La seconda sconfitta in fila subita incassando clamorose rimonte (contro Lakers e Clippers) fa perdere la pazienza all'ala dei Celtics: "Nelle altre squadre ci sono gioia e voglia di giocare assieme: qui da noi non vedo una squadra ma solo un gruppo di individui. E senza unione un titolo NBA non si vince"
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Dopo la sconfitta sulla sirena contro i Lakers, arrivata dopo aver sprecato un vantaggio di 18 punti, di fronte ai Clippers i Celtics fanno ancora peggio, buttando via un margine di 28 punti e finendo per perdere di 11 una partita che la stampa di Boston non esita a definire “la peggior sconfitta dell’era di coach Brad Stevens”, una prestazione “patetica”. La pensa così anche Marcus Morris, uno degli ultimi a uscire dagli spogliatoi dopo il ko contro Danilo Gallinari e compagni, ancora con i suoi pantaloncini di gioco indosso e soprattutto tanta voglia di far sentire la sua voce. “Non è tanto la sconfitta in sé a darmi fastidio – esordisce – quanto l’attitudine con cui stiamo giocando. Non siamo soddisfatti, non ci stiamo divertendo. Non c’è gioia, nella nostra pallacanestro: anche se vinciamo in campo non c’è divertimento. Guardo le altre squadre in giro per la lega e vedo giocatori che saltano in piedi e fanno il tifo dalla panchina dando l’idea di divertirsi e di godere del successo dei propri compagni. Giocano assieme, giocano per vincere e se la godono. Quando invece guardo alla nostra situazione, non vedo un gruppo ma solo un gruppo di individui”. Parole molto forti, accuse che anche se non hanno un destinatario preciso non possono non preoccupare in casa Celtics, dove troppe volte nel corso di questa stagione – dalle lamentele di Kyrie Irving alle risposte di Jaylen Brown solo per citare gli ultimi due episodi – sembra già emerso parecchio discontento all’interno dello spogliatoio, dove già a inizio anno si era tenuto un chiacchierato player-only meeting. Ed è su questa presunta mancanza di chimica interna che Marcus Morris torna a puntare il dito: “Il nostro obiettivo è vincere ma per farlo occorre sacrificarsi – sacrificarsi e giocare duro, sacrificarsi per provare a essere il miglior compagno di squadra possibile, mettendo da parte tutto il resto. Ora la trade deadline non è più una scusa, è passata, nessuno è stato scambiato: chi è qui resta qui fino alla fine della stagione e l’obiettivo ora è competere per il titolo NBA. Non ho mai visto però una squadra arrivare a vincere il titolo se non si diverte in campo, se non sviluppa un’intesa in spogliatoio. Si possono perdere delle partite, non è quello il punto – continua Morris – ma il punto è il nostro atteggiamento: non giochiamo duro, non giochiamo con gioia. E se il nostro obiettivo è vincere l’anello, questo atteggiamento deve cambiare in fretta”.
Le sibilline parole di Stevens: “Clippers bravi a giocare assieme”
A confermare indirettamente i problemi sollevati in maniera eclatante da Morris, ci ha pensato anche Brad Stevens, le cui parole – sicuramente più sottili – sono però sembrate significative. Invece di criticare la propria squadra, l’allenatore di Boston sceglie di elogiare i Clippers, sottolineandone però proprio quelle caratteristiche che oggi sembrano mancare ai suoi: “Hanno giocato davvero bene assieme, con entusiasmo, è tutto l’anno che giocano di squadra. Non rimonti 20 e passa punti se non c’è grande unione e fiducia reciproca in squadra, se ogni giocatore non è pronto ad aiutare qualsiasi suo compagno”. E chi ha orecchie per intendere, intenda.