Grazie alla coppia Griffin-Drummond, i Pistons vincono la quinta partita consecutiva controllando la sfida con i campioni in carica. Il ritorno in campo di uno Steph Curry da 27 punti non basta agli Warriors per evitare la seconda sconfitta in fila
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Detroit Pistons-Golden State Warriors 111-102
Dopo undici partite di assenza, c’era ovviamente grande attesa per il ritorno in campo di Steph Curry, ma il pubblico di Detroit — accorso in massa alla Little Caesars Arena come raramente succede in stagione — si è ritrovato ad applaudire soprattutto la squadra di casa. Guidati da un Blake Griffin da 26 punti e un Andre Drummond in doppia doppia da 16+19, la squadra di coach Casey ha avuto la meglio gestendo la partita con autorità, prendendo il controllo della gara a inizio secondo quarto e permettendo al massimo un rientro fino al -2, prima di accelerare di nuovo e gestire il vantaggio fino alla fine grazie a sei giocatori in doppia cifra. "Grande vittoria, si vedeva dal pubblico e dall’atmosfera che stavamo affrontando una grande squadra, ma abbiamo protetto il nostro campo di casa" le parole di Blake Griffin, leader di una squadra arrivata a cinque vittorie consecutive. "Abbiamo giocato con energia e siamo riusciti a battere i campioni in carica anche in una serata in cui abbiamo tirato con il 44% dal campo e il 34% da tre. Possiamo giocare anche meglio di così" ha invece sottolineato coach Casey, contento soprattutto del contributo dalla panchina di Stanley Johnson (19 punti in 23 minuti) e Ish Smith (11) per aumentare il vantaggio accumulato in apertura di ultimo quarto. Con questa vittoria Detroit sale al quarto posto nella Eastern Conference, a una partita di distanza dal secondo posto occupato da Milwaukee e Philadelphia.
Il ritorno di Steph: "Nel primo tempo ero fuori ritmo"
In casa Golden State gli occhi erano ovviamente puntati sulla prima gara di Steph Curry dopo l’infortunio, e i risultati sono stati altalenanti. Nel primo tempo il due volte MVP ha faticato, chiudendo con soli 7 punti e 2/7 al tiro sbagliando tutte le cinque triple tentate; nel secondo invece è ritornato a giocare la sua pallacanestro, segnando 20 punti per chiudere con 27 e 10/21 dal campo. "È stato bello rientrare, ma nel primo tempo andavo a mille all’ora senza che avessi di nuovo il mio ritmo" ha detto il numero 30. "Nel secondo sono stato molto più vicino a dove voglio essere: i tiri sono entrati e sono riuscito a essere aggressivo senza fare giocate stupide. Ma ci siamo rovinati la serata con quel pessimo primo tempo: loro hanno giocato molto bene e noi non abbiamo fatto nulla per non farli sentire a loro agio". Insieme a lui hanno scollinato quota 20 anche Kevin Durant (28) e Klay Thompson (21), ma nessun altro membro dei campioni in carica ha toccato quota 10, facendo enorme fatica a contenere i due lunghi di Detroit, concedendo 14 rimbalzi offensivi. "Questa è stata una delle peggiori partite che io abbia mai allenato” ha ammesso candidamente coach Steve Kerr. “Abbiamo avuto problemi di falli all’inizio e, cercando un quintetto in grado di accoppiarsi con Blake e Andre, non sono mai riuscito a trovare una soluzione. Non abbiamo tirato da tre [6/26, ndr] e non siamo arrivati al ferro". Per gli Warriors, sempre privi di Draymond Green, è solo la terza sconfitta su 33 partite in cui Curry, Durant e Thompson hanno tutti superato quota 20, ma nonostante si tratti della seconda sconfitta consecutiva dopo quella di Toronto, il primo posto a Ovest occupato dagli L.A. Clippers è ancora distante solamente una partita e mezza. Con un Curry in più nel motore, la regular season è ancora lunghissima.