Dopo l’ottimo ultimo quarto di gara-3, il lungo dei Toronto Raptors ha continuato a giocare da protagonista per i canadesi, chiudendo con 20 punti in 22 minuti nel terzo successo dei suoi. Un contributo fondamentale, che cancella tutti gli errori dei primi due episodi e mezzo della serie
TORONTO TRAVOLGE GOLDEN STATE: È 3-1 NELLA SERIE
C’è stato un momento in cui la serie finale di Serge Ibaka è cambiata drasticamente. Ultimo quarto di gara-3, 10:30 dalla fine della partita: con i Golden State Warriors in apnea dopo essere andati sotto di 12 alla fine della terza frazione, il lungo dei Toronto Raptors commette un errore banale, uscendo con troppa veemenza e poco equilibrio su Steph Curry e provocando un fallo da tre tiri liberi. Poteva essere uno di quei momenti che cambiano l’inerzia della gara, riportando i padroni di casa sotto di 7 lunghezze e l’intera Oracle Arena di nuovo in partita. Invece si è rivelato il momento che ha sbloccato Serge Ibaka, che dopo due partite e mezza in cui è stato probabilmente il peggiore dei Raptors, è diventato un assoluto dominatore del pitturato e ha dato un contributo inestimabile ai suoi. Subito dopo quell’errore ha segnato quattro punti in fila, ricacciando gli Warriors sotto in doppia cifra; poi ha dispensato quattro delle sue sei stoppate di serata, aggiungendo anche 4 rimbalzi e un recupero alla sua super prestazione, in grado di chiudere a doppia mandata il pitturato e propiziare il successo finale.
La gara-4 di letture e intelligenza di Ibaka
Un momento positivo che si è esteso anche a gara-4: dopo un primo quarto nel quale l’unico a segnare era stato Kawhi Leonard (suoi 14 dei 17 punti totali dei Raptors), Ibaka si è preso enormi responsabilità anche quando non necessariamente gli competevano, segnando 8 punti con 4/4 al tiro nel secondo quarto e tenendo a galla i suoi invece che vederli affondare (memorabile un suo canestro in step back in faccia a DeMarcus Cousins). Punti fondamentali per chiudere il primo tempo sotto solamente di 4 lunghezze, mettendo altri 7 punti nella terza frazione (ancora 3/3 al tiro, tra cui una tripla in semi-transizione per il +3 da cui gli Warriors non si sono più ripresi) e infine 5 in quella finale, muovendosi perfettamente nelle pieghe della difesa di Golden State per fare ancora più male. Ibaka ha anche mostrato ottime letture non solo nel posizionamento, ma nelle letture negli “short roll” per punire i raddoppi su Kawhi Leonard: il congolese ha commesso una sola palla persa per infrazione di tre secondi offensivi, ma per il resto ha giocato in maniera sontuosa, ricevendo e muovendo il pallone con i tempi giusti per vanificare ogni sforzo della difesa dei campioni in carica. Un vero momento di redenzione per un giocatore che ha sempre faticato nel leggere le difese, e che invece ora si trova a una sola vittoria da un titolo NBA che gli era sfuggito nel 2012 con la maglia degli Oklahoma City Thunder.
Sopra 3-1 come nel 2016 con OKC: Ibaka sa come si fa
Nell’era Steve Kerr i Golden State Warriors si sono ritrovati sotto 3-1 solamente due volte: la prima contro OKC nel 2016 e la seconda ora contro questi Toronto Raptors. Che sia una coincidenza oppure no, in entrambe le occasioni c’era Ibaka di mezzo, che con la lunghezza delle sue braccia e la sua capacità di proteggere il pitturato ha creato diversi grattacapi all’attacco di Golden State, mai tenuto a così pochi punti (92) in questi playoff. Non a caso Ibaka ha chiuso con un eccellente rating difensivo di 95.6, secondo solamente a quelli di Danny Green e Fred VanVleet, facendo registrare alla fine 20 preziosissimi punti (secondo miglior marcatore di squadra dietro Leonard) in meno di 22 minuti con 9/12 al tiro e 4 rimbalzi. Una prestazione da veterano che cancella quanto ha sbagliato sia in attacco che in difesa nei primi due episodi e mezzo della serie: se i Toronto Raptors si trovano ora a una sola vittoria dal titolo è anche per merito del lungo congolese, che nel post-gara è stato bonariamente preso in giro da Kyle Lowry, che ha accolto il suo ricercatissimo look dicendo “i suoi pantaloni sono così stretti che non riesce neanche a sedersi”. Dopo una prestazione del genere, è anche giusto concedersi un sorriso.