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NBA, Gordon Hayward: fischi, cartelli e contestazione nel suo primo ritorno in casa Jazz

NBA

I tifosi degli Utah Jazz non hanno dimenticato la decisione presa dal n°20 dei Celtics, All-Star a Salt Lake City prima di andare a Boston e lasciare i mormoni senza nulla in cambio. E al suo primo ritorno alla Vivint Smart Home Arena hanno voluto accoglierlo in maniera particolare

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La separazione tra Gordon Hayward e gli Utah Jazz non è stata consensuale. Anzi. Il n°20 dei Celtics è stato corteggiato a lungo dalla sua ex squadra, felice di metterlo al centro di un progetto che ha poi dimostrato di poter durare anche senza di lui. Hayward invece è andato a Boston, ha vissuto una stagione terribile a causa dell’infortunio, ma adesso sembra finalmente pronto a godersi da protagonista le sfide al vertice con i biancoverdi. “Tutto è bene quel che finisce bene”? Neanche per sogno, visto che i tifosi di Salt Lake City non hanno dimenticato il tradimento e aspettavano al varco da oltre un anno il loro ex beniamino. Tanto da riempire gli spalti della Vivint Smart Home Arena con abbondante anticipo, per vederlo entrare a riscaldarsi decine di minuti prima della palla a due. Hayward arriva sul parquet con i compagni, mette la testa fuori dal tunnel e viene ricoperto di fischi. Il tutto a 70 minuti dall’inizio della gara, sintomo di quanto sarebbe stata lunga la serata per lui. Una contestazione che monta con il passare dei minuti, con diversi cartelli sugli spalti che si domandano “Gordon chi?”, con un ragno che copre il resto (il simbolo di Donovan Mitchell, il nuovo che avanza e quello che a tutti gli effetti ha preso il suo posto). Be’, se si fossero dimenticati di lui non gli avrebbero concesso una contestazione così evidente. C’è chi sugli spalti ha tenuto la maglia n°20 dei Jazz, cambiando da “Hayward” a “Coward”: codardo, il coro e l’offesa più frequente anche quando il match sta per iniziare. Una gara complicata, nonostante il primo canestro di Hayward arrivi dopo 90 secondi scarsi, in contropiede, toccando appena il pallone, tanto ce la gente non riesce a iniziare a contestarlo che il pallone è già scivolato via in fondo alla retina. Il secondo invece è un jumper dalla distanza nel secondo quarto: lui segna e i social dei Celtics ingaggiano la battaglia.

La rivincita di Jae Crowder, "l'escluso" dei Boston Celtics

No, i tifosi di casa non avevano alcuna intenzione di starsene in silenzio. Anche perché a metà terzo quarto la partita prende decisamente la strada di Utah, che vola sul +20 e consuma così la sua rivincita anche sul parquet. Amanda Pflugrad, la bionda bordocampista che segue dappertutto i Celtics in giro per gli States, racconta su Twitter: “L’ho visto con i miei occhi: un tifoso dei Jazz che ha iniziato a fischiare non appena Gordon Hayward è entrato in campo, si è rivolto alla persona di fianco a lui e ha detto: ‘Amo ancora questo ragazzo’”. Quanto sia un #tcrai o meno, poco importa, ma tutto questo è sintomatico di quanta attenzione fosse rivolta nei confronti del n°20 dei Celtics. Non solo i tifosi dei Jazz avevano cerchiato in rosso questa data, ma anche Jae Crowder; altra vittima della vicenda, scartato senza pietà dai Celtics e salutato con largo anticipo dai tifosi di Boston che iniziarono a corteggiare Hayward mentre lui era ancora in squadra. Il posto in una squadra in cui si trovava alla grande gliel’aveva soffiato lui da sotto il naso, per quello era importante lanciare il messaggio: “Io sono più forte di quanto avete immaginato”. Alla sirena finale sono 20 punti, sei rimbalzi e quattro assist in uscita dalla panchina, con tanto di tripla che ricaccia definitivamente indietro i Celtics nel finale. Coach Quin Snyder a fine partita lo stringe forte prima dell’intervista di rito a bordocampo: “Ottimo lavoro Jae”, Gordon Hayward può diventare finalmente un capitolo chiuso.