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NBA, Golden State-Houston 112-118: i Rockets vincono in casa Warriors anche senza Harden

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Prova di forza dei vice-campioni della Western Conference, che privi del loro leader James Harden vanno a vincere in casa degli Warriors guidati da Chris Paul ed Eric Gordon. Terza sconfitta su tre per i campioni contro i texani: non bastano i 74 del trio Durant-Curry-Thompson, si fa male Draymond Green

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Golden State Warriors-Houston Rockets 112-118

Se c’è una costante della stagione dei Golden State Warriors, sono le sconfitte interne contro le grandi squadre da playoff. I campioni in carica hanno perso l’ottava partita alla Oracle Arena contro una “big”, subendo la seconda sconfitta per mano degli Houston Rockets. Un’impresa che era già riuscita alle varie contender dell’Est (Milwaukee, Toronto e Philadelphia) ma anche a Oklahoma City, Portland e Los Angeles Lakers, oltre ai texani. La differenza rispetto alle altre volte è che i Rockets erano privi di James Harden, tenuto fermo dall’influenza e da un dolore al collo sul quale avrebbe potuto giocare se fosse stata una partita di playoff. Al suo posto è stato schierato Kenneth Faried per una strutturazione più “canonica” del quintetto base, nel quale a farla da padrone sono state le due guardie Chris Paul ed Eric Gordon. il primo ha chiuso con il suo massimo stagionale per assist con 17 (superata quota 9.000 in carriera) a cui ha aggiunto anche 23 punti; il secondo è stato il miglior realizzatore degli ospiti con 25 punti e 4 triple, seguito dai 20 di Faried e dai 18+10 di P.J. Tucker. A sorprendere è soprattutto l’autorità con cui Houston si è presa questa vittoria: a parte un breve momento a inizio secondo tempo in cui gli Warriors sono riusciti a mettere la testa avanti tre volte, i texani hanno controllato l’andamento del match rimanendo sempre avanti e resistendo a tutte le spallate dei campioni in una vittoria meno emozionante rispetto a quella precedente alla Oracle Arena, ma di una solidità impressionante.

Distorsione alla caviglia per Green, non bastano i Big Three

Per gli Warriors oltre al danno della sconfitta c’è la beffa dell’infortunio a Draymond Green, uscito nel corso dell’ultimo quarto per una distorsione alla caviglia di cui Steve Kerr non si è accorto pur avendolo letteralmente sotto i suoi occhi, in una delle scene più surreali della stagione. “Non dovrebbe essere nulla di serio” sono state le parole dell’allenatore dopo la gara, ma c’è la possibilità che il numero 23 salti il mini tour a est da quattro gare che attende i campioni in carica la prossima settimana. Ci sarà comunque qualche ragionamento da fare in casa Golden State, perché nonostante i tre tenori Durant, Curry e Thompson abbiano chiuso tutti sopra quota 20 (rispettivamente 29, 25 e 20) e DeMarcus Cousins abbia realizzato la sua terza doppia doppia in fila (13 punti e 14 rimbalzi), comunque non sono riusciti a rimontare gli avversari, finendo sotto anche di 20 lunghezze nel corso del primo tempo e pagando un inizio di partita da 9/32 al tiro di cui 3/12 dalla lunga distanza. Se non altro, è pur sempre regular season: c’è da scommettere che ai playoff l’impegno e la concentrazione di Curry e soci sarà ben più alta contro un avversario privo del proprio miglior giocatore. Ed è esattamente quello che si aspetta Chris Paul: "Si può venire qui e vincere un lunedì sera di febbraio o un giovedì di novembre o dicembre, ma nei playoff bisognerà batterli quattro volte su sette. La vittoria di stasera è ottima, ma tra due giorni ce ne saremo già tutti dimenticati".