La division più combattuta di tutta la NBA si preannuncia ancora più agguerrita: Utah, Portland, Oklahoma City si contendono il primo posto, mentre Denver e Minnesota si contenderanno un posto ai playoff come nella scorsa stagione. Sempre che lo scambio di Jimmy Butler non cambi gli equilibri tra le cinque squadre
LE GUIDE COMPLETE DI: ATLANTIC - SOUTHEAST - CENTRAL DIVISION
Nello scorso anno, la Northwest Division è stata senza dubbio la più competitiva di tutta la NBA: quattro squadre qualificate per i playoff e una quinta, i Denver Nuggets, rimasti fuori solamente all’ultima partita dopo aver perso al supplementare lo spareggio con i Minnesota Timberwolves. Con pochi accorgimenti sul mercato da parte delle cinque squadre, anche in questa stagione si preannuncia lotta aperta tra Portland Trail Blazers, Oklahoma City Thunder, Utah Jazz, T’Wolves e Nuggets – in rigoroso ordine di arrivo nella scorsa stagione, peraltro racchiuse solamente in tre partite di distanza l’una dall’altra. Improbabile che da una di queste cinque esca fuori una seria candidata al titolo finale, ma tutte e cinque dovrebbero dare vita a gare con implicazioni di playoff ogni volta che si incontreranno – sempre che la situazione legata a Jimmy Butler non si risolva con un ridimensionamento delle prospettive di Minnesota. È improbabile che Thibodeau e i suoi riusciranno a uscirne con un giocatore migliore di Butler, perciò si può immaginare che saranno loro a occupare l’ultima casella della division. Definire un ranking tra le altre quattro, invece, è più complicato: i Jazz possono vantare una delle migliori difese della NBA, se non la migliore in assoluto, e una superstar in ascesa come Donovan Mitchell; i Thunder hanno due dei migliori giocatori in tutta la NBA come Russell Westbrook e Paul George; Portland ha chiuso al terzo posto lo scorso anno con una super seconda metà di stagione; Denver, sulle spalle di Nikola Jokic, ha un rendimento offensivo clamoroso. Le distanze sono minime: a fare la differenza saranno come sempre gli infortuni e i finali punto a punto nel corso della lunga maratona di 82 partite che è la regular season NBA.
La novità: DENNIS SCHROEDER
In una division che non ha visto grossi sconvolgimenti di mercato – in attesa di Butler – la novità più interessante è l’arrivo del playmaker tedesco alla corte di Russell Westbrook, del quale si propone di essere non solo la riserva, ma possibilmente anche il compagno di backcourt per chiudere le partite (o magari anche aprirle, vista la ricaduta di Andre Roberson). Del suo inserimento tecnico-tattico e di quello che può dare ai Thunder avevamo già scritto durante l’estate, in queste prime partite di preseason ha mostrato come abbia già una buona chimica con i principali lunghi della rotazione, Steven Adams e Nerlens Noel: farli contenti potrebbe aiutarlo nella metà campo difensiva (dove, nonostante i mezzi, rimane limitato per via dell’altezza) e nel rendimento statistico a livello di assist.
La superstar: DAMIAN LILLARD
Con Russell Westbrook fermo ai box per un problema al ginocchio, Damian Lillard ha la strada aperta per imporsi non solo come miglior giocatore della division, ma anche come serio candidato MVP (almeno tra quelli che non hanno ancora vinto il premio in carriera). Difficile immaginare un rendimento personale superiore rispetto a quello della scorsa incredibile stagione: i dubbi, suoi e del resto della NBA, sono più che altro legati al resto della squadra, che non sembra crescere con lo stesso ritmo del suo leader. L’eliminazione per mano dei New Orleans Pelicans della scorsa stagione non è stata un’eliminazione come tutte le altre, e la sua potrebbe diventare in fretta una delle situazioni più intricate della lega. In un modo o nell’altro, questa stagione ci dirà molto di chi è davvero Damian Lillard.
La sorpresa: JAMAL MURRAY
Nel tradizionale sondaggio di inizio anni, il 20% dei GM della NBA ha indicato il suo nome come quello pronto a “spiccare il volo” tra i giovani della lega, davanti anche a gente come Jayson Tatum e Brandon Ingram. E in effetti sembra tutto pronto per un salto di qualità notevole: il dualismo con Emmanuel Mudiay è stato risolto a suo favore, i segnali nella scorsa stagione ci sono stati tutti, il ruolo in campo è perfetto per le sue caratteristiche (capacità di tiro e di creazione dal palleggio) che si mischiano a quelle di Nikola Jokic, che ne copre un po’ le lacune in fase di coinvolgimento dei compagni. Con il centro che si occupa di fare il playmaker della squadra, Murray può concentrarsi solo sul mettere punti a tabellone e rendere ancora più imprevedibile l’attacco atomico dei Nuggets: fallire i playoff in questa stagione vorrebbe dire rimettere mano al nucleo giovane di Denver, oltre che mettere in discussione il posto di Michael Malone.
Il rookie: MICHAEL PORTER JR.
Dato che le cinque squadre sono state tutte in lotta per i playoff fino all’ultimo, le posizioni al Draft sono state tutte piuttosto alte – e, soprattutto, le rotazioni erano già pressoché al completo, lasciando pochi minuti a disposizione per eventuali esperimenti. Anche nella stagione che sta per cominciare non è previsto che un rookie in particolare riesca a conquistare spazio nei roster delle cinque squadre, e per questo probabilmente la situazione più interessante da tenere monitorata è quella di Michael Porter Jr.. Il prodotto di Missouri, precipitato nella notte del Draft per via delle complicate condizioni della sua schiena, è sulla carta uno dei giocatori più talentuosi della sua classe di rookie, ma ci sono ottime possibilità che non scenda in campo nella prossima stagione. E anche se così non fosse, difficilmente coach Malone gli concederebbe grosse possibilità in rotazione, chiuso nel ruolo da Paul Millsap e con la squadra impegnata a conquistare un posto ai playoff senza potersi permettere il lusso di lasciare nulla per strada. Però chissà, magari si potranno vedere le condizioni della sua schiena in qualche apparizione in G-League…
Il ranking
1. Utah Jazz
2. Oklahoma City Thunder
3. Portland Trail Blazers
4. Denver Nuggets
5. Minnesota Timberwolves