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NBA, Philadelphia 76ers: Butler si presenta, e ora cosa ne sarà di Fultz?

NBA

La conferenza stampa del n°23 dei Sixers e le parole del GM Elton Brand vanno in un’unica direzione: Philadelphia vuole provare a vincere subito, anche a costo di lasciare per strada altri pezzi del suo processo di crescita, a partire da Markelle Fultz

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A due mesi di distanza dall’inizio delle difficoltà con Minnesota, Jimmy Butler è riuscito finalmente a mettersi addosso una nuova maglia: la n°23 dei Sixers, una squadra che con lui vuole puntare dritta al titolo. “Quando un gruppo di giocatori scende in campo e sa come giocare a basket, cosa che tutto il roster sa fare, i tasselli vanno in automatico al loro posto – racconta Butler durante la conferenza stampa di presentazione - Nessuno pesterà i piedi ai compagni, tutti abbiamo un lavoro comune da compiere. Così come ognuno resterà sé stesso e manterrà le proprie caratteristiche. Questo è il motivo per cui penso che avremo successo. Sono una persona schietta: se qualcuno nello spogliatoio ha dei problemi con me, deve dirlo. A meno che tutte le squadra in cui ho giocato in passato fossero piene di persone false, so bene che questo non sarà un problema. Non mi reputo un cattivo compagno, ma gli altri sono liberi di dire e pensare ciò che vogliono. Sono una persona che si lascia spesso coinvolgere umanamente, ho tanti amici e lo dimostrerò anche ai miei nuovi compagni”. L’esordio è previsto per questa notte a Orlando contro i Magic, mentre venerdì scenderà sul parquet per la prima volta al Wells Fargo Center per vedersela con i Jazz. Elton Brand - che il 15 settembre scorso veniva nominato GM, mentre Butler lamentava i primi mal di pancia – non ha esitato un secondo: “È molto importante per noi aggiungere una superstar al roster, una di quelle che può aiutare i nostri giovani talenti a fare l’ultimo passo in avanti e puntare al titolo NBA. Gli obiettivi di Butler coincidono con i nostri e con quelli di tutta la città. Lui vuole vincere, tutti in squadra non vedono l’ora di giocare con lui e per noi è stata davvero una scelta obbligata. Non c’erano controindicazioni”. Se le cose dovessero andare bene, ad attendere Butler il prossimo giugno ci sarebbe l’ipotesi più che concreta di ricevere un contratto da 190 milioni di dollari per cinque anni; offerta ben diverso dai 140 in quattro anni a cui le altre franchigie potrebbero arrivare. Far funzionare bene le cose sul parquet insomma, fa comodo a tutti.

“Con Butler in squadra, tutti dovranno rinunciare a qualcosa”

La trade con i T’wolves inoltre ha lasciato un posto libero nel roster, che potrebbe essere occupato nel corso della stagione in base all’occorrenza da altri uomini chiave: “Valuteremo come muoverci in quel senso, il posto libero potrebbe ritornare molto utile nel corso della stagione”, sottolinea Brand e il pensiero di molti, come un riflesso incondizionato, va a Markelle Fultz, ai suoi problemi al tiro e al fatto che, con un altro trattatore di palloni di primo livello in gruppo potrebbe finire sempre più ai margini. A partire dalla presenza in quintetto, con il suo posto che verrà occupato da Butler: “No, non c’è nessuna indicazione che faccia pensare che vogliamo rinunciare a Fultz. La nostra prospettiva su Markelle non è cambiata: avevamo una superstar a disposizione sul mercato e l’abbiamo presa. Ci sono tante squadre di talento a Est, per noi è un modo per provare a diventare più competitivi. Nessuno vuole mettere in discussione Fultz, ma quando arriva un quattro volte All-Star in squadra, la rotazione viene inevitabilmente stravolta. Markelle è un giocatore di talento e sta vivendo chiaramente delle difficoltà mentali più che tecniche. Per avere impatto in NBA, al 90% devi essere forte di testa: se pensi di poter fare qualcosa, se ci credi, alla fine ci riesci. So quanto sta lavorando duro, ero a Los Angeles mentre lui si allenava e mi hanno raccontato di come lui voglia diventare importante nella Lega. Per quello che fa vedere in palestra, avrà sempre il mio rispetto. Per quanto sta lavorando duro, alla fine riuscirà a venirne fuori”.

Fultz, il tiro libero con gli Heat e il cambio di allenatore

Ok, i dubbi però son tornati a essere insistenti nelle ultime ore dopo il disastroso tentativo ai liberi nell’ultima sfida vinta contro Miami. Metà secondo quarto, Fultz carica il tiro dalla lunetta, si ferma mentre è già sulle punte dei piedi, abbassa il pallone per poi scagliarlo repentinamente in qualche modo verso il ferro (il video è in testa all’articolo). Un disastro che ha condizionato il resto della sua gara, tanto da costringere coach Brown a partire con Landry Shamet in quintetto nella ripresa. “Il pallone mi è scivolato dalle mani e sono stato costretto a fare di necessità virtù – prova a giustificarsi - Non sono preoccupato, sto lavorando molto sul mio gioco. Capita che uno perda il controllo del pallone e questo è quanto successo. Nessun dramma”. Una sfortunata coincidenza per la prima scelta assoluta al Draft 2017, visto che nelle ultime ore è stata resa nota la scelta di rinunciare al lavoro di Drew Hanlen, il trainer che a lungo si è occupato del suo tiro. Nessuna delle due parti ha voluto precisare le ragioni di questa decisione (Fultz non ha risposto alle domande a riguardo nel post-partita), anche se era filtrato il malumore crescente nelle ultime tre settimane. Un fallimento che rischia di mandare in fumo il lavoro di un’intera estate, trascorsa da Fultz a seguire consigli e indicazioni di Hanlen. “Ho ascoltato tutto quello che dite sul suo tiro, quel libero appare sempre più brutto ogni volta uno lo guarda di nuovo – commenta Brown – ma il nostro ruolo adesso è quello di dargli forza. In azione, quando non deve star lì a pensare alla sua esecuzione, la meccanica è chiaramente migliorata, è molto più fluida. Difensivamente è stato eccezionale in alcuni frangenti, ma tutto questo passa in secondo piano per colpa di un tiro libero. Mi sembra eccessivo”.