Trascinatore nel successo contro Houston, protagonista ai microfoni nel post-partita e ulteriore problema per i Rockets che dovranno battere anche lui nella corsa al titolo NBA. Un'arma in più a disposizione di coach Kerr, che cambia (in parte) la sua Golden State pur di coinvolgerlo
GOLDEN STATE BATTE HOUSTON GRAZIE A COUSINS
“Non abbiamo nulla da imparare rispetto a quanto non sapessimo già prima di questa sconfitta. Abbiamo affrontato parecchie volte gli Warriors, sanno chi siamo e noi conosciamo molto bene loro”. Chris Paul è stizzito a fine gara, autore di 24 punti e del canestro più libero supplementare che aveva riportato a una sola lunghezza di svantaggio i Rockets a dieci secondi dalla sirena. Non è bastato però a completare la rimonta e il cappotto nei quattro incroci di regular season contro Golden State, senza Kevin Durant e certamente simile negli interpreti e nel gioco rispetto a quella che da 18 mesi Houston si ritrova ad affrontare per provare a conquistare il trono della Western Conference. Tutto giusto, tranne un’importante eccezione: DeMarcus Cousins, l’uomo in più nella serata dei bi-campioni in carica. L’ennesima arma a disposizione di Steve Kerr, che contro i texani ha giocato la sua miglior partita degli ultimi 14 mesi. Da quell’ormai lontano 27 gennaio 2018, quando proprio contro i Rockets saltò il tendine d’Achille del n°0 degli Warriors e con esso il sogno di firmare un maxi-accordo in estate. Cousins è ripartito da zero, anzi dal minimo salariale con Golden State e adesso si ritrova a recitare il ruolo da protagonista nella sfida più attesa a Ovest. Furono i suoi Pelicans lo scorso anno a battere per la prima volta in stagione il trio delle meraviglie Harden-Capela-Paul - tripla doppia da 15 punti, 13 rimbalzi e 11 assist, prima di abbandonare zoppicando il campo in lacrime. E adesso è lui a rappresentare l’ennesimo grattacapo per Houston, che nonostante provi a sminuire il suo impatto, sa di non poter sottovalutare l’apporto di un All-Star del suo calibro: “Non è il nostro focus principale - racconta Capela, che ha sofferto in difesa, incapace di contenere Cousins - la nostra attenzione era rivolta al tiro da tre punti: l’intenzione è quella di togliere il tiro dall’arco agli Warriors e lasciarli segnare in area. DMC ha fatto un ottimo lavoro, ma non siamo preoccupati”.
Cousins protagonista della "soap opera NBA"
Sarà soltanto pretattica o forse un modo per manifestare autostima, ma nel frattempo chi sorride è soprattutto Golden State. Cousins infatti ha chiuso la sfida con 27 punti a referto, sette assist, il 68.8% al tiro e ben 11 canestri segnati - tutti massimi stagionali per un giocatore che già assapora l’opportunità di giocare le sue prima partite di playoff in carriera. “Questa è stata la sua prestazione migliore in maglia Warriors - sottolinea Klay Thompson, che ha beneficiato di quattro dei suoi assist in un match da 30 punti complessivi - sono stato il primo ad avere molto più spazio grazie al gioco in area e alle sue qualità di passatore. Ha aggiunto una nuova dimensione alla squadra in attacco e questa sera tutti hanno visto cosa è in grado di fare per darci una mano”. A fine partite tutti i cronisti arrivati a Houston per una delle sfide più interessanti dell’ultimo mese di regular season avevano occhi solo per lui. E Cousins ne ha approfittato per paragonare la frenesia di tutto ciò che circonda la sua squadra a una soap opera che sua nonna guardava ogni giorno quando lui era bambino: “Sono sicuro che ne abbiate sentito parlare - “As The World Turns” [“Così gira il mondo”, in onda dal 1956 al 2010 con 13.858 puntate e 54 stagioni complessive, ndr]. Mia nonna le definiva le sue storie, ero sempre assieme a lei davanti la TV e ogni episodio succedeva qualcosa. Io però non voglio vestire i panni della star della versione cestistica dello show. Voglio solo continuare a giocare a pallacanestro, non cerco altro”. Vista la resa sul parquet e la sicurezza nei suoi mezzi - mai mancata, a dire la verità - difficile dargli torto: “Nessuno può pensare di fermarmi in uno contro uno, punto. Per quello contro di me può giocare chiunque, per me non fa alcuna differenza”.
E gli Warriors giocano di più in post: "Così possiamo sfruttarlo al meglio"
Quello che va sottolineato però della sfida vinta contro Houston è soprattutto il cambio di approccio e di piano partita in attacco degli Warriors - pur senza Durant, quindi in una situazione ben lontana da quella ideale. Cousins ha goduto di molta libertà e di scarso interesse da parte della difesa texana nonostante sul parquet non ci fosse KD, che normalmente è un enorme catalizzatore di attenzioni. Questo porta a pensare che per DMC potrebbe esserci ancora più spazio in un’eventuale sfida playoff. Forse anche per questo Steve Kerr ha deciso di cavalcarlo così a lungo, dimostrando all’occorrenza di poter sfruttare anche il gioco in post - zona solitamente inesplorata dall’attacco Warriors. “Tutti abbiamo molto da imparare - io per primo. Devo capire come sfruttarlo al meglio e stasera ci siamo riusciti. Ha fatto un ottimo lavoro sui blocchi e nei pressi del ferro”. Cousins infatti è stato servito in post-up ben 18 volte - secondo dato all-time in una singola partita per un giocatore degli Warriors nelle ultime cinque stagioni. Il n°0 di Golden State ha toccato il pallone complessivamente 64 volte, generando ben 43 punti - 0.67 di media per tocco, il massimo in termini di resa nelle ultime due stagione per l’ex giocatore dei Pelicans. “Questa sera ha fatto un grande passo in avanti - chiosa Steph Curry - è soltanto regular season e c’è molto lavoro da fare, ma credo che questo sia il modo ideale per rappresentare un riferimento sul parquet. In tutti i minuti in cui è stato in campo, sapevano dove avremmo trovato il n°0”. Un promemoria da fissare bene a mente, in vista di un possibile incrocio con i Rockets a metà maggio.