Al primo ritorno dopo la richiesta di essere scambiato, Anthony Davis viene accolto da fischi e applausi del suo pubblico a New Orleans. In campo segna 32 punti in 25 minuti, ma rimane seduto per tutto l’ultimo quarto mentre i suoi compagni vincono a fatica contro Minnesota
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Se pensavate che la telenovela Anthony Davis finisse con la sua permanenza a New Orleans per il resto della stagione, forse dovrete ricredervi. La sua prima partita con la maglia dei Pelicans dopo la richiesta di essere ceduto è stata a dir poco tumultuosa e piena di momenti da raccontare. A inizio gara, innanzitutto, Davis è stato mostrato nel video di introduzione della squadra, pur senza avere il ruolo predominante che aveva prima della richiesta di essere scambiato (ma se non altro non era stato “fatto fuori” come settimana scorsa). Poi, una volta annunciato in quintetto, è stato sommerso dai “boooo” dei suoi tifosi, che si sono ripresentati ogni volta che ha toccato il pallone. Il problema però è che stiamo parlando di un fenomeno, e nei 25 minuti in cui è sceso in campo quel pallone è finito spesso e volentieri nel canestro: Davis ha segnato 10 punti nei primi sette minuti, ha chiuso il primo tempo con 24 e infine il terzo con 32, frutto di un eccellente 11/15 al tiro e 10/11 in lunetta. I fischi, allora, si sono tramutati abbastanza in fretta in applausi ogni volta che è andato a segno, con i cori “A-D A-D” durante i tiri liberi che hanno sovrastato i “boooo” di una parte minoritaria del pubblico. Davis è andato in panchina nel terzo quarto con un +22 di plus-minus che spiega bene il suo impatto sulla partita, ma coach Alvin Gentry ha deciso di tenerlo seduto per tutta l’ultima frazione nonostante la partita fosse punto a punto. I Pelicans un po’ in affanno sono comunque riusciti a resistere alla rimonta di Minnesota grazie ai 27 punti con 9 assisti di Jrue Holiday, i 19 di Kenrich Williams e i 12 di Julius Randle, decisivo con due canestri nell’ultimo minuto per respingere i 32 di Karl-Anthony Towns e i 23 di Andrew Wiggins. Ma a fare notizia è ovviamente l’assenza di Davis nel quarto finale, in una serata davvero surreale per New Orleans.
Perché Anthony Davis è sceso in campo?
Appena dopo la deadline i Pelicans avevano fatto sapere che Davis sarebbe tornato a giocare con la squadra per “preservare l'integrità del gioco e riaffermare i valori della NBA”. Una formulazione che aveva fatto alzare qualche sopracciglio (no, non quello di AD) ma che ha trovato una sua giustificazione: i Pelicans rischiavano di pagare una multa di 100.000 dollari per ogni partita in cui avessero deciso di tenere seduto Davis pur essendo sano, visto che il giocatore aveva dato il suo benestare a scendere in campo. Anzi, ESPN ha rivelato che due giorni prima della deadline l’agente di AD, Rich Paul, aveva chiamato la NBA esprimendo la sua preoccupazione che i Pelicans non avrebbero più fatto giocare il suo assistito nelle restanti 27 partite della regular season, con l’obiettivo di preservarne l’integrità fisica e il valore sul mercato in vista dell’inevitabile scambio di luglio. E non solo: senza Davis i Pelicans avrebbero aumentato le loro chance di perdere le partite, guadagnando quindi una migliore posizione in vista della Lottery del Draft di metà maggio. Dopo aver ricevuto l’avvertimento della NBA (che aveva interesse a vederlo in campo in una gara come quella con Minnesota trasmessa in diretta nazionale), i Pelicans hanno raggiunto un accordo con il giocatore: il ruolo da titolare rimane intatto, ma il minutaggio è stato ridotto (ecco spiegato il quarto quarto in panchina, almeno per il momento) e non scenderà in campo nei back-to-back per diminuire il rischio di infortuni. E così questa strana convivenza forzata pur essendosi già lasciati potrà continuare per i prossimi due mesi, prima dell’inevitabile separazione.