Please select your default edition
Your default site has been set

NBA, i risultati della notte: Golden State vince in trasferta, Houston no

NBA

Gli Warriors tornano al successo lontano dalla Oracle Arena grazie ai Big Three (85 punti combinati contro Atlanta). I Rockets perdono a Minneapolis, chiudendo il secondo tempo con soli 29 punti realizzati. Tutto facile per OKC contro Detroit, vittorie in trasferta anche per Washington e Cleveland

TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

DENVER VINCE IN TRASFERTA A TORONTO, TRIPLA DOPPIA PER JOKIC

GALLINARI E HARRIS DECISIVI: L.A. SBANCA NEW ORLEANS

Atlanta Hawks-Golden State Warriors 111-128

Non poteva esserci trasferta migliore per tornare a sorridere lontano da casa. Lo sapevano bene gli Warriors, giunti ad Atlanta avendo sul groppone ben sei sconfitte consecutive in trasferta, di gran lunga la peggior striscia mai raccolta nell’era Steve Kerr. Un problema risolto già nel primo quarto, con il solo Steph Curry che segna più di tutti gli Hawks messi assieme (18-17 per il n°30 di Golden State). Il tutto in meno di dieci minuti, prima di essere costretto a uscire dopo aver commesso il terzo fallo: “Vince, un bel po’ di gente ha tirato fuori tanti soldi per vederlo sul parquet”, è il commento di coach Kerr rivolto verso “l’avversario” Vince Carter, presente vicino al tavolo degli arbitri. Ha ragione l’allenatore degli Warriors, visto che l’equilibrio e la competizione dura davvero poco: 34-17 di parziale nella prima frazione, che non viene più colmato dai padroni di casa, che non vanno oltre i 24 punti e 11 rimbalzi di John Collins e i 20 senza triple e con sette perse di Trae Young. Già, meglio l’originale Steph Curry, che chiude con 30 punti, 10/17 dal campo e 6/10 dall’arco, a cui si aggiungono i 28 di un Kevin Durant ancora più chirurgico (10/13 al tiro) e i 27 di Klay Thompson. “Quando tutti e tre gli All-Star degli Warriors segnano più di 20 punti a testa…”: conoscete già il motivetto sull'efficacia dei campioni NBA quando tutto l'attacco funziona al meglio, anche se nel recente passato non erano bastati neanche loro per scacciare la maledizione che sembrava attanagliare Golden State. Adesso il problema (almeno a livello statistico) è alle spalle.

Minnesota Timberwolves-Houston Rockets 103-91

Minnesota ritrova i Rockets dopo la sfida playoff (persa) dello scorso anno ma questo non serve a riscaldare gli animi dei tifosi dei T’Wolves, in meno di 14 mila al Target Center (solo Brooklyn fa peggio al botteghino). Quelli rimasti a casa si perdono però una bella vittoria di Karl-Anthony Towns e compagni in rimonta, dopo essere stati sotto anche di 19 nel primo tempo, chiuso da Houston sopra di 14. Il secondo però è tutta un’altra storia, con Minnesota che limita gli avversari a 29 punti nel secondo tempo (con 3/22 da tre punti) di cui soltanto 9 nel quarto quarto. È la settima volta nelle ultime dieci gare – da quando cioè è arrivato in citta Robert Covington – che la difesa di Minnesota tiene gli avversari sotto i 100 punti: al resto ci pensano un Towns da 24 punti e 11 rimbalzi e un Wiggins da 16, mentre Derrick Rose (19.3 di media entrando nella gara) resta per la prima volta a secco in stagione, chiudendo con 0/4 al tiro e zero punti i suoi 25 minuti di gioco. James Harden segna 14 dei suoi 29 punti nel secondo quarto, ma nel secondo tempo anche la sua mano si raffredda (3/10 per 7 punti con 0/4 dall’arco) mentre il suo partner-in-crime Chris Paul manda a referto la peggior gara stagionale, chiusa con 5 punti e 1/8 al tiro. Non basta alla squadra di D’Antoni anche un ottimo Clint Capela da 24 punti e 8 rimbalzi con 11/14 al tiro.

