Please select your default edition
Your default site has been set

NBA, omaggio alla leggenda Dirk Nowitzki: Doc Rivers chiede l’ovazione al pubblico di L.A.

NBA

Quando mancano 9 secondi alla fine della gara, l'allenatore dei Clippers chiama time-out, chiede il microfono e regala un bellissimo omaggio (spontaneo) alla leggenda dei Mavericks: "Non capivo cosa volesse fare, ma è stato emozionante e bellissimo", le parole del tedesco

I CLIPPERS BATTONO DALLAS E OMAGGIANO DIRK NOWITZKI

INTERVISTA A DANILO GALLINARI: "NOWITZKI UNA LEGGENDA, CHE FORTE DONCIC"

LA RIVOLUZIONE DEI THUNDER

TUTTI GLI HIGHLIGHTS DELLA NOTTE

Mancano una decina di secondi alla fine della partita, i suoi Clippers stanno mandando in archivio un’importante vittoria contro i Dallas Mavericks, 121-112. Doc Rivers si dirige al tavolo degli arbitri di campo, gesticola, chiede – e ottiene – prima un time-out e poi, soprattutto, un microfono. Pronuncia poche parole, non c’è bisogno di altro: “Uno dei più forti di sempre, Dirk Nowitzki”, dice indicando il tedesco che, ignaro di tutto, sta aspettando la fine della partita all’altezza della linea del tiro libero. Un fuori programma, a cui Nowitzki – presumibilmente alla sua ultima apparizione a Los Angeles da avversario dei Clippers – risponde con un timido sorriso e alzando il pollice, a mostrare apprezzamento per il gesto di coach Rivers. Il pubblico dello Staples Center a questo punto capisce quello che sta succedendo e fa la sua parte: ne nasce una lunga standing ovation indirizzata alla leggenda di Wurzburg, uno capace in 20 anni di NBA – tutti trascorsi a Dallas, con la maglia dei Mavs – di diventare il settimo miglior marcatore della storia della lega (con 31.340 punti) e anche il quarto per numero di partite disputate, alle spalle soltanto di Robert Parish, Kareem Abdul-Jabbar e John Stockton. “All’inizio non ho capito cosa stesse facendo Doc e mi chiedevo: ‘Cosa sta combinando? Perché vuole chiamare un time-out adesso, a partita finita?’. Poi ha preso in mano il microfono e allora ho realizzato: è stato un gesto molto carino da parte sua, mi sono sentito onorato, è stato emozionante”. Se Nowitzki è stato preso di sorpresa il motivo è semplice: anche Doc Rivers ha improvvisato sul momento. “No, non l’avevo programmato – conferma l’allenatore di Danilo Gallinari – ma mi è sembrato bello farlo, visto che c’erano le condizioni giuste. A dire il vero ho il rimpianto di non aver fatto la stessa cosa per Dwyane Wade quando abbiamo giocato contro Miami, forse perché la gara era molto più in equilibrio ed ero concentrato su quello o forse perché sembra che Wade possa ancora giocare per altri cinque anni”, ha raccontato Rivers. Che per questo suo gesto spontaneo ha incassato i complimenti anche del suo collega e amico, ma avversario di serata, Rick Carlisle: “Una delle cose più belle che abbia mai visto. So che probabilmente ci saranno ancora omaggi del genere ma questo è stato proprio originale: non avevo mai visto nulla di simile”.

Le parole di Dirk Nowitzki

Il n°41 dei Mavs ha chiuso con 12 punti e 5 rimbalzi in 26 minuti la sua gara contro i Clippers. Se Dallas oggi non è già più la sua squadra – ma quella di Luka Doncic, in tripla doppia anche sul parquet dello Staples Center – il tedesco non ha in realtà mai annunciato ufficialmente la decisione di ritirarsi a fine anno, mantenendo anzi sempre aperta una finestra sul futuro. “A fine anno capirò come mi sento e deciderò di conseguenza”, ha ripetuto più volte, ma ormai gli omaggi in giro per la lega si moltiplicano: è arrivata la convocazione al recente All-Star Game di Charlotte direttamente dagli uffici NBA, per volontà di Adam Silver, ma anche accoglienze calorose sui campi di Indiana, Boston e New York. “In pratica stanno prendendo loro la decisione al mio posto”, ha scherzato Nowitzki, che però ammette: “Tutte queste dimostrazioni di affetto sono state incredibili, davvero emozionanti. È bello sentirsi amati”. Un "amore" confermato anche dalle parole di Danilo Gallinari nel post-partita: "Una leggenda, un giocatore fondamentale per e me per tutti noi giocatori europei, quelli della nostra generazione che sono cresciuti ispirandosi a lui. È stato bellissimo, un vero onore, giocarci contro per tutti questi anni. Una giornata così è allo stesso tempo felice e triste: felice perché è bello omaggiarlo – sono contento che Doc [Rivers] abbia avuto questa idea – ma triste perché ovviamente è l’ultima volta che abbiamo l’occasione di vederlo in campo con noi”.