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NBA, Los Angeles Lakers-Oklahoma City Thunder 100-107: OKC batte i Lakers grazie a super Paul George

NBA

Il n°13 dei Thunder è il protagonista del match: contestato dal pubblico dello Staples Center, risponde realizzando 37 punti e trascinando OKC a un successo combattuto. I Lakers, ancora senza LeBron James, faticano a segnare e incassano il terzo ko nelle ultime quattro

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I FISCHI DI L.A. A PAUL GEORGE

Los Angeles Lakers-Oklahoma City Thunder 100-107

Era il giocatore più atteso, è stato di gran lunga quello più fischiato e alla fine è risultato come il più decisivo. Paul George chiude con 37 punti e 15/29 al tiro (nonostante il modesto 2/11 dall’arco) la sfida contro i Lakers allo Staples Center; la prima dopo “il gran rifiuto”, dopo aver preferito rinnovare con i Thunder al posto di scegliere i giallo-viola. Una ferita ancora aperta nell’immaginario dei tifosi di Los Angeles, che lo fischiano già nelle prime fasi di riscaldamento, per poi tartassarlo anche durante la presentazione dei quintetti e nei primi possessi della sfida. Il n°13 di OKC si fa scivolare tutto addosso e risponde sul campo, continuando a cavalcare quello che è il suo miglior momento a livello realizzativo in carriera. Nelle ultime dieci partite sono sette quelle oltre quota 30, di cui due con più di 40 punti. George è trascinante e tiene in piedi la baracca, viste le difficoltà realizzative di Russell Westbrook. Il n°0 di OKC chiude sì in tripla doppia, ma fa una fatica tremenda a trovare il fondo della retina: i suoi non sono semplici errori, ma vere e proprie mattonate lanciate contro il ferro avversario. Un disastro la meccanica di tiro, la mira e la resa: per Westbrook sono 14 punti, 16 rimbalzi e 10 assist, ma con 3/20 al tiro e 1/7 dall’arco (quinta peggior percentuale al tiro nella storia NBA per un giocatore che chiude in tripla doppia), con l’ultimo passaggio vincente che porta all’alley-oop per George e chiude definitivamente i conti a un paio di minuti dalla sirena. La gara infatti resta a lungo in equilibrio, senza che nessuna delle due squadre riesca a prendere più di sei punti di vantaggio nei primi 45 minuti di partita. Poi a pesare è il parziale piazzato dai Thunder grazie alla panchina (11-0 a inizio quarto periodo) e soprattutto l’incapacità dei Lakers di trovare il fondo della retina contro un avversario che tira con un misero 38% dal campo. Contro una squadra piena zeppa di assenti, basta anche questo. Oltre a un super Paul George.

L'infortunio di Kyle Kuzma e i problemi ai liberi

Le attenuanti in casa Lakers sono più di una e soltanto la prima porta scritto il nome “LeBron James”. Oltre al n°23 e al lungodegente Rajon Rondo infatti, i padroni di casa perdono strada facendo anche Kyle Kuzma, che lascia il parquet dopo 16 minuti di utilizzo, quattro punti e un solo bersaglio dal campo. Un problema alla schiena che ha costretto coach Walton a fare i salti mortali con una rotazione in cui Josh Hart mette a referto 11 punti e 15 rimbalzi (massimo in carriera) e con Kentavious Caldwell-Pope che riesce a imporsi come miglior realizzatore (25 punti e 5/11 dall’arco), efficace soprattutto a cronometro fermo. Quella dei liberi infatti in casa Lakers sta diventando una vera e propria maledizione, oltre che un problema da risolvere il prima possibile: in una sfida così combattuta, nessuno può permettersi di tirare con il 59% dalla lunetta, chiudendo con un misero 19/32 totale. L’emblema di questa contraddizione è Lonzo Ball, che sbaglia tre liberi in fila quando OKC era a un solo possesso di distanza a tre minuti dal termine. Troppo per il pubblico losangelini, che ha iniziato a mugugnare anche nella sua direzione. Poco dopo è arrivato un 4-0 di parziale tutto firmato Paul George, pesante come un macigno sulle sorti del match. Mentre l'ex-Pacers si avviava in lunetta, il pubblico ha iniziato a cantare: "Non abbiamo bisogno di te", senza credere molto a quelle parole. A gara conclusa infatti c'era qualcuno che guardava con aria sconsolata verso il n°13 di OKC, pensando a quanto avrebbero fatto comodo quei punti. Dei fischi invece, neanche l'ombra.