New York Knicks-Washington Wizards 107-110

“Giocassimo sempre al Madison Square Garden”, avrà pensato coach Brooks, felice di raccogliere un successo in volata (il nono consecutivo contro i Knicks in trasferta), sigillato con la tripla di John Wall a 12 secondi dalla sirena, dopo che gli Wizards erano stati sotto anche di 11 punti sul finire di primo tempo. Uno svantaggio prontamente ribaltato con il 28-8 a inizio ripresa, in buona parte segnato da Bradley Beal, autore di 27 punti, otto rimbalzi e sette assist, a cui si aggiungono i 39 combinati in uscita dalla panchina di Kelly Oubre (21) e Markieff Morris (18). Dall’altra parte invece sono 20 i punti di Tim Hardaway Jr., predicatore in un deserto di sconfitte che stanno travolgendo una squadra carente per quantità di talento e opzioni nel roster. Senza Porzingis questa versione dei Knicks ha davvero poche speranze (e a questo punto interesse) di essere competitiva, come testimonia l’ossessiva rotazione di uomini da parte di coach Fizdale. Dopo 25 partite infatti nessuno dei 15 giocatori del roster è sempre partito in quintetto, con i soli Kanter, Trier e Vonleh a essere sempre scesi in campo. Un bel casino, insomma, durante il quale all’appello continuano a mancare le vittorie.

Detroit Pistons-Oklahoma City Thunder 83-110

Detroit ha vinto le ultime cinque gare (tutte in casa), OKC è 14-3 dopo aver perso le prime quattro gare della propria stagione. Lo scontro alla Little Caesar Arena si risolve però in fretta a favore degli ospiti, che sono sopra di 10 all’intervallo, di 20 a metà terzo quarto e di 28 all’ultimo break. Quando poi lo scarto dei Pistons arriva anche al -35 negli ultimi dodici minuti, il pubblico di casa arriva a fischia (un po’ ingenerosamente) i propri giocatori: “Conta solo l’ultima partita – commenta Blake Griffin – ormai è così, non solo qui ma in tutti i palazzetti d’America. E questa sconfitta è solo colpa nostra: non siamo scesi in campo pronti”. L’ex ala dei Clippers chiude comunque con 20 punti (ma 7/18 al tiro), 13 con soli 6 rimbalzi li aggiunge Andre Drummond, ma la coppia magica di Detroit non è al suo solito livello (produce di solito 43.5 punti a sera e 25.9 rimbalzi a serata). Ne approfittano così i Thunder guidati dai 21 punti di Steven Adams, dai 18 con 6 assist e 6 rimbalzi di Russell Westbrook e dai 17 con 10 rimbalzi di Paul George: OKC chiude la serata tirando sopra il 50% dal campo mentre sono pessime le percentuali dei padroni di casa, che sfoggiano un brutto 33% dal campo e restano sotto il 19% dall’arco. La squadra di coach Donovan, titolare oggi della miglior difesa NBA, è 4-0 quando tiene gli avversari sotto i 90 punti.

Brooklyn Nets-Cleveland Cavaliers 97-99

L’avranno anche preso nella trade che ha coinvolto Kyle Korver per poi scambiarlo di nuovo, ma nel frattempo Alec Burks ha pensato bene di godersi il viaggio a Brooklyn e piazzare una delle giocate più importanti nella stagione senza acuti né gioie dei Cavaliers. La sua schiacciata a 3.2 secondi dal termine è quella che vale il sorpasso contro i Nets, abili nel rimettere in equilibrio la gara grazie a un canestro fortunoso di Rodions Kurucs (dopo l’air-ball di D’Angelo Russell), autore di 12 punti con 6/10 dal campo. La point guard di Brooklyn invece, tiraccio a parte, chiude con 30 punti, otto rimbalzi e sei assist, che tuttavia non bastano ai padroni di casa per evitare la settima sconfitta consecutiva. Una sequenza che vanifica così un buon avvio di stagione e un successo che non migliora la regular season di Cleveland, trascinata ancora una volta dai 19 punti e 14 rimbalzi di Tristan Thompson; di gran lunga il giocatore più produttivo dei vice-campioni NBA in carica. “Mi sento alla grande, qui credono nel mio talento e i miei nuovi compagni mi stanno dando fiducia”: Alec, non ti affezionare troppo, altrimenti prima di febbraio va a finire che ci resti male.