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NBA, Cleveland Cavaliers: JR Smith chiede la cessione e rischia la multa

NBA

A domanda diretta, il n°5 dei Cavs ha risposto: "Sì, onestamente spero di andare via", dopo che Cleveland ha deciso di metterlo fuori dalla rotazione (per la seconda volta). E Adam Silver chiarisce: "È una cosa da risolvere all'interno della franchigia"

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JR Smith è stato da sempre abituato a parlare chiaro, con tutti. E così, dopo essere stato messo ai margini per la seconda volta in questo tormentato inizio di stagione, ha chiesto di andare via da Cleveland; una squadra che d’un tratto non sembra più avere bisogno di lui. Senza coach Tyronn Lue a fargli da parafulmine, il n°5 dei Cavs è diventato di troppo in un gruppo che di fronte all’ennesimo cambio di rotta ha scelto di puntare forte sui giovani, con buona pace dei vecchietti (stra)pagati ancora presenti nel roster. L’aria in Ohio si sta facendo decisamente pesante per Smith, tanto da spingere il GM Koby Altman a proporgli di restare a casa pur di allontanarsi dagli altri. Una situazione che ha spinto i reporter a chiedergli se a questo punto la sua speranza sia quella di andare via. “Sì, onestamente. Loro lo sanno, non mi vogliono in squadra e quindi se lo aspettano”, ha risposto senza filtri, esponendosi a un mare di critiche e soprattutto a una possibile multa da parte della NBA. Da regolamento infatti i giocatori non sono autorizzati a presentare richiesta ufficiale di trade in pubblico, come sottolineato lo scorso anno nel “caso Bledsoe” (che scrisse su Twitter “non vorrei essere qui”, giustificando quel messaggio dicendo che era in fila dal parrucchiere). In quell’occasione arrivarono 10.000 dollari di multa da parte della Lega che potrebbe intervenire anche in questa circostanza. Le parole di Adam Silver però sono state distensive a riguardo: “Sanzionare un giocatore è davvero l’ultima carta da utilizzare: io credo che queste siano prima di tutto questioni che restano all’interno delle squadre e quando avvengono delle violazioni, siamo i primi a rivolgerci alla franchigia per decidere come gestire il problema. Parlando con Koby [Altman], lui e il suo staff mi hanno detto che è qualcosa su cui prenderanno provvedimenti in maniera diretta. La speranza è che risolvano tutto senza l’intervento della Lega”.

Quale futuro per JR Smith? "Qui non posso essere competitivo"

Le versioni del diretto interessato e della franchigia però non combaciano: i Cavs infatti dicono che Smith abbia scelto di andarsene; un’accusa che viene prontamente rispedita al mittente: “Arrivare fin qui da dove sono partito, dal nulla fino a Cleveland di fronte a questo pubblico che mi ha adottato, con gli amici e le relazioni che ho instaurato in campo e fuori, è un gesto che non avrei mai potuto fare”. Stare in gruppo con gli altri però è diventato un peso: “È complicato restarsene in un posto dove gli altri non voglio prenderti in considerazione. Dovrei andare in spogliatoio, sorridere e recitare la parte di quello felice. Che sia chiaro, tutti incassiamo un bel po’ di soldi, ma non è quella la questione. Non posso più essere competitivo in un contesto del genere. Vestire i miei panni è la cosa più complessa in palestra a Cleveland”. Il problema della dirigenza invece è che a livello contrattuale Smith resta un asset molto complicato da scambiare: i 14.7 milioni di questa stagione sono un macigno che nessuna franchigia NBA è disposta a caricarsi sul groppone per un 33enne in chiara fase calante di carriera. I quattro milioni garantiti della prossima annata invece potrebbe aprire nuovi scenari, ma non prima della free agency 2019. Fonti vicine al giocatore continuano a sottolineare la sua contrarietà a chiedere e/o accettare il buyout, rendendolo così l’ennesimo simbolo del caos che regna sovrano a Cleveland. Certo che Smith per ora si è dimostrato molto disfunzionale anche sul parquet: 2.5 punti di media, 23% al tiro e neanche una tripla a segno: “Avevo avuto una conversazione su questo con coach Lue, gli avevo detto che non volevo metterlo nella condizione di essere licenziato”. Le cose purtroppo non sono andate per il meglio neanche nel suo caso.