di tante epiche battaglie e adesso compagno di squadra: “In tutto l’arco della mia carriera e da quando ho iniziato ad averlo come rivale, Rondo è sempre stato uno dei giocatori più celebrali, intriganti e intelligenti contro cui ho dovuto competere”. Dunque, pace fatta anche con uno dei suoi peggiori nemici sul parquet (di Stephenson ci sarà tempo e modo di parlare), pronti a seguire l’esempio del Re: “Il mio obiettivo resta quello di migliorarmi ogni singolo giorno. Non mi aspetto nulla che non sia frutto del lavoro e dello sforzo. Il mio gioco non cambia in base ai giocatori che ho al mio fianco: credo di potermi adattare al meglio in qualsiasi contesto. Non credo che vincere il titolo sia l’unico modo per dimostrare di avere avuto successo al termine di una stagione. Porta a casa l’anello soltanto una squadra e questo non vuol dire che tutti gli altri abbiano fallito”. Accontentarsi del secondo posto però non sembra essere nelle sue corde, né in quelle dei Lakers.