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Playoff NBA: Seth Curry protagonista le prova tutte, ma alla fine vince sempre Steph

NBA

La miglior partita in questi playoff del n°31 dei Blazers verrà ricordata soltato come l'ennesimo successo in rimonta degli Warriors, sapientemente guidati dai 37-8-8 raccolti da suo fratello. Un copione che Seth non è riuscito a invertire neanche questa volta

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“NBA Royal Family”: questo l’appellativo dato ai Curry, sotto i riflettori in questi playoff in cui Steph e Seth stanno battagliando sul parquet delle finali di Conference come a lungo hanno fatto con papà Dell nel cortile dietro casa. “È un appellativo che è arrivato da altre persone, non ce lo siamo di certo assegnato da soli. In realtà siamo come tutti gli altri, felici di poter vivere in maniera privilegiata questo momento”, racconta Sonya Curry, che per par-condicio in gara-2 ha lasciato a suo marito la maglia Blazers dopo averla indossata nella sfida d’esordio. “Ho mandato un messaggio motivazionale a tutta la famiglia, lo faccio sempre prima delle partite. Cito le sacre scritture: nelle parole che ho deciso di condividere questa volta si diceva ‘ Dio è la ragione per cui la nostra famiglia adesso si trova in questa situazione. Per questo, se lui ci ha aiutato ad arrivare fin qui, sta a noi ora rappresentarlo con la giusta classe sugli spalti, in campo e in qualsiasi altro posto”. Steph e sua moglie Ayesha hanno subito risposto entusiasti, così come Callie Rivers, la fidanzata di Seth. Il n°31 dei Blazers invece ha visualizzato senza rispondere: “Lo ha letto, sono certa che ha fatto suo questo insegnamento. Tutti sono sempre molto attenti a replicare tranne Seth”. Una situazione di stress e tensione che ha portato mamma Sonya a saltare il suo rito pre-partita, concentrata anche durante l’intervista nel pieno del primo quarto a cui ha risposto soltanto Dell: “Al momento non c’è spazio per il divertimento, non durante la partita”. La tensione sul suo volto era evidente, così come il disappunto di Ayesha subito dopo la tripla realizzata dal Curry di Portland che aveva riportato i Blazers in vantaggio a un minuto dalla sirena. Cognati sì, ma almeno lei ha continuato a fare il tifo per suo marito, che negli ultimi 60 secondi ha chiuso il discorso a modo suo: alla sirena finale sono 37 punti, otto assist e otto rimbalzi per Steph; volto copertina che cancella i 16 con quattro triple di Seth. Insomma, è sempre la stessa storia.

Le preghiere di Sonya, Steph al centro dell'attenzione e Seth resta in disparte

A fine gara, nella sala riservata ai componenti della famiglia Curry all’interno della Oracle Arena, tutti erano sorridenti e giovali tranne Seth. Lui è rimasto in piedi all’ingresso, mentre Steph recitava ancora una volta da protagonista. Un destino con cui il piccolo di casa è costretto a convivere ormai da tempo: “Le cose sono andate nel miglior modo possibile stasera: lui ha giocato una grande partita e noi abbiamo vinto”. Risata generale, tranne il n°31 Blazers che fatica a mandare giù questa delusione. Una sfida che per una volta sembrava poter vincere lui: “Sai per cosa ho pregato a lungo sugli spalti?”, aggiunge mamma Sonya vedendo la delusione di Seth. “Per una tua palla rubata su Steph e dopo una rapida corsa nell’altra metà campo, un bel canestro concluso con le tue braccia al cielo nel finale”. Una scena replicata ben tre volte in precedenza sul parquet, a conferma della sua grande prestazione su entrambi i lati del campo. “Senza esagerare, avrò visto tutte le partite degli ultimi dieci anni giocate dagli Warriors e da mio fratello. Non me ne sono mai perso neanche una, so bene quali sono le cose che preferisce fare, la strada che più spesso sceglie di percorrere sul parquet”. Una vittoria morale che lascia l’amaro in bocca, visto che Portland difficilmente avrà un’altra opportunità del genere: in vantaggio anche di 17 lunghezze, tirando con il 46% dall’arco di squadra e senza dover affrontare Kevin Durant. Una vittoria scippata dalle mani dei Blazers da Andre Iguodala sull’ultimo possesso, come confermato anche da Steve Kerr: “Abbiamo vinto una partita in cui loro hanno giocato molto meglio di noi per buona parte del match. Abbiamo conservato voglia di competere nel finale per riuscire ad avere la meglio, nonostante le loro grandi giocate”. L’ennesimo successo dell’ultimo lustro ottenuto in questo modo da Golden State, dall’impatto devastante per qualsiasi tipo di avversario.

Il siparietto durante gli ennesimi liberi a segno di Steph

Una squadra in parte demotivata, compiaciuta per lunghi tratti, quasi fosse una partita qualunque di regular season. Poi la scossa, la paura di perdere che accende la miccia. Portare a casa così spesso risultati importanti però è tutt’altro che casuale: “Sappiamo di poter recuperare otto punti in meno di un minuto”, sottolinea Draymond Green, dall’impatto sempre troppo spesso sottovalutato. Il n°23 Warriors è una delle anime del 27-8 di parziale che ribalta la sfida nel terzo quarto, polverizzando le speranze di fuga dei Blazers. In quei dieci minuti Portland non tenta neanche un tiro dall’arco, alle corde a causa dell’aggressività della difesa di Golden State. A bruciare la retina da lontano nel finale è soltanto Seth, ma non basta - nonostante le preghiere di mamma Sonya. Alla sirena finale sono 53 punti combinati per i due fratelli, seconda prestazione di sempre dietro a Bernard (40) e Albert King (17) da 57 totali il 20 aprile 1983. L’ultimo incrocio di sguardi familiare sul parquet arriva a due minuti dalla sirena: Steph è in lunetta per tentare tre tiri liberi. Il primo va a segno e Seth passa alle sue spalle sussurrando: “Con questo saranno almeno 70 in fila”, facendo riferimento al clamoroso record detenuto dal n°30 di Golden State che non sbaglia a cronometro fermo nei quarti periodi e overtime dei playoff dalle finali NBA del 2015 (76 liberi in fila). Un modo per distrarlo e interrompere la sua routine: “Ho provato a entrargli nella testa, a distrarlo”, racconta Seth. “Lui invece si è girato e mi ha guardato dicendo: ‘Ok, adesso diventeranno a breve 72’. E poi ha segnato senza problemi anche quelli”.