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NBA: Steph Curry crede che l'uomo non sia mai andato sulla luna, la NASA lo invita a Houston

NBA

Il n°30 di Golden State ha trovato un altro modo per far parlare di sé, dichiarandosi scettico rispetto alle imprese spaziali di fine anni '60 compiute dagli USA: "Passi da noi durante la prossima trasferta contro i Rockets, abbiamo tonnellate di rocce", replica la NASA

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Sono state 24 ore molto intense per Steph Curry, che è stato nominato assieme a tutta Golden State come “Uomo sportivo dell’anno” da Sport Illustrated. Poche ore dopo è arrivato il riconoscimento da parte della NBA che lo ha premiato come miglior giocatore della settimana della Western Conference. A far discutere però non è stata la pioggia di riconoscimenti, ma i suoi commenti scettici sul fatto che l’uomo abbia effettivamente messo piede sulla luna. Sì, soltanto l’ennesimo episodio che segue il filone iniziato da Kyrie Irving che durante l’All-Star Game 2017 raccontò come secondo lui la Terra fosse piatta. Anche le dichiarazioni del n°30 degli Warriors sono arrivate all’interno del podcast “Winging It”, gestito tra gli altri da Kent Bazemore e Vince Carter degli Atlanta Hawks. All’interno della discussione a quattro che ha coinvolto anche Andre Iguodala, Curry è entrato a gamba tesa chiedendo agli altri se credevano nel fatto che gli USA fossero riusciti a portare davvero l’uomo sulla luna. “Siamo mai stati lì su?”, domanda ottenendo dagli altri una risposta scettica. “Adesso in molti verranno a rimproverarci per questo. Scusate, non voglio iniziare una lunga discussione cospirazionista”. Alla richiesta però di dettagliare meglio le sue frasi, Curry ha sottolineato come non crede nelle immagini storiche del 20 luglio 1969, arrivando a citare una teoria alternativa secondo la quale sia stato ingaggiato il regista Stanley Kubrick per rendere il più credibile possibile il video e le foto del “presunto allunaggio”. Il conto ufficiale fatto dalla NASA è di sei spedizioni sulla luna, per un totale di 12 uomini arrivati sul satellite tra il 1969 e il 1972. Quella statunitense è l’unica agenzia spaziale al mondo a potersi vantare di aver compiuto questa impresa (tanto che lo stesso presidente Trump ha avviato lo stanziamento di fondi per tornare a passeggiare sul suolo lunare).

La risposta della NASA: “Vieni a vedere i pezzi di roccia a Houston”

Frasi che hanno inevitabilmente alzato un polverone e una discussione sui social. Una polemica arrivata fino alla NASA, che ha replicato attraverso Allard Beutel, il portavoce ufficiale dell’agenzia: “Avremo enorme piacere nell’ospitare il signor Curry qui da noi, facendogli fare un giro del nostro laboratorio lunare al Johnson Space Center di Houston. Magari la prossima volta che passa in città per giocare contro i Rockets, può fare un salto anche da noi. Abbiamo centinaia di tonnellate di rocce prelevate dalla luna. Potrà vedere con i suoi occhi cosa abbiamo fatto 50 anni fa per arrivare lassù e come ci stiamo muovendo adesso per tornare lì nei prossimi tempi, con l’intenzione di restarci a lungo”. Una risposta in parte ironica, ma certamente ferma per evitare di scatenare nuovamente le teorie di quelli che per tanto tempo hanno messo in discussione i risultati scientifici ottenuti dalla NASA. “Spesso riceviamo critiche da quelli che non vogliono credere nella riuscita della nostra missione, ma mai come nel caso dell’Apollo (la navicella arrivata sulla luna, ndr) abbiamo la conferma del tracciamento del percorso da parte di astronauti inglesi e russi – ossia da parte di alleati e di nemici dell’epoca. Entrambe le agenzie ci inviarono lettere di congratulazione, nonostante fossimo in competizione: ai russi sarebbe convenuto denunciare il bluff, qualora ci fossimo inventati tutto”. In caso restino dei dubbi invece, si può sempre fare un giro a Houston.