I Jazz coprono di fischi Gordon Hayward e si prendono il successo sul parquet, battendo Boston dopo essere stati sul +20 e aver permesso ai Celtics di rientrare. Mattatore Joe Ingles, autore di 27 punti (massimo in carriera), uno dei sei giocatori di Utah in doppia cifra
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FISCHI E CONTESTAZIONE PER GORDON HAYWARD AL RITORNO NELLO UTAH
Utah Jazz-Boston Celtics 123-115
In trasferta, in back-to-back, da Phoenix a Salt Lake City, dopo aver giocato e vinto una gara all’overtime in rimonta ed essere stati sotto di 22 punti. Be’, le attenuanti c’erano davvero tutte per i Celtics, rimasti aggrappati alla partita contro i Jazz fino agli ultimi istanti nonostante il chiaro affaticamento e il fiato corto. Boston infatti resta a contatto per 20 minuti, prima di iniziare a scivolare lontano dai Jazz. Al ritorno in campo dagli spogliatoi dopo l’intervallo lungo, il crollo: Boston non gira più e Utah vola via, con Jay Crowder (l’ex dal dente avvelenato) che a metà terza quarto da sotto firma il canestro del +20 per i padroni di casa. “Gara chiusa, dentro le riserve e un po’ di garbage time”, avranno pensato gli spettatori sugli spalti, ma non quando in campo ci sono i Celtics (nonostante l'assenza di Kyrie Irving): i ragazzi di coach Stevens infatti ritornano prepotentemente nel match, approfittando delle parziali difficoltò offensive di Utah e riportandosi a contatto. Mai così tanto da riuscire a mettere il naso avanti, ma abbastanza per tenere sulla corda Donovan Mitchell e compagni. Nel finale Boston arriva più volte fino al -4, ricacciata indietro però da un paio di stoppate di Rudy Gobert (condite con 17 punti e 15 rimbalzi) e dalle triple del già citato Crowder (20 punti in uscita dalla panchina). Non i migliori realizzatori dei Jazz, visto che a guidare i mormoni ci pensa Joe Inglese, autore di 20 punti con 8/9 al tiro a fine primo tempo in una gara chiusa con 27 totali a referto (suo nuovo massimo in carriera, tanto che Mitchell prima di rientrare negli spogliatoi prova a fare vento con l'asciugamano e a "spegnere" la sua mano calda). L’australiano, così come tutti i suoi compagni, ha salutato sorridente e conciliante Gordon Hayward, al suo primo ritorno da avversario a Salt Lake City. Una partita speciale e molto complicata per il n°20 di Boston (di cui abbiamo parlato nel dettaglio qui), uno dei sei giocatori in doppia cifra tra i Celtics: una bella prova di tenuta fisica e mentale, ma non abbastanza per evitare la quarta sconfitta nelle prime 11 gare della stagione